Come ampiamente previsto, cominciano ad apparire i primi studi che smontano la “complicazione Long Covid” che, come avevo avuto modo di esprimere già tempo fa, aveva soppiantato quella “ricovero in terapia intensiva” che ormai non poteva più essere “giocata” visti i numeri in ballo.
Ricordo che il Long Covid, addirittura quello dei bambini (in effetti ne “soffrivano” anche quelli che, la mattina, non volevano andare a scuola), ha smosso e smuove tuttora una bella quantità di soldi. Solo in America 45 milioni di dollari stanziati dal governo per le “cliniche specializzate” che, nel frattempo, sono nate come funghi e in Italia, ad esempio, l’invito della Maugeri a destinare il 5 per 1000 per la ricerca di questa “terribile e diffusissima” patologia.
Una delle maggiori contestazioni alla esistenza di questa patologia, che ricordo può essere caratterizzata da più di 200 sintomi, è che la ricerca è sempre stata effettuata soltanto su soggetti che avevano contratto il Covid che non sono mai stati messi a confronto con un gruppo di controllo di soggetti “sani” che ovviamente potevano presentare sintomi simili. Ad esempio il sintomo “perdita di memoria” può essere tranquillamente presente in 70enni infetti e non infetti.
Comunque questo è l’articolo che oggi mi è arrivato.
Per i più interessati anche il link dell’articolo originale apparso su British Medical Journal
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