giovedì 13 luglio 2023

Amici! Ho la fastidiosa sensazione che ci stiano fregando!

Ho come l'impressione che gli Stati Uniti (insieme alla Cina) ci stiano fregando. La lettura, oggi, di questo articolo sull'Antidiplomatico mi ha preoccupato un bel po'. E' vero, l'Antidiplomatico è un giornale schierato, però l'articolo, la cui lettura consiglio a tutti, mi sembra obiettivo e, soprattutto, con dati reali a sostegno. E, tra i dati, questo da fonte Eurostat che riguarda il deficit commerciale europeo, di cui nessuno ci ha mai parlato se non a livello generico, mi sembra veramente sconvolgente.


 L'articolo

Il crepuscolo economico della Germania (e dell’Europa)

Secondo uno studio realizzato dall’autorevole Institut der Deutschen Wirtschaft (Iw) sulla base dei dati forniti dall’Ocse, la Germania ha effettuato nell’arco del 2022 investimenti diretti esteri per un ammontare di 135 miliardi di euro,  ed è stata destinataria entro il medesimo arco temporale di un afflusso di capitali stranieri pari ad appena 10,5 miliardi. Un saldo negativo colossale, puntualmente certificato dalla caduta del Business Climate Index (passato da quota 91,5 a maggio a 88,5 a giugno) e addebitato dagli autori del rapporto in primo luogo a fattori quali demografia declinante, rete infrastrutturale logora e obsoleta, burocrazia opprimente e farraginosa  e struttura fiscale fortemente penalizzante per le aziende.

Anche il costo del lavoro la carenza di manodopera qualificata hanno giocato un ruolo, come si evince da un recente sondaggio secondo cui il 76% delle piccole e medie imprese interpellate poneva proprio i due elementi in oggetto in cima alla classifica delle disfunzionalità che attanagliano il Paese.

Il contributo di gran lunga maggiore alla caduta della competitività tedesca, menzionato quasi en passant dall’IW, va tuttavia ascritto al drastico incremento dei costi dell’energia, imputabile a sua volta a una lunga serie di giganteschi errori strategici compiuti dall’apparato dirigenziale di Berlino nel corso degli anni. L’accelerazione del processo di decarbonizzazione associata e la disattivazione delle ultime centrali nucleari rimaste in funzione hanno rafforzato la dipendenza dell’economia tedesca dalle fonti energetiche rimanenti, costituite soprattutto da gas e rinnovabili. I rendimenti insufficienti garantiti da queste ultime hanno obbligato la Germania a fare crescente affidamento sugli approvvigionamenti di metano che giungevano dalla Russia, sia direttamente tramite il gasdotto Nord Stream-1, sia attraverso la conduttura transitante per l’Ucraina, la Slovacchia e la Repubblica Ceca. Nel 2021, la Russia ha coperto con le proprie forniture circa un terzo del fabbisogno tedesco.

Senonché, il graduale passaggio dell’Unione Europea al mercato spot imperniato sulla Borsa di Amsterdam a scapito dei vecchi contratti di fornitura a lungo termine ha aperto il varco alla speculazione, a cui va addebitata la responsabilità principale per i drastici rincari del prezzo del gas naturale verificatisi a partire dall’estate del 2021. La situazione è poi degenerata con le dinamiche innescate dal conflitto russo-ucraino, che hanno portato Berlino a razionare quantomeno formalmente le importazioni di energia dalla Russia attraverso il “congelamento” del gasdotto Nord Stream-2 – poi messo “provvidenzialmente” fuori uso assieme al Nord Stream-1 nell’ambito di un’operazione di sabotaggio che secondo il celebre giornalista investigativo Seymour Hersh sarebbe stata organizzata ed eseguita dagli Usa con la collaborazione della Norvegia – e la ricerca di fonti di approvvigionamento alternative. A partire dal Gas Naturale Liquefatto (Gnl) di provenienza qatariota e, soprattutto, statunitense, venduto a prezzi enormemente superiori a quelli applicati da Mosca. All’aumento dei costi legato al cambio dei fornitori è andato ben presto a sommarsi quello relativo alla costruzione degli impianti di rigassificazione, necessari a riportare allo stato gassoso il metano liquefatto trasportato dalle navi-cisterna in arrivo dagli Stati Uniti, in vista della sua immissione nella rete nazionale. La previsione di spesa per la realizzazione dei rigassificatori iscritta nel bilancio tedesco per il 2022 era ammontava a 2,94 miliardi di euro, ma il ministro dell’Economia Robert Habeck ha ammesso lo scorso novembre che la realizzazione dei terminali avrebbe richiesto non meno di 6,56 miliardi. Più recentemente, lo stesso Habeck ha dichiarato che la Germania potrebbe vedersi costretta a ridurre anche drasticamente la propria capacità industriale qualora il flusso di gas in arrivo tramite la conduttura transitante per l’Ucraina dovesse interrompersi o per il mancato rinnovo del relativo accordo da parte di Mosca e Kiev, o per una manovra deliberata di Gazprom che ha minacciato di ridurre considerevolmente le forniture attraverso il gasdotto.

Qualora la tubatura dovesse realmente cessare di trasportare gas russo, per la Germania prenderebbe istantaneamente forma uno scenario da incubo, che tende in verità già a delinearsi a causa delle crescenti difficoltà in cui vanno imbattendosi le industrie tedesche ad alta intensità energetica.

