Breve conversazione, ieri sera, sulla linea 9 della metro di Parigi.
Sono le 23, davanti a noi una chiassosa famiglia (2 genitori e 4 figli) africana. La madre sta allattando una bambina di circa 2 anni che poi si stacca dal seno e comincia a guardarci e a sorridere. E’ meravigliosa, simpatica e bellissima. Anche noi le sorridiamo. Il papà si accorge di questo gioco di sguardi e ci sorride a sua volta. Fabrizia si rivolge a lui dicendo che la bambina è “vraiment très jolie e simphatique” e gli chiede da dove vengono. Lui, in francese, ci dice che sono del Senegal e che sono venuti a Parigi per un vacanza. Comincia allora una breve conversazione e lui ci dice che è un po’ sorpreso e dispiaciuto perché ha saputo che adesso spegneranno le luci della torre Eiffel alle 23 per risparmiare energia.
Mi rivolgo a Fabrizia e le faccio notare che in Italia una conversazione così, nella metro, sarebbe stata molto difficile perché la persona davanti a noi sarebbe stata considerata un immigrato, un diverso, mentre qui, a Parigi, è un “cittadino” come tutti gli altri e che questa è la differenza fondamentale e sostanziale che a me piace molto.
Il papà ci sente parlare in italiano e allora comincia a rivolgersi a noi in questa lingua. Ci dice che ha vissuto a Treviso per 12 anni e che poi è tornato in Senegal dove ha creato un’impresa di costruzioni. Ci dice che in Senegal c’è molto lavoro, che il paese è ricco di risorse naturali, e che lui, adesso, dà lavoro a 3 italiani, tra cui un ingegnere. C’è orgoglio nelle sue parole, si sente l’energia della vita ma nessun senso di rivalsa, è felice. Gli rispondo che è molto bello sentire che, anni fa, lui è venuto in Italia per lavorare e che oggi, tornato nel suo paese, dà lavoro agli italiani.
Sta arrivando la fermata dove dobbiamo scendere.
Mi rivolgo di nuovo a lui e gli dico che il futuro del mondo è nelle sue mani e in quelle di coloro che abitano quel bellissimo continente, perché noi europei siamo ormai un popolo vecchio e stanco, mentre loro sono giovani nel cuore e desiderosi e felici di vivere.
Annuisce e mi rivolge un sorriso amichevole e tranquillo.
La metro si è fermata, scendiamo.
Game over!
Nessun commento:
Posta un commento