L’Istituto Pasteur di Parigi ci informa, in suo comunicato, di un altro effetto “salutare” di lockdown e mascherine: l’aumento preoccupante dei casi, superiori per numero al periodo prepandemico, della meningite batterica.
Due l’ipotesi prese in considerazione.
La prima: il meningocco ha ripreso rapidamente la sua attività in una popolazione indifesa che non era stata a contatto con il batterio per lungo tempo e che, a causa di mascherine e diminuizione dei contatti sociali, ha subito un calo dell’immunità generale ed è diventata di nuovo vulnerabile nei confronti di questo batterio in costante evoluzione, il cui genoma è particolarmente variabile.
La seconda: il calo dei tassi di vaccinazione contro il meningococco, simile, d’altronde, al calo delle vaccinazioni per qualsiasi altra malattia che caratterizza (chissà per quale motivo, eh?) la situazione sanitaria mondiale.
L’Instituto Pasteur lancia dunque il suo allarme perchè: “la meningite batterica è virtualmente fatale al 100% e, anche quando viene trattata correttamente, il tasso di mortalità rimane del 10%”.
Forse, aggiungo io, l’Istituto Pasteur avrebbe dovuto pensarci prima e far pesare la sua autorevolezza scientifica quando ce ne sarebbe stato bisogno allo scopo di impedire decisioni sanitarie antiscientifiche e dannose delle quali, oggi, paghiamo le conseguenze.
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