 Con tutte le prevedibili conseguenze del caso. Basf, la più grande azienda chimica del mondo, ha annunciato un “ridimensionamento permanente” della propria presenza in Europa dovuto proprio agli alti costi energetici, subito dopo aver inaugurato la prima parte di un suo nuovo impianto di ingegneria da 10 miliardi di euro in Cina ed effettuato un corposo investimento per il potenziamento del complesso industriale di Chattanooga, in Tennessee. Bayer, colosso farmaceutico di Leverkusen, ha annunciato un piano di investimenti incentrato su Cina e Stati Uniti, dove agli incentivi derivanti dal minor costo dell’energia vanno a sovrapporsi quelli – sussidi pubblici e sconti fiscali – previsti dall’Inflation Reduction Act. Volkswagen si è mossa nella stessa direzione, recedendo dall’intento dichiarato di costruire un complesso per la realizzazione di auto elettriche in Germania in favore di nuovi impianti in Cina. La Bmw, dal canto suo, ha sviscerato i dettagli di un programma industriale implicante la costruzione di una mega-fabbrica deputata alla produzione di batterie per auto elettriche nella provincia di Liaoning. Mercedes-Benz ha compiuto manovre sostanzialmente analoghe, così come decine e decine di piccole e medie imprese dell’indotto automobilistico. Secondo un sondaggio riportato dall’«Economist», circa un terzo delle Mittelstand sta valutando l’opportunità di trasferire produzione e posti di lavoro all’estero. Si aggiungano un calo tendenziale della produzione industriale e una situazione altalenante per quanto concerne gli ordinativi industriali destinata con ogni probabilità ad assumere caratteri strutturalmente negativi, in virtù del fatto che, osservano gli specialisti dell’Iw, «il modello di esportazione tedesco non funziona più come un tempo di fronte al crescente protezionismo». Nonché alla sostanziale perdita di competitività internazionale dell’industria tedesca, a partire proprio da quella automobilistica per la quale le difficoltà legate agli alti costi dell’energia vanno a sommarsi a quelle generate da una transizione alla trazione elettrica rivelatasi molto più travagliata e complessa del previsto e dall’ascesa di concorrenti decisamente agguerriti come la Cina. Secondo l’istituto con sede a Colonia, il crollo delle esportazioni dell’industria automobilistica tedesca verso la Repubblica Popolare Cinese – -26% su base annua nel primo trimestre del 2023 – potrebbe rappresentare il punto d’origine di una nuova tendenza di lungo termine caratterizzata dal deterioramento del commercio bilaterale concausato dalla rapida affermazione della Cina nel comparto dei veicoli elettrici.

Questi chiari, inequivocabili segnali di deindustrializzazione vanno per di più a coniugarsi con una lunga catena di fallimenti aziendali, i cui singoli anelli sono costituiti da società storiche di tutto rispetto quali la Eisenwerk Erla (siderurgia), Fleischerei Röhrs (macelleria), Weck GmbH & Co. (industria del vetro), Klingel (servizi postali) e Hofer Spinnerei Neuhof  (servizi postali).

Il risultato, a cui concorre anche l’afflusso massiccio di rifugiati – oltre un milione di persone – dall’Ucraina, è un incremento sensibile del tasso di disoccupazione, registrato su base annua in tutti e 16 i Land tedeschi, assieme a un calo della spesa alimentare delle famiglie tedesche e a un incremento alquanto rilevante degli indici di gradimento da parte del partito radicale Alternative für Deutschland (Afd).

 Agli occhi degli studiosi dell’Iw, la situazione appare talmente critica da indurli a parlare di «inizio della deindustrializzazione» della Germania e dell’Unione Europea nel suo complesso. Per la quale il crollo dell’export si combina all’incremento delle spese per il pagamento degli onerosissimi approvvigionamenti energetici statunitensi, il sovvenzionamento dell’energia ad imprese e famiglie e la ricostituzione dei depositi di armi svuotati dalle consegne a fondo perduto all’Ucraina, da realizzare in larghissima parte mediante l’acquisto di sistemi d’arma fabbricati dal “complesso militar-industriale” Usa. I quali, come contropartita, sembrano orientati a concedere alla società tedesca Rheinmetall il placet per la produzione di componenti degli F-35 presso un nuovo stabilimento da oltre 400 dipendenti che dovrebbe sorgere nelle vicinanze dell’aeroporto di Weeze, nel distretto di Kleve. Un esempio lampante dei tanti “scambi ineguali” di respiro transatlantico a cui nel corso degli ultimi tempi l’Unione Europea va piegandosi sempre più spesso. Al punto da indurre un think-tank “insospettabile” come l’European Council on Foreign Relations a parlare di “arte (europea) del vassallaggio” e di “americanizzazione dell’Europa”, chiamata da Washington non sono a recidere la vitale arteria energetica con la Russia, ma anche a «sostenere la politica industriale degli Stati Uniti e contribuire a garantire il dominio tecnologico americano nei confronti della Cina […] circoscrivendo le relazioni economiche con la Repubblica Popolare Cinese in base alle limitazioni imposte dagli Usa».

Il deficit commerciale di dimensioni stratosferiche, pari alla cifra record di 432 miliardi di euro, registrato dall’Unione Europea nel 2022 scaturisce in parte tutt’altro che irrilevante dal declassamento del “vecchio continente” a un ruolo meramente ancillare rispetto agli Usa e alle loro strategie, e rischia per le medesime ragioni di cristallizzarsi fino ad assumere un carattere strutturale. Con il risultato di comprimere il tasso di cambio dell’euro rispetto al dollaro, falcidiando il potere d’acquisto dei lavoratori europei e costringendo i governi a ulteriori tagli della spesa pubblica. Ad adottare cioè programmi modellati sul calco di quello messo a punto di recente dall’esecutivo guidato da Olaf Scholz, comprensivo di una drastica riduzione dei fondi verso tutti i settori ad esclusione di quello militare. Una manovra di bilancio bollata dall’economista Marcel Fratzscher come «economicamente imprudente, anti-sociale e strategicamente controproducente», ma resa in una certa misura necessaria dalla situazione finanziariamente critica in cui versa la Germania. Lo si evince in maniera lampante dalle dichiarazioni rese lo scorso giugno dal ministro delle Finanze tedesco Christian Lindner al quotidiano «Die Welt», secondo cui il Paese non si trova nelle condizioni che di stanziare contributi aggiuntivi al bilancio dell’Unione Europea. Anche perché potrebbe essere costretto ad organizzare un’operazione di salvataggio della Bundesbank, lo storico guardiano dell’ortodossia ordoliberale su cui gravano perdite pari ad oltre 650 miliardi di euro connesse al deprezzamento dei titoli di Stato in proprio possesso, verificatosi per effetto del rialzo progressivo dei tassi di interesse ad opera della Banca Centrale Europea – un fenomeno speculare a quello che ha portato First Republic Bank, Silicon Valley Bank ed altri istituti di credito statunitensi alla bancarotta.

