Leggo questo intervento di Stefano Disegni sul Fatto di oggi.
Sono in gran parte d’accordo, anche se mi pongo una domanda: perchè Israele, che Disegni descrive come “ l’unica realtà democratica, moderna, civile, laica, pluralista e tecnologicamente avanzata in un ambiente intorno infestato da dittatori, fondamentalismi religiosi, arretratezze e mafie varie” è da 14 anni che vota Netanyahu? Che Bibi sia il principale responsabile del perché siamo arrivati a questo punto non c’è ombra di dubbio, ma, suvvia, affermare che gli elettori israeliani che in maggioranza llo votano da tempo immemorabile siano esenti da responsabilità mi sembra troppo.
Proprio perché, come dice Disegni, Israele è un paese moderno, laico, libero e democratico.
"Concordo con uno dei due Zero famosi (Calcare, non Renato). Non andrò al Lucca Comics nemmeno io.Dovevo essere là a firmare copie di un libro appena uscito, strizzato in uno stand a siglare prime pagine e scrivere dediche spiritose. Ma anch’io sento il patrocinio dell’Ambasciata israeliana come il sassolino nella scarpa che mi fa tanto male, ahi.
Come per Zero, anche per me qualcosa non va. Con una sfumatura diversa, però. Quello che nel corso degli anni è stato fatto ai palestinesi è innegabile. Segregazione in un ghetto chiuso da muri, deprivati, senza diritti, a trascinare un’esistenza grama, tra mille difficoltà e poche speranze.
Inutile girarci intorno, è apartheid bello e buono.
Ma non voglio dedicare queste quattro righe di motivazione solo alla condizione dei palestinesi. Voglio parlare anche di Israele, che considero l’unica realtà democratica, moderna, civile, laica, pluralista e tecnologicamente avanzata (mi verrebbe da dire europea, ma poi qualcuno salta sulla sedia) in un ambiente intorno infestato da dittatori, fondamentalismi religiosi, arretratezze e mafie varie. Per questo mi incazzo e il sassolino si fa sentire.
Possibile che un Paese così si sia consegnato nelle mani di un irresponsabile nazionalista pericoloso per la pace come Netanyahu? Uno che sulla questione palestinese s’è semplicemente girato dall’altra parte finché il bubbone di cui non si è mai occupato non è scoppiato a opera di barbari odiosi, orribili, inaccettabili (quanti aggettivi devo metterci per non essere accusato di trascurare quello che hanno fatto?).
Spero che la parte ragionevole degli israeliani non si fermi alla rabbia, legittima. Spero che dopo la rabbia, o addirittura insieme, si pensi al futuro. Penso agli ebrei di Jewish Voice for People che a New York hanno portato migliaia di persone a manifestare contro i bombardamenti indiscriminati su Gaza, che spianano quartieri interi e ’sticazzi di chi ci rimane sotto, così imparano.
No, così si rischia di somigliare a quelli che si stanno combattendo.
L’occhio per occhio non porta a nessuna soluzione e moltiplica l’odio.
“Non sto parlando di amore reciproco. Sto parlando di comprensione reciproca, di accettazione reciproca, di curiosità reciproca, di guardarsi gli uni con gli altri attraverso le lenti dell’autenticità, pur in una cultura ricca di contraddizioni interne. Sto parlando di liberarsi dei pregiudizi e degli stereotipi. Ci vorranno anni. Serve un’educazione profonda. Tutto ciò ha pochissime possibilità di realizzarsi. Eppure, se non ci proviamo, se non lo facciamo, siamo condannati, soggiogati a uno spargimento di sangue ogni tre, ogni cinque anni. E questo è insopportabile”.
Non sono parole mie, mi piacerebbe, ma di David Grossman, ebreo. Stimo Israele e un Paese non è il suo governo. Che sfanculino al più presto chi alla questione palestinese non ha saputo rispondere se non con l’indifferenza o le bombe a pioggia, e allora un’ambasciata tornerà a essere solo un’ambasciata. In questi giorni penso con costernazione a gente come Rabin e Peres.
Avercene, specie adesso."
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