Scusatemi tutti, ma devo sfogarmi perchè sono allibito e sconvolto. Ormai ho realizzato che sono troppo vecchio e il mondo attuale non fa più per me, non lo capisco più!
Ieri la notizia della bambina di 7 anni morta schiacciata da una statua nel giardino di un hotel di Monaco mi ha provocato una grande tristezza e un dolore quasi fisico. Ho cercato di immaginare lo stato d'animo dei genitori davanti ad un evento del genere e mi sono detto che era impossibile per me comprenderlo, neanche lontamente. Ho pensato che un fatto del genere annnichilisca, provochi un dolore insostenibile, una sordità a qualsiasi parola venga detta dall'esterno, faccia pensare al suicidio, almeno nell'immediato.
Oggi leggo l'articolo sulla vicenda nel quale è riportato: su Facebook commovente messaggio di addio della mamma "Sei e sarai sempre il nostro angelo. Amore della nostra vita"
Lungi da me pensare che la mamma non sia sconvolta dalla vicenda e che il suo dolore non sia incommensurabile, ma, mi chiedo, come ha pensato e trovato il tempo, nell'immediatezza della morte, di andare su FB per postare il suo commento?
Ripeto, non è una critica, è soltanto la constatazione della mia inadeguatezza al mondo attuale.
Questa "ossessione" di rendere pubbliche le proprie emozioni più intime, anche quelle per le quali il dolore inenarrabile richiederebbe, a mio avviso, un periodo più o meno lungo di isolamento dal mondo esterno e di introspezione soltanto per capire ciò che è successo e che cosa questo significa, rappresenta soltanto un modo per sfuggire a quelle emozioni e trovare conforto nei like che si ottengono.
E' paura, paura di viverle quelle emozioni, paura della morte in quanto tale, quella stessa paura utilizzata da altri per tenere tutti noi sotto controllo in vicende molto recenti!
E FB, i social, sono la droga nella quale quelle emozioni (paura, rabbia, gioia) possono essere espresse senza alcuna conseguenza per se stessi perchè il fatto di condividerle con l'intero mondo fa perdere loro intensità e potenza, talvolta anche violenza, le rende insomma innocue.
Sono consapevole che il mio è il ragionamento di un vecchio che è vissuto in un'altra epoca nella quale la paura veniva considerata un ostacolo al benessere dell'uomo e che, ancora oggi, ritiene che l'obiettivo da porsi fin dall'inizio sia quello di vivere e non quello di evitare di morire.
Ma tant'è, il mondo è diverso da quello nel quale sono vissuto! Speriamo, per i miei nipoti, che il mio pessimismo per il futuro che li attende sia soltanto il solito ragionamento di un vecchio rincoglionito!
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