Io davvero non riesco ad accettare il livello di incoscienza e di cinismo al quale sono giunti i giornalisti che, per aumentare un po’ lo share, non esitano a mostrare la disperazione della gente e a mettere in pericolo le persone.
Mi è capitato di vedere in tv l’intervista al padre disperato di Noa, la ragazza presa in ostaggio da Hamas. Straziante, ma soprattutto insensibile e spietata. Mettere in mostra il dolore di un padre, ma soprattutto la sua angoscia per non aver saputo proteggere la figlia, è inumano e crudele.
Ma, soprattutto, è pericoloso! Fare diventare Noa, rendendo nota la sua vicenda e coinvolgendo emotivamente gli spettatori con interviste come quella, la principale rappresentante di tutti gli ostaggi in mano ad Hamas, mette in maggior pericolo la sua vita.
Noa è diventata ormai, per l’opinione pubblica mondiale, l’icona di tutti i sequestrati e, statene certi, Hamas lo sa bene.
Chi aveva realmente a cuore la sua sorte e non lo scoop mediatico avrebbe dovuto mantenere un basso profilo e, soprattutto, evitare qualsiasi intervista con un padre disperato.
Ma, ormai si è capito, l’informazione non solo ha abdicato al suo ruolo istituzionale (il Covid ce lo ha mostrato), ma ha smarrito anche quel poco di umanità e di comportamento responsabile che credo venisse insegnato ai giornalisti di un tempo che ormai è dimenticato per sempre.
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