Ieri sera ho ascoltato il discorso di fine anno del presidente Mattarella che, come da copione, ha raccolto quello che i media definiscono "plauso unanime".
Ebbene, sono onesto, a me è sembrato un discorso piatto, prevedibile, sostanzialmente privo di qualsiasi emozione. La situazione, in Italia e nel mondo non è certo rosea, in tutti i campi, ma l'unica vera presa di posizione che ho riscontrato nel discorso del Presidente è stata quella riguardo l'Ucraina con le frasi "Il 2022 è stato l’anno della folle guerra scatenata dalla Federazione russa" e "dei gravi danni la responsabilità dei quali ricade interamente su chi ha aggredito e non su chi si difende o su chi lo aiuta a difendersi".
Salvo poi ricordare, subito dopo, "dobbiamo concentrare gli sforzi affinché il 2023 sia l’anno della fine delle ostilità, del silenzio delle armi, del fermarsi di questa disumana scia di sangue, di morti, di sofferenze. La pace è parte fondativa dell’identità europea e, fin dall’inizio del conflitto, l’Europa cerca spiragli per raggiungerla nella giustizia e nella libertà"
Per me, che ho sempre pensato invece che l'Italia avrebbe potuto ritagliarsi con efficacia, un ruolo di mediatore tra le due parti, queste affermazioni non mi sembrano affatto intelligenti, se il vero scopo è il raggiungimento della pace.
Comunque tutto il resto del discorso ha suscitato in me una sensazione di noia, oserei dire quasi di disagio, un invito agli italiani a stare tranquilli perchè in fondo chi si occupa di loro, indipendentemente dalla parte politica di appartenenza, è premuroso e pensa solo al loro bene. Insomma
un ulteriore elogio ed invito a quel concetto, caro a chiunque ci
governa, definito "resilienza" che non è altro, a mio avviso, che una
colossale fregatura.
E allora, siccome sono anziano e i ricordi sono ormai parte importante della mia esistenza, sono andato a risentire i discorsi di fine anno di un presidente che ho amato, Sandro Pertini. Ripropongo quello del 31 dicembre 1983.
Altre emozioni, vero?
Nessun commento:
Posta un commento