Per la “locomotiva europea”, e a ricasco per l’intera “periferia fordista” di scala transnazionale saldamente integrata nella catena del valore tedesca, si prospettano tempi piuttosto cupi.

mercoledì 12 luglio 2023

Ora il sole fa male ai bambini!

 

 

Ora si scopre che le creme solari potrebbero avere effetti collaterali e dunque i bambini è meglio non farli stare proprio al sole. A parte che una volta si consigliava invece la luce solare, ovviamente con le opportune precauzioni, per la produzione di vitamina D, mi stupisce il principio di precauzione qui applicato rispetto ai possibili effetti avversi. Come sono premurosi!
Possiamo confrontarlo con quello utilizzato per la vaccinazione anticovid dai 6 mesi di vita?
Comunque vi consiglio di leggere l'articolo. Adesso che il Covid non tira più è il riscaldamento globale e il sole che lo provoca la nuova emergenza planetaria!

Attenzione! Il video presenta contenuti che possono turbare gli impressionabili!

 

Interessante (😀🤬🥶) l'intervento di Speranza alla Camera. Da ascoltare. In alcuni punti mi viene da pensare che, ancora oggi, creda sul serio a quello che dice. In fondo mi turba di più vedere quelli attorno a lui che si spellano le mani in applausi.
Un consiglio: rilassatevi e, soprattutto, non fatelo dopo aver pranzato, rischiate di ributtare tutto fuori!
 

 

lunedì 10 luglio 2023

Sintetico, ma estremamente chiaro!

 

L'articolo di ieri sul sito HART.
Il titolo è: "Le complesse credenze dei culti del covid e del clima. Ideologie scritte sulla sabbia"
Ne posto gli screenshots evitando la traduzione. Penso che così il messaggio sia più chiaro.
Solo l'ultima frase la traduco: "Nessuna delle due narrazioni è aperta alle sfumature. Nessuna delle due invita a mettersi in discussione. Entrambe sono una scorciatoia per la tirannia globale."
 

 


sabato 8 luglio 2023

Sull'informazione giornalistica.

 

Ritorno sul post di ieri (le bombe a grappolo fornite dagli Usa) per riflettere su come, oggi, i giornali hanno riportato la notizia.

Ribadisco che io la considero una notizia che, senza alcuna incertezza, mostra che non c’è superiorità morale di alcuna delle parti in causa, che la guerra, qualsiasi guerra, è orrore e morte e che in definitiva a nessuno importa qualcosa delle morti di civili inevitabili in qualsiasi conflitto che vengono utilizzate unicamente a fini propagandistici.

I giornali italiani, fedeli alla narrazione che c’è un diavolo (Putin) e un santo (Zelensky) che deve essere perciò aiutato dagli apostoli del bene (USA ibn primis) così riportano la notizia.

Repubblica: 14ma pagina senza alcun commento

Corriere: 18ma pagina, anche qui senza alcun commento

Stampa: finestra in prima pagina con rimando alla 24ma. Il titolo scelto è comunque “Resistenza ucraina, 500 giorni sotto le bombe”

Confesso che questo tipo di narrazione mediatica mi ricorda quella che abbiamo sperimentato nel recentissimo passato e che riconosco, per esperienza personale con tanti miei amici e conoscenti, essere stata molto efficiente rispetto ai risultati ottenuti.

1984 non è un romanzo, bensì reportage giornalistico!😀




 

mercoledì 5 luglio 2023

Che qualcuno li fermi finchè siamo ancora in tempo!

 

 

