martedì 28 novembre 2023

La "relazione".

 

Ho un’età che mi permette di rendermi conto di come si è trasformata la società in questi anni.
La “violenza” è stata sdoganata e accettata.
Si è cominciato tanti anni fa con la televisione, vero odierno e aggiornato “oppio dei popoli”. Prima quella verbale e di confronto con i cosiddetti programmi d’intrattenimento e i talk show che occupano la maggior parte della programmazione, poi con le “serie” che dovrebbero raccontare la realtà. Si è poi diffusa nell’ambito politico nello “scontro” tra le forze contrapposte che è diventato sempre più “incivile”. Poi ancora è stata esercitata dalle autorità nei confronti di noi cittadini, e la vicenda Covid ne è l’esempio più lampante. Infine è dilagata e consentita (mi ricordo ancora che augurarsi la morte di un certo capo di stato e degli abitanti dello stesso era ufficialmente autorizzato) in quelli che vengono definiti i social.
Ormai la “violenza” è talmente presente e accettata tra la popolazione che non è neanche più vista come tale o perlomeno percepita.
Le guerre, le stragi di civili e di bambini, l’odio razziale, la discriminazione sessuale non suscitano più sentimenti di protesta collettiva perché ormai diventano soltanto momenti dello scontro tra due fazioni nel quale ogni argomento viene trasformato, senza che che vi sia possibilità alcuna di ragionamento e di confronto.
E’ appunto la “violenza” che ormai si è impossessata delle nostre menti.
E per mantenere sempre vivo questo stato mentale ogni tanto ci si inventa “un’ emergenza”.
Adesso è la volta dei femminicidi e non vale conoscere che non ci sia un aumento dei casi ma anzi piuttosto una diminuizione e che l’Italia non sia certo ai primi posti in Europa rispetto al problema specifico perché comunque si è deciso che “l’emergenza” andava creata.
E allora tutti a denunciare patriarcato e maschilismo, a proporre l’ora di educazione all’affettività gestita preferibilmente da influencer famosi, ad invitare l’intero genere maschile a pentirsi e ad ammettere le proprie responsabilità.
E così la “rabbia”, la “violenza” torna ancora a montare, se mai ce ne fosse bisogno, nella collettività perchè è ormai di essa che la società si nutre.
Tutto questo preambolo per dire che, a mio avviso, il vero problema che se non risolto (ma forse siamo già ben oltre) porterà all’autodistruzione della società, almeno per come io l’ho vissuta, è quello della degradazione della “relazione tra gli esseri umani” che prescinde dall’appartenere a qualsiasi categoria di definizione sessuale.
E’ questa “relazione” che si è profondamente deteriorata nel tempo, alimentata da quella violenza che media, politici, social, governanti, “maestri di pensiero” spargono a mani basse da ormai così tanto tempo.
Non va combattuto (termine che di per sè evoca aggressività) il patriarcato o il maschilismo, non serve a nulla, ma educata e favorita (utilizzando strumenti positivi e emotivamente gratificanti) la “relazione”, quella amorevole, tollerante, generosa, mite, indulgente, comprensiva.
E, soprattutto, fatemi dire, non soltanto quella tra uomo e donna, bensì quella tra tutti gli individui che compongono la società.
Ma so, d’altra parte, che il mio è un invito del tutto utopico!
P.S. Soltanto per informazione la tabella qui sotto:
 

 

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