A me sembra veramente di vivere in un teatro dell’assurdo, sensazione d’altronde già ampiamente sperimentata nella vicenda Covid.
E’ innegabile che stiamo vivendo in un periodo di profondi cambiamenti climatici con un aumento importante di fenomeni ambientali critici.
Indipendentemente dal dibattito sulle cause di tutto questo (aumento della CO2 che è la tesi predominante, avvicendamento di fisiologiche ere climatiche, effetto delle nuvole, ecc. ecc.), ciò che mi sorprende di più è il fatto che tutti sono concordi nello stanziamento di enormi quantità di denaro (e non potrebbe essere altrimenti, sia chiaro)) per la “riparazione“ dei danni provocati e di ancora più enormi quantità di denaro per la conversione ad una energia green per evitare che “tra 30 o 40 anni” la situazione diventi ingestibile.
Ma, nel frattempo, di investire risorse (pulizia degli alvei dei fiumi, decementificazione, bacini di laminazione, argini, ecc. ecc.) per tentare almeno di mitigare i danni che questi fenomeni climatici continueranno certamente a provocare nei “30-40 anni” che ci separano dalla catastrofe sembra che non freghi niente a nessuno, a porte poche e lodevoli eccezioni. Se ne parla, eccome, ma le risorse stanziate sono relativamente poche e, molte volte, neanche utilizzate.
Leggo ad esempio, su varie fonti, la notizia dei 9 miliardi a disposizione per la messa in sicurezza del territorio e non spesi in Emilia Romagna, oltretutto da alcuni riferita (non so se sia vero) anche all’opposizione di verdi e ambientalisti contrari all’esecuzione di opere strutturali (argini e bacini di laminazione che sembrano abbiano ben funzionato in Veneto), ma favorevoli piuttosto a “ ristabilire la funzionalità dei sistemi fluviali, utilizzando soluzioni basate sulla natura”.
Qualcuno sa spiegarmi cosa sta realmente succedendo? Perchè ad un incompetente in materia, quale io sono, qualcosa non quadra!
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