 
Ma non pensate che siano proprio questi individui che, passo dopo passo, stanno determinando l'estinzione del genere umano? Prima la "catastrofe" Covid, poi la "catastrofe" riscaldamento globale, il tutto con il sottofondo di una guerra che rischia sempre di più di diventare mondiale.
Leggo dall'articolo: "𝘐 𝘮𝘦𝘵𝘰𝘥𝘪 𝘱𝘳𝘰𝘱𝘰𝘴𝘵𝘪 𝘪𝘯𝘤𝘭𝘶𝘥𝘰𝘯𝘰 𝘭𝘢 𝘮𝘰𝘭𝘵𝘪𝘱𝘭𝘪𝘤𝘢𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘥𝘦𝘭𝘭𝘢 𝘲𝘶𝘢𝘯𝘵𝘪𝘵𝘢̀ 𝘥𝘪 𝘢𝘦𝘳𝘰𝘴𝘰𝘭 𝘯𝘦𝘭𝘭𝘢 𝘴𝘵𝘳𝘢𝘵𝘰𝘴𝘧𝘦𝘳𝘢 𝘱𝘦𝘳 𝘳𝘪𝘧𝘭𝘦𝘵𝘵𝘦𝘳𝘦 𝘭𝘢 𝘭𝘶𝘤𝘦 𝘴𝘰𝘭𝘢𝘳𝘦 𝘭𝘰𝘯𝘵𝘢𝘯𝘰 𝘥𝘢𝘭 𝘱𝘪𝘢𝘯𝘦𝘵𝘢, 𝘭'𝘢𝘶𝘮𝘦𝘯𝘵𝘰 𝘥𝘦𝘭𝘭𝘢 𝘳𝘪𝘧𝘭𝘦𝘵𝘵𝘪𝘷𝘪𝘵𝘢̀ 𝘥𝘦𝘭𝘭𝘦 𝘯𝘶𝘷𝘰𝘭𝘦 𝘴𝘶𝘨𝘭𝘪 𝘰𝘤𝘦𝘢𝘯𝘪 𝘦 𝘭𝘢 𝘳𝘪𝘥𝘶𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘥𝘦𝘭𝘭𝘢 𝘲𝘶𝘢𝘯𝘵𝘪𝘵𝘢̀ 𝘥𝘪 𝘤𝘪𝘳𝘳𝘪 𝘢𝘥 𝘢𝘭𝘵𝘢 𝘲𝘶𝘰𝘵𝘢. 𝘐𝘯 𝘴𝘰𝘴𝘵𝘢𝘯𝘻𝘢 𝘭’𝘰𝘣𝘪𝘦𝘵𝘵𝘪𝘷𝘰 𝘦̀ 𝘲𝘶𝘦𝘭𝘭𝘰 𝘥𝘪 𝘤𝘳𝘦𝘢𝘳𝘦 𝘯𝘶𝘷𝘰𝘭𝘦 𝘢𝘳𝘵𝘪𝘧𝘪𝘤𝘪𝘢𝘭𝘮𝘦𝘯𝘵𝘦 𝘴𝘱𝘳𝘶𝘻𝘻𝘢𝘯𝘥𝘰 𝘯𝘦𝘭𝘭’𝘢𝘵𝘮𝘰𝘴𝘧𝘦𝘳𝘢 𝘢𝘥 𝘢𝘭𝘵𝘢 𝘲𝘶𝘰𝘵𝘢, 𝘢𝘵𝘵𝘳𝘢𝘷𝘦𝘳𝘴𝘰 𝘶𝘯 𝘱𝘢𝘭𝘭𝘰𝘯𝘦 𝘢𝘦𝘳𝘰𝘴𝘵𝘢𝘵𝘪𝘤𝘰, 𝘶𝘯𝘢 𝘴𝘰𝘭𝘶𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘤𝘰𝘮𝘱𝘰𝘴𝘵𝘢 𝘥𝘢 𝘢𝘤𝘲𝘶𝘢, 𝘨𝘦𝘴𝘴𝘰 𝘦 𝘱𝘢𝘳𝘵𝘪𝘤𝘦𝘭𝘭𝘦 𝘥𝘪 𝘻𝘰𝘭𝘧𝘰. 𝘘𝘶𝘦𝘴𝘵𝘢 𝘴𝘰𝘭𝘶𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘢𝘪𝘶𝘵𝘦𝘳𝘦𝘣𝘣𝘦 𝘭𝘢 𝘧𝘰𝘳𝘮𝘢𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘥𝘪 𝘯𝘶𝘷𝘰𝘭𝘦 𝘤𝘩𝘦 𝘢𝘯𝘥𝘳𝘦𝘣𝘣𝘦𝘳𝘰 𝘢 𝘣𝘭𝘰𝘤𝘤𝘢𝘳𝘦 𝘭𝘢 𝘭𝘶𝘤𝘦 𝘯𝘦𝘭 𝘴𝘰𝘭𝘦 𝘯𝘦𝘭𝘭’𝘢𝘵𝘮𝘰𝘴𝘧𝘦𝘳𝘢 𝘴𝘶𝘱𝘦𝘳𝘪𝘰𝘳𝘦."
Gesso!? Zolfo!? C'è qualcuno che li ferma prima che sia troppo tardi? Andassero a farsi i bagni in Polinesia, visto che i soldi li hanno, e smettessero di giocare con la vita delle persone per sfuggire alla noia che evidentemente la loro condizione di multimiliardari provoca nelle loro esistenze!

martedì 4 luglio 2023

Non lo sapevo!

 

Non ero a conoscenza che in Corea del Nord ci fosse ancora l’obbligo di mascherine, ma non mi stupisce che questo possa accadere in paesi governati da persone come Kim Jong-un, allo stesso tempo folli e sanguinarie.
Anche nel “democratico” mondo occidentale ci sono alcuni “scienziati” che ancora oggi ne rimpiangono l’uso e credo, purtroppo, che alla prossima ondata epidemica, Covid, influenza o raffreddore che sia, torneranno alla carica supportati come al solito dai media compiacenti. D’altronde in molti ospedali, residenze per anziani, case di cura vige ancora oggi l’obbligo d’indossarle.
Leggo nell’articolo che per molti l’obbligo di mascheramento e i divieti dovuti al Covid hanno rappresentato la causa di diserzione e fuga dal paese. Bene!
Leggo altresì che le Nazioni Unite hanno criticato in un rapporto ufficiale le regole coreane anticovid in quanto violazione dei diritti umani. Strano però che lo siano adesso per la Corea del Nord e non lo siano state per paesi come l’Italia. In fondo si tratta delle stesse, identiche, regole, caratterizzate allo stesso modo da insensatezza, crudeltà e negazione della libertà di ogni individuo.
 

SEOUL, 4 luglio (Reuters) - La Corea del Nord sembra aver alleggerito il severo obbligo di indossare la maschera COVID-19, secondo quanto riportato dai media questa settimana, dopo che le agenzie di stampa statali hanno mostrato molte persone senza maschera.

Il Paese isolato ha mantenuto i blocchi alle frontiere e altre misure anti-COVID molto tempo dopo che la maggior parte delle altre nazioni ha abbandonato tali restrizioni.

La televisione di Stato e i giornali nordcoreani non hanno fatto alcun annuncio ufficiale, ma hanno mostrato folle di persone nei teatri e in altri luoghi senza maschere.

Secondo gli analisti di NK News, un sito di monitoraggio della Corea del Nord con sede a Seoul, si è trattato di un "netto cambiamento" rispetto alla copertura giornalistica di settembre.

I residenti, le fabbriche e i gruppi sociali sono stati informati che il mandato è stato revocato a partire dal 1° luglio, ha dichiarato lunedì Radio Free Asia (RFA), con sede negli Stati Uniti, citando fonti non citate.

