lunedì 6 marzo 2023

Da "La Peste" di Maurizio Rainisio.

L'assurdo dell'inchiesta della Procura di Bergamo è che l'accusa consiste nel fatto che si sarebbe dovuto fare di più rispetto alle folli restrizioni che furono messe in atto. Si afferma che "la zona rossa avrebbe evitato 4000 morti" e non si considera che i morti sarebbero stati evitati se si fosse continuato a visitare e a curare le persone e non ad abbandonarle al loro destino con la tachipirina e la "vigile attesa" soltanto del momento in cui sarebbero state ricoverate in ospedale per essere intubate (anche quest’ultimo un gravissimo errore come è stato ampiamente dimostrato).

Questo post della Peste di Maurizio Rainisio ci illustra bene i dati epidemiologici di quel periodo iniziale dell'epidemia:

In un'imputazione per epidemia colposa di cui rispondono anche l'ex premier Giuseppe Conte e il governatore lombardo Attilio Fontana, la Procura di Bergamo ha scritto che gli indagati con le loro decisioni avrebbero causato «la diffusione dell'epidemia" in Val Seriana; con un «incremento stimato non inferiore al contagio di 4.148 persone, pari al numero di decessi in meno che si sarebbero verificati» se fosse stata «estesa la zona rossa a partire dal 27 febbraio 2020».
Pare che queste stime siano state prodotte da Stefano Merler di FBK.
Lo stesso Merler che ha prodotto lo studio reso parzialmente noto il 28 aprile 2020 in cui si diceva che senza misure di contenimento in giugno si sarebbero avute circa 190.000 persone contemporaneamente ricoverate in TI, essendo la riapertura delle scuole la massima causa di espansione dell’epidemia. Con scuole chiuse, e poche altre misure questo numero sarebbe sceso a poche centinaia. Merler e i suoi deducevano questo da dati provenienti da situazioni del tutto diverse, ma su cui era stata basata la simulazione, per poi estrapolare su una distanza di mesi. Cosa quest’ultima che nei corsi di base di statistica si insegna essere assolutamente da non fare perché può indurre errori macroscopici. In quel frangente questo è stato studio che ha convinto il governo a prendere la scellerata decisione di tenere le scuole chiuse. Nella realtà il massimo numero di ricoverati in TI è stato di circa 4.000 in aprile e in novembre 2020.
Merler ha ripetuto questo genere di performance in numerose altre occasioni come quando si è fatto riprendere da Draghi per aver predetto migliaia di morti nel luglio 2021. Diceva il Corriere del 7 agosto 2021: “Il premier Mario Draghi non fa nomi, ma non è difficile capire a chi si riferisce quando parla di «celebrato istituto di ricerca» che «aveva previsto per la metà di luglio circa 1.700 morti al giorno e ce ne sono stati circa 7-8»”. Merler, tirato in causa, rispose che erano state spacciate per previsioni quelle che erano delle meno ambiziose analisi di scenario. Ancora una volta una “mera” analisi di scenario che però ha influenzato il governo.
Per non dilungarmi aggiungo solo un altro caso di clamoroso errore tecnico e logico da cui però si capisce come il mostro “esperto” di modelli faccia le previsioni. Si trova in un articolo su Nature Communications firmato da Brusaferro e Merler come autori senior. 
Qui, tra le altre corbellerie, si calcola quanti ricoveri si sarebbero evitati con l’introduzione delle zone colorate nel novembre 2020. In pratica fanno un’estrapolazione partendo non solo da numeri errati in partenza, ma assumendo un tipo di andamento del numero di ricoveri giornaliero che non si era mai visto nei nove mesi precedenti e che non si è mai visto in seguito.
È possibile che anche nell’informare i PM di Bergamo Merler abbia preso un grosso granchio e che i magistrati, la cui competenza sicuramente non è la statistica, gli abbiano dato credito senza adeguate conferme indipendenti. Vista la qualità delle previsioni di Merler tanto valeva che si rivolgessero a Paolo Fox o a Mago Otelma.
Vediamo invece che cosa è successo in Lombardia in marzo aprile 2020:
5 febbraio. Si osserva la massima accelerazione della crescita dell’epidemia che comincia a decrescere.
11 febbraio. Anche la velocità con cui cresce l’epidemia comincia a ridursi. È in questo periodo tra il 5 e l’11 febbraio che possiamo pensare che qualche evento esterno (sconosciuto) abbia influito sull’epidemia in modo tanto determinante da modificarne l’andamento. Perché è in questi giorni che l’andamento cambia qualitativamente. È il momento in cui, se avessimo avuti i dati che abbiamo oggi (e che chi lavorava con il governo li aveva) avremmo tirato un sospiro di sollievo “cresce ancora, ma vediamo la fine della crescita”.
20 febbraio 7 marzo. Si tocca il massimo della frenata dell’epidemia.
7 marzo. L’incidenza di nuovi casi finalmente tocca il massimo e comincia a diminuire. Si tratta di un evento mediaticamente importante, ma discende in modo automatico dagli eventi che abbiamo già visto. Quello che ha determinato questa inversione è già successo tra il 5 e l’11 febbraio.
17 marzo. La velocità della discesa si assesta e resta più o meno costante su valori abbastanza modesti (-5% per settimana circa) per un periodo di alcune settimane (in tre anni un raro caso di decrescita esponenziale duratura, la crescita esponenziale in pratica non si è mai vista).
Da questi dati si deduce che l’introduzione delle misure di contenimento del 10 marzo non ha determinato alcun effetto positivo sull’andamento dell’epidemia.
È ovvio concludere che, se l’introduzione delle misure di contenimento non ha esercitato sull’epidemia, neanche la mancata introduzione delle stesse possa avere impedito effetti positivi, esercitato quindi un effetto negativo causando decessi.
Le malefatte di Conte, Speranza, e degli scienziati e tecnici che li hanno indotti in errore non sono queste. Ne hanno commesse ben altre (condivise con uomini di scienza al di sopra di ogni sospetto). In primis, il ritardo ingiustificato di alcuni mesi nel vaccinare con altissima priorità gli anziani di cui, a causa di questo ritardo ne sono deceduti migliaia. La chiusura a oltranza delle scuole che, oltre agli altri gravi danni, ha praticamente arrestato l’ascensore sociale (già lento per conto suo) e causato una quantità intollerabile di abbandoni scolastici.

 
 

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