Riprendo questo post di Carlo Cuppini che fa una perfetta analisi sul caso di Carlo Rovelli focalizzandosi giustamente sulle lettere di Ricardo Franco Levi. Due lettere, la prima delle quali rappresenta il perfetto compendio di servilismo, ipocrisia e pavidità, e la seconda che, se possibile, è ancora più nauseante della prima.Poi c'è Carlo Rovelli con il quale sono pienamente d'accordo rispetto alle sue parole pronunciate al concerto del 1 maggio e che ringrazio con convinzione, ma che, non dimentichiamoci, è anche questo:
Lo scrivo perchè credo sia opportuno valutare le persone in modo globale e, soprattutto se sono scienziati, rispetto ai messaggi che decidono di lanciare alla popolazione. Dunque, per il mio modesto parere, Rovelli, anche se lo ritengo molto probabilmente persona onesta rispetto alle sue convinzioni, non potrà mai rappresentare per me l'eroe che sfida il potere incurante delle conseguenze.
E' uno scienziato e dunque dovrebbe conoscere, aldilà delle specifiche competenze, cos'è il metodo scientifico e, soprattutto, quali sono le regole della sperimentazione scientifica.
Il post:
“Sono sensibile”, ovvero: la pezza peggiore del buco (e un mare di perbenismo ipocrita intorno)
La vicenda della partecipazione di Carlo Rovelli alla Buchmesse 2024 assume contorni sempre più incredibili, inquietanti e allo stesso tempo rivelatori. Il commissario per la partecipazione alla Fiera di Francoforte, Ricardo Franco Levi, travolto dalle critiche torna sui suoi passi e "annulla l’annullamento" dell’invito rivolto al noto fisico. Se la motivazione fosse stata "Ho fatto un grave errore, ripristino l'invito a Carlo Rovelli e mi dimetto" si sarebbe risolto tutto dignitosamente, sarebbe stato tutto nell'ordine delle cose.
Invece... leggiamo un passaggio della motivazione con cui ha ripristinato l’invito: “Sono sensibile e accolgo con soddisfazione le dichiarazioni di esponenti del governo che confermano la volontà di garantire un’aperta partecipazione alla Fiera di Francoforte, nel rispetto del principio e della difesa del pluralismo del pensiero e delle idee (…) rinnovo l’invito al professor Carlo Rovelli a partecipare alla cerimonia di inaugurazione di Francoforte 2024.”
Si stenta a crederci; ma se l’italiano ha ancora un senso qui Levi sta dicendo che ha rinnovato l’invito a Rovelli dopo avere verificato che il governo non ha interesse ad abolire il pluralismo.
Nella stessa nota Levi si compiace del fatto che, a fronte di numerose e durissime critiche (e richieste di dimissioni) l’AIE, Associazione Italiana Editori, ha espresso "comprensione" per "le ragioni di prudenza istituzionale che mi avevano portato alle scelte espresse come commissario.”
È del tutto casuale che l’AIE sia presieduta dallo stesso Levi. Che, insomma, ha buon gioco a darsi ragione da solo – solo, nel suo doppio ruolo, contro tutti. E Feltrinelli, membro importante dell'AIE, si sfila dalla dichiarazione dell'Associazione condannando l'accaduto.
Completamente opposta la posizione dell’ADEI, Associazione degli Editori Indipendenti (dove la parola “indipendenti” risulta quanto mai cruciale) che condanna senza mezze misure la scellerata iniziativa: “Non possiamo accettare che una figura della rilevanza intellettuale di Carlo Rovelli subisca forme di censura preventiva e venga bandita da una manifestazione internazionale.”
Il tentativo di Levi di compiacere il governo è talmente goffo, non richiesto ed esagerato da creare imbarazzo e fastidio allo stesso governo.
E PD, M5S, SI e Art.1 hanno un bel gridare alla censura governativa e al regime. Più gridano più sprofondano nelle sabbie mobili del ridicolo: perché Levi - fatevene una ragione - è un uomo del PD, ex deputato, già sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con Prodi premier, già portavoce del governo ombra di Veltroni, divenuto l'anno scorso Commissario per la partecipazione dell'Italia alla Buchmesse con Decreto del Presidente della Repubblica durante il governo Draghi, dopo che Franceschini aveva stabilito che una simile figura deve esistere.
In questa vicenda, come in altre, Fratoianni e gli esponenti di Art.1 sono i più ridicoli in assoluto: dopo avere benedetto il green pass per lavorare, nonostante il parere contrario dell’Associazione Nazionale Medici Aziendali (ma cosa vuoi che ne sappiano i medici aziendali, di sicurezza sul lavoro!), adesso incolpano il governo Meloni di dare vita a un regime liberticida per via delle solerti iniziative… di un uomo del PD, che il governo attuale si è trovato tra i piedi e del quale, con ogni probabilità, fino a ieri ignorava perfino l’esistenza.
No, mi dispiace, ma la vicenda Rovelli-Levi non parla di un colpo di mano liberticida del governo Meloni: parla di rappresentanti delle istituzioni che, pur di compiacere il governo-quale-che-sia, venderebbero la propria madre; e parla di un antifascismo a corrente alternata di molte persone, protagonisti della politica e gente comune, che si attiva solo e soltanto se nell’aria si sente odore di olio di ricino, e in nessun altro caso.
(Ah, a scanso di equivoci: sono sempre una persona di sinistra. Solo che mi guardo intorno e a sinistra... non saprei nemmeno dire che cosa vedo. Però stamattina, a margine di una presentazione, mi ha fatto piacere ascoltare queste parole da una donna presente: "Volevo dirti grazie per avere detto tutte le cose che hai detto negli ultimi tre anni... da sinistra. Noi ci siamo sentiti terribilmente soli, ci sembrava di vivere in un sogno.")
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