Il rapporto affermava che le autorità avevano alleggerito il mandato perché l'uso di maschere usate e il controllo rigoroso delle stesse avevano portato alla diffusione di infezioni alla pelle e agli occhi.

Lo scorso agosto, l'agenzia di stampa statale nordcoreana KCNA aveva dichiarato che Pyongyang aveva abbandonato l'obbligo di indossare maschere facciali insieme ad altre regole di allontanamento sociale, in seguito alla vittoria del leader Kim Jong Un sulla COVID-19.

Ma un mese dopo l'annuncio, le autorità hanno ordinato ai cittadini di indossare nuovamente le mascherine in pubblico, citando l'influenza e le malattie infettive che possono manifestarsi durante l'autunno e l'inverno, ma senza specificare la COVID-19.

L'agenzia di spionaggio della Corea del Sud ha dichiarato che i disertori che sono fuggiti dalla Corea del Nord a maggio hanno deciso di farlo a causa dei rigidi controlli COVID-19 del Paese.

I rigidi controlli sul coronavirus della Corea del Nord sono stati criticati anche da un rapporto delle Nazioni Unite dello scorso anno, in quanto peggiorano le violazioni dei diritti umani.

lunedì 3 luglio 2023

Siamo proprio sicuri che il lockdown prima e la guerra poi siano state decisioni intelligenti?

Forse non siamo messi così bene come ci raccontano!



L'INDUSTRIA MANIFATTURIERA ITALIANA SUBISCE LA PIÙ FORTE CONTRAZIONE DOPO I BLOCCHI COVID – PMI

ROMA, 3 luglio (Reuters) - Il settore manifatturiero italiano ha subito a giugno la contrazione più forte degli ultimi tre anni, come risulta da un'indagine condotta lunedì, segnalando una recessione in vista, a meno che i servizi di supporto non riescano a sostenere la terza economia della zona euro.

L'indice HCOB Global Purchasing Managers' Index (PMI) per il settore manifatturiero italiano si è attestato a 43,8, in calo rispetto ai 45,9 di maggio e ben al di sotto della soglia dei 50 che separa la crescita dalla contrazione, per il terzo mese consecutivo.

"La recessione dell'industria italiana... sembra aggravarsi", ha dichiarato Tariq Kamal Chaudhry, economista di HCOB.

La lettura ha mancato la previsione mediana di 45,4 in un sondaggio Reuters tra gli analisti ed è stata la più bassa dall'aprile 2020, quando l'industria italiana fu bloccata dalle serrate al culmine della prima ondata della pandemia COVID-19.

Il sottoindice della produzione manifatturiera è crollato a 42,7 da 46,4 di maggio, mentre l'indicatore dei nuovi ordini è sceso a 40,1 da 44,3.

L'economia italiana ha dato segnali estremamente contrastanti negli ultimi mesi, con l'industria e soprattutto il settore manifatturiero in forte difficoltà, ma con i servizi e l'occupazione in crescita grazie al boom degli arrivi turistici.

Secondo il sondaggio di Reuters, i dati dei settori PMI, che saranno pubblicati mercoledì, dovrebbero mostrare un rallentamento del settore a giugno, pur registrando ancora una certa crescita.

La produzione industriale è crollata dell'1,9% ad aprile rispetto al mese precedente, il quarto calo mensile consecutivo, secondo i dati dell'ufficio statistico nazionale ISTAT del mese scorso.

Il prodotto interno lordo è aumentato dello 0,6% nel primo trimestre rispetto ai tre mesi precedenti, recuperando il calo dello 0,1% registrato alla fine del 2022.

Il governo prevede ufficialmente una crescita del PIL dell'1,0% quest'anno, in rallentamento rispetto al tasso del 3,7% dello scorso anno.

https://www.reuters.com/markets/europe/italys-manufacturing-shrinks-steepest-rate-since-covid-lockdowns-pmi-2023-07-03/ 

domenica 2 luglio 2023

Sulla catastrofe climatica!

Non sono un esperto della materia.
Fatta questa premessa, c’è un’interrogativo che mi pongo da tempo e che diventa più pressante specialmente quando, in relazione alla necessità di metalli rari da reperire, leggo (Quattroruote) notizie del genere: “Transizione energetica-Benchmark Minerals: "Solo per le batterie servono oltre 500 miliardi di dollari".
I provvedimenti che sono stati decisi, che non contesto tout court, saranno estremamente impattanti sulle nostre vite e sulle nostre tasche: auto elettriche, bando alle caldaie e alle cucine a gas (a New York già dal 2027), energia green, ecc. ecc.
La catastrofe climatica alla quale altrimenti andremmo incontro (così afferma la “scienza”) è oggi attribuita non tanto all’inquinamento, quanto piuttosto all’aumento della CO2 nell’atmosfera determinato dagli attuali comportamenti umani. Prendiamo per buona questa ipotesi, anche se criticata da molti e sulla quale anche io ho più di un dubbio.
Fin da studente liceale ho studiato la “fotosintesi clorofilliana”. Mi hanno insegnato che la CO2 è fondamentale per la vita delle piante che, nel loro ciclo vitale la trasformano in O2. Senza CO2 le piante morirebbero e anche noi ne risentiremmo gravemente perchè l'O2 diminuirebbe.
L’interrogativo di cui parlavo all’inizio è questo: perchè non si investono risorse (almeno io non ne sento parlare da nessuno) nel piantare nuovi alberi, creare nuovi boschi, aumentare il verde urbano, bloccare la cementificazione selvaggia, impedire la distruzione sistematica dei polmoni verdi mondiali (la foresta amazzonica ad esempio)?
Non poteremmo in questo modo raggiungere un nuovo equilibrio tra produzione e trasformazione della CO2?
La spesa, sia in termini fattuali sia in termini di costi sociali, sarebbe sicuramente inferiore.
Oltretutto, sarebbe molto più piacevole per noi tutti vedere, nelle nostre città, tanti alberi in più piuttosto che tante colonnine per la ricarica delle auto elettriche che ognuno di noi sarà obbligato a comprare.
E allora il mio primo interrogativo ne genera un secondo: siamo proprio sicuri che a coloro che narrano la “catastrofe climatica” che ci aspetta interessi realmente la salvezza del genere umano o siano piuttosto interessati a quel cambiamento dell’economia di mercato che, in questa situazione congiunturale, è l’unico che gli permetterà di mantenere invariati i loro profitti economici?
Come sono solito fare espongo anche qui dubbi e non certezze, ripeto che non sono un esperto in materia e forse la mia analisi è semplicistica, e perciò sono pronto a critiche e osservazioni.
L’unica cosa che vorrei ribadire è che sono stanco di questo tipo di narrazione catastrofista (Covid, pandemie prossime venture, disastro climatico, ecc. ecc.) che ci toglie la speranza e la gioia di vivere.

