I media danno scarsissime notizie sulla situazione attuale in Cisgiordania dove Hamas non è presente in alcun modo.
Al Jazeera ci informa che le vittime li’ sono state, dal 7 ottobre, 143 tra cui 40 bambini e i feriti 2100.
Per avere un’informazione più completa su quello che sta succedendo nella West Bank puo’ essere percio’ utile la traduzione del rapporto delle Nazioni Unite pubblicato il 1 novembre.
Importante anche perché, a mio avviso, non si dovrebbe mai dimenticare il ruolo che “i coloni” israeliani hanno da sempre avuto nel fallimento di qualsiasi tipo di trattativa e/o accordo tra le due parti.
“La violenza dei coloni israeliani è aumentata in modo significativo, passando da una media già alta di tre incidenti al giorno nel 2023 a sette al giorno ora, secondo l'Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari (OHCA).
Durante questo periodo, l'OCHA ha registrato 171 attacchi dei coloni contro i palestinesi, che hanno provocato 26 diversi incidenti con vittime, danni a 115 proprietà palestinesi e circa 30 episodi segnalati di danni a proprietà e vittime.
I casi di molestie, sconfinamenti e intimidazioni non sono inclusi nel rapporto, sebbene anch'essi aumentino la pressione sui palestinesi affinché lascino la loro terra, ha osservato l'Ufficio.
Un numero crescente di coloni israeliani si è trasferito in Cisgiordania, occupata da Israele dal 1967, pregiudicando una potenziale soluzione a due Stati per il lungo conflitto, in cui due Stati possano vivere pacificamente fianco a fianco.
Restrizioni all'accesso
Anche le restrizioni all'accesso, solitamente imposte dalle autorità israeliane, si sono intensificate in tutta la Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est. Queste sono particolarmente severe nelle aree vicine agli insediamenti israeliani e nella cosiddetta "Seam Zone", l'area palestinese isolata dalla barriera israeliana lunga 712 chilometri in Cisgiordania.
Anche i coloni hanno imposto restrizioni di movimento, ha dichiarato l'OCHA, bloccando le strade di accesso alle comunità palestinesi, limitando il loro accesso ai servizi essenziali e ai mezzi di sussistenza. In alcuni casi, i coloni hanno anche danneggiato le risorse idriche su cui le comunità di pastori fanno affidamento.
Anche i servizi di assistenza umanitaria, compresi quelli sanitari e scolastici, sono stati interrotti dall'intensificarsi delle restrizioni, ha aggiunto l'OCHA.
Uso di armi da fuoco
L'Ufficio ha anche rilevato l'uso di armi da fuoco per intimidire i palestinesi: dal 7 ottobre, più di un incidente su tre legato ai coloni ha visto questi ultimi usare armi da fuoco per minacciare i palestinesi, anche aprendo il fuoco.
Il 12 ottobre, otto famiglie, composte da 51 persone, sono state sfollate dalla comunità di pastori Shihda WaHamlan a Nablus, nel nord della Cisgiordania, dopo che i coloni li hanno minacciati con armi da fuoco, dicendo che li avrebbero uccisi e avrebbero dato fuoco alle loro tende durante la notte, secondo l'OCHA.
Sostegno attivo delle forze israeliane
L'OCHA ha aggiunto che in quasi la metà dei casi le forze di sicurezza israeliane hanno "accompagnato o sostenuto attivamente" gli aggressori.
Molti di questi incidenti sono stati seguiti da scontri tra le forze israeliane e i palestinesi, in cui tre palestinesi sono stati uccisi e decine feriti. Alla fine di ottobre, otto palestinesi sono stati uccisi direttamente dai coloni, ha rilevato l'Ufficio.
Sono stati causati danni o distruzioni a 24 strutture residenziali, 40 strutture utilizzate per l'agricoltura, 67 veicoli e più di 400 alberi”
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