 

La produzione e la conservazione dei vaccini.

E se gli effetti avversi legati ai vaccini anticovid, oltre che al meccanismo di azione in sé, fossero correlati anche alla qualità della produzione e della conservazione dei vaccini? Ricordate quando arrivarono i primi vaccini in un furgone speciale scortato dai carabinieri perché, rammento a tutti, devono essere conservati a temperature molto basse (-60/-90 gradi), anche se poi EMA, successivamente, permise la conservazione in frigorifero normale per un massimo di 30 giorni?

Questo articolo ci mostra come, in Danimarca, la segnalazione di effetti avversi varii in maniera drammatica a seconda del lotto impiegato del vaccino.

Leggere la frase: ”sono stati segnalati due casi di miocardite in due giovani maschi dopo aver ricevuto il vaccino mRNA-1273 COVID-19 (Moderna) dallo stesso lotto di vaccino nello stesso giorno” fa sorgere interrogativi importanti.

Se così fosse le responsabilità degli eventuali effetti avversi si estenderebbero anche a chi i vaccini li distribuisce e li inietta, oltre che a chi li ha prodotti e a chi li autorizzati e consigliati per categorie di età che non ne avevano necessità.

Stralci dell'articolo in questione:


La vaccinazione è stata ampiamente implementata per mitigare la Covid-19 e all'11 novembre 2022 erano state somministrate 701 milioni di dosi del vaccino Pfizer-BioNTech, collegate a 971.021 segnalazioni di sospetti effetti avversi (SAE) nell'Unione Europea. Le fiale di vaccino con le singole dosi sono fornite in lotti con un rigoroso controllo di qualità per garantire l'uniformità del lotto e della dose. Non sono stati riportati dati clinici sui singoli lotti di vaccino e la variazione dipendente dal lotto nell'efficacia clinica e nella sicurezza dei vaccini autorizzati sembra essere altamente improbabile. Tuttavia, anche in considerazione dell'autorizzazione all'uso di emergenza e della rapida implementazione di programmi di vaccinazione su larga scala, la possibilità di variazioni lotto-dipendenti appare degna di essere indagata. Abbiamo quindi esaminato i tassi di SAE tra i diversi lotti di vaccino BNT162b2 somministrati in Danimarca (popolazione 5,8 milioni) dal 27 dicembre 2020 all'11 gennaio 2022. I dati relativi a tutti i casi di SAE con le corrispondenti etichette dei lotti di vaccino segnalati all'Agenzia Medica Danese (DKMA) e classificati dalla DKMA in base alla gravità del SAE, e il numero di dosi di BNT162b2 nei singoli lotti di vaccino registrati dall'Istituto Danese del Siero, rispettivamente, sono disponibili pubblicamente e sono stati recuperati su richiesta

…....

I SAE sono stati contati a livello di lotto collegando i singoli SAE all'etichetta del lotto della dose di BNT162b che il soggetto aveva ricevuto. Il numero totale di SAE associati a ciascun lotto è stato diviso per il numero di dosi del lotto per ottenere il tasso di SAE per 1000 dosi.

……

In ogni persona, i singoli SAE sono stati associati a dosi di vaccino provenienti da 1,531 ± 0,004 lotti, per un totale di 66.587 SAE distribuiti tra i 52 lotti.

……

Inaspettatamente, i tassi di SAEs per 1000 dosi variavano notevolmente tra i lotti di vaccino.

…..

Sono state individuate tre linee di tendenza predominanti, con tassi di SAE sensibilmente più bassi nei lotti di vaccino più grandi e un'ulteriore eterogeneità dipendente dal lotto nella distribuzione della gravità degli SAE tra i lotti che rappresentano le tre linee di tendenza.

…….

La variazione osservata nei tassi di SAE e nella gravità tra i lotti del vaccino BTN162b2 in questo studio su scala nazionale è in contrasto con il tasso e la distribuzione omogenea di SAE previsti tra i lotti. In Danimarca e in altri Paesi dell'UE/SEE, la qualità dei vaccini è monitorata secondo le linee guida OCABR (Official Control Authority Batch Release) e, a nostra conoscenza, potenziali differenze nella sicurezza clinica o nell'efficacia dei lotti del vaccino BNT162b2 non sono state segnalate in precedenza, ad esempio in studi di pre-autorizzazione e in successivi studi basati sulla popolazione. Tali effetti possono essere più facili da rilevare in Paesi piccoli come la Danimarca, dove i vaccini BNT162b2 durante il periodo di studio sono stati generalmente forniti in diversi lotti più piccoli. Inoltre, il monitoraggio normativo e l'interesse scientifico per la sicurezza del vaccino COVID-19 si sono concentrati principalmente sugli eventi avversi gravi, ad esempio la miocardite. In ogni caso, l'identificazione di tali effetti richiede evidentemente che gli eventi avversi osservati siano collegati alle etichette e alle dimensioni dei singoli lotti (numeri di dose). In precedenza, è stato dimostrato che le variazioni nella produzione (crescita colturale) del vaccino Bacille Calmette-Guérin influenzano importanti effetti immunologici di questo vaccino, e sono stati segnalati due casi di miocardite in due giovani maschi dopo aver ricevuto il vaccino mRNA-1273 COVID-19 (Moderna) dallo stesso lotto di vaccino nello stesso giorno. In effetti, le variazioni (da lotto a lotto, da fiala a fiala e persino da dose a dose) nei vaccini possono verificarsi a causa di variabilità e violazioni delle pratiche, ad esempio nella produzione del vaccino, nella conservazione, nel trasporto, nella manipolazione clinica e negli aspetti di controllo; nel 2021, tre lotti del vaccino mRNA1273, per un totale di oltre 1,6 milioni di dosi, sono stati richiamati in Giappone dopo che 39 fiale del vaccino sono risultate contenere materiali estranei. Dati trapelati e contestati hanno anche suggerito che alcuni primi lotti commerciali del vaccino BNT162b2 contenevano livelli di mRNA intatto inferiori al previsto.



venerdì 30 giugno 2023

La rabbia!

 

Vedere un video come questo mi fa pensare che l’uccisione del diciasettenne Nahel nella banlieu parigina sia solo la scintilla che sta facendo esplodere la rabbia di una larga parte di popolazione che sperimenta una qualità di vita sempre peggiore rispetto alla constatazione che, al contrario, una elite minoritaria diventa sempre più ricca. La filosofia della “catastrofe” che negli ultimi anni rappresenta il progetto politico-mediatico di chi decide le sorti del mondo sta creando scompensi sociali troppo pesanti per poter essere sopportati. Covid, guerra, cataclisma climatico, così come narrati alla popolazione che vede irrealizzabile anche la speranza di una vita migliore in un prossimo futuro, ma si rende anche conto di quanti soldi stiano facendo girare queste “volute” catastrofi, stanno creando anche “scompensi” mentali che favoriscono reazioni come quelle che vediamo nel video.

Continueranno queste violenze oppure la macchina repressiva governativa, che è stata ben sviluppata e allenata in questi ultimi anni, come è probabile, vincerà?

Non so dirlo. So solo che stanno distruggendo il tessuto sociale che, bene o male, fino ad oggi aveva sempre tenuto, almeno nel mondo occidentale. E non so se i risultati che sperano di ottenere (arricchimento e/o potere personale, controllo elettronico della popolazione, annullamento della capacità critica dell’individuo) siano effettivamente realizzabili.

Io spero di no, non tanto per me quanto per le giovani generazioni che, devo ammettere, sono state sfortunate a nascere in un periodo storico come quello di oggi.


 

mercoledì 28 giugno 2023

Pensateci anche voi!

 

Una mia riflessione sul perché abbiamo la prova che il lockdown non è servito a nulla.
Basta mettere a confronto l’eccesso di mortalità nel periodo della pandemia tra Italia e Svezia. E’ assolutamente evidente che in Svezia le cose siano andate meglio.
E’ d’altronde vero che le critiche a questo tipo di confronto sono state molteplici e feroci. La densità abitativa, l’educazione degli svedesi sono le variabili che più vengono ricordate per dimostrare che il paragone tra i due paesi è impossibile.
Ebbene io le prendo per buone e domando: possiamo almeno dire, considerando queste variabili, che non c’è stata alcuna differenza riguardo l’impatto del Covid tra i due paesi?
E non è questa la prova provata che dunque il lockdown (chiusura attività economiche, chiusura scuole, mascherine) non è servito a niente?
Che l’evoluzione del Covid è stata quella naturale di ogni epidemia causata da agenti eziologici nuovi per i quali non esiste immunità specifica?
Esiste però una differenza fondamentale.
Tegnell, che è stato lo stratega della risposta governativa al virus, ha ammesso, a differenza degli “scienziati” e dei politici nostrani, che un errore lo ha commesso: non ha protetto sufficientemente le residenze per anziani. A tal riguardo credo che tutti noi dovremmo ricordare ciò che veniva detto nella Great Barrington Declaration che, purtroppo, oggi, nessuno ricorda o cita più: la protezione degli anziani nei primi periodi dell’epidemia.
In prospettiva questo significa molto. Nell’eventuale prossima epidemia credo che la Svezia non farà più questo errore. Non so invece cosa accadrà da noi.
Nel caso ciò accadesse sfido chiunque ad avere il minimo dubbio rispetto alla superiorità della strategia svedese nell’evitare tutti i danni (economia, salute mentale, istruzione, prevenzione delle malattie, ecc. ecc.) che stiamo scontando attualmente e che continueremo a scontare chissà per quanto tempo ancora!

 

Covid, emergenza globale! Per sempre!

 

Questo è l'articolo che mi appare stamattina nella newsletter di Doctor33. Lo riporto integralmente perchè evidenzia chiaramente che la decisione presa dagli organismi mondiali come l'OMS è quella di continuare a presentare il covid come una emergenza globale. Anche se, e questo mi conforta, anche loro non hanno più la spudoratezza di invitare tutti alla vaccinazione, ma solo gli over 65 e i "fragili". Stupenda in tal senso la frase "𝘊𝘰𝘷𝘪𝘥-19 𝘴𝘪 𝘦̀ 𝘢𝘱𝘱𝘳𝘰𝘧𝘪𝘵𝘵𝘢𝘵𝘰 𝘥𝘪 𝘶𝘯'𝘦𝘱𝘪𝘥𝘦𝘮𝘪𝘢 𝘥𝘪 𝘮𝘢𝘭𝘢𝘵𝘵𝘪𝘦, 𝘵𝘳𝘢 𝘤𝘶𝘪 𝘵𝘶𝘮𝘰𝘳𝘪, 𝘱𝘢𝘵𝘰𝘭𝘰𝘨𝘪𝘦 𝘤𝘢𝘳𝘥𝘪𝘰𝘷𝘢𝘴𝘤𝘰𝘭𝘢𝘳𝘪, 𝘥𝘪𝘢𝘣𝘦𝘵𝘦 𝘦 𝘮𝘢𝘭𝘢𝘵𝘵𝘪𝘦 𝘱𝘰𝘭𝘮𝘰𝘯𝘢𝘳𝘪 𝘤𝘳𝘰𝘯𝘪𝘤𝘩𝘦". Questo virus è proprio un gran "volpone"!😀
A proposito, per conoscere meglio Hans Henri P. Kluge, direttore della Regione europea dell'Oms, posto la foto con la quale si presenta, ancora oggi, sul sito ufficiale dell'OMS. E' chiaro con chi abbiamo a che fare!
 
 

Il Covid non è scomparso. Ecco i soggetti più vulnerabili e le misure da adottare secondo Oms Europa

Sono quasi 36 milioni gli europei, uno ogni 30 abitanti del Vecchio continente, che hanno sviluppato il Long Covid nei primi tre anni della pandemia.
Lo ha dichiarato Hans Henri P. Kluge, direttore della Regione europea dell'Oms, sottolineando come per questi cittadini sarà duro il ritorno alla vita normale.

"Soffrono in silenzio - ha precisato - lasciati indietro mentre altri guariscono dal Covid". "Il Long Covid - ha aggiunto Kluge - rimane un vuoto nella nostra conoscenza, che deve essere urgentemente colmato. Fino a quando non svilupperemo diagnosi più complete e trattamenti adeguati per il Long Covid, non ci riprenderemo dalla pandemia. È necessario che si sviluppi la ricerca e proseguire con le vaccinazioni". La priorità, secondo il direttore dell'area europea dell'Oms, "deve essere la vaccinazione della parte di popolazione vulnerabili, gli anziani con altre patologie e gli immunocompromessi. Per questi gruppi dovremmo assicurare un tasso di vaccinazione di almeno il 70%, includendo anche la dose booster".
Kluge ha osservato che "quest'estate sarà la prima in più di tre anni che molti di noi potranno godere senza l'incombente minaccia del Covid-19. Anche se potrebbe non essere un'emergenza sanitaria pubblica globale, tuttavia, il Covid-19 non è scomparso. Quasi 1.000 nuovi decessi per Covid-19 continuano a verificarsi in tutta la regione europea ogni settimana, e questa è una sottostima a causa del calo dei Paesi che segnalano regolarmente decessi per Covid-19 all'Oms".

Vietato però abbassare la guardia, avverte in conferenza stampa Kluge. "Anche se non è più un'emergenza sanitaria pubblica globale, Covid non è scomparso. Quasi mille nuovi morti continuano a verificarsi in tutta la regione ogni settimana - ricorda - e si tratta di una sottostima, considerato il calo dei Paesi che segnalano regolarmente i decessi Covid-19 all'Oms".

Il coronavirus Sars-CoV-2 "continua a colpire in modo sproporzionato i più deboli e i più vulnerabili", rimarca Kluge, ribadendo l'importanza del vaccino: "La priorità - raccomanda - deve essere vaccinare le popolazioni vulnerabili, gli anziani, i pazienti con condizioni mediche di base e gli immunocompromessi. Per questi gruppi dovremmo garantire una copertura vaccinale di almeno il 70%, comprese le dosi di richiamo primarie e aggiuntive".

"Covid-19 - sottolinea il numero uno di Oms Europa - si è approfittato di un'epidemia di malattie, tra cui tumori, patologie cardiovascolari, diabete e malattie polmonari croniche, che oggi causano il 75% della mortalità nella nostra regione. I pazienti con queste condizioni mediche di base erano, e sono tuttora, molto più vulnerabili alle forme gravi di Covid. Semplici misure possono aiutare a ridurre il carico di queste cosiddette patologie non trasmissibili, e combattere la prossima pandemia quando arriverà. Chi di noi ha i mezzi e l'opportunità, ad esempio, può fare 25 minuti di esercizio moderato al giorno, smettere di fumare", ricordare che "meno alcol si assume e meglio è, e limitare l'assunzione di sale".

lunedì 26 giugno 2023

Almeno ci fosse un'analisi retrospettiva!

 


Attualmente è del tutto evidente l’aumento delle patologie tumorali e cardiache in stadio avanzato (ma anche di tutte le altre) per la mancanza di prevenzione che si è verificata durante l’epidemia. Per dare una misura del fenomeno, ricordo che l’Agenas ha riportato che nel 2020 ci sono stati 1,7 milioni di ricoveri ospedalieri in meno a causa del Covid. Tutto ciò è avvenuto per il micidiale “combinato disposto” tra “evitiamo lo stress degli ospedali” e “andare in ospedale ci può fare infettare”.

Come per tutto ciò che riguarda il Covid non esiste purtroppo in Italia, sia da parte dei “decisori” sia da parte dei media, alcuna analisi retrospettiva degli errori commessi. Tutto è stato fatto al meglio!
Questo significa che alla prossima “epidemia” è molto probabile che verranno commessi gli stessi errori e la popolazione subirà gli stessi danni.
Trovo sconcertante, ad esempio, che non siano ancora arrivate le scuse per frasi come “chi non si vaccina, muore e fa morire gli altri” oppure “il GP dà la sicurezza di trovarsi in ambienti nei quali non è possibile il contagio” eventualmente addossando la responsabilità agli “scienziati” che le hanno suggerite.
In altre nazioni invece pare che si cominci a parlare di tutto questo, ricordando i pochi medici e scienziati che fin dall’inizio si erano opposti a queste dannose strategie.
Questa la prima parte dell’articolo sul Guardian di ieri:
 
Il capo dell'NHS inglese ha criticato lo slogan del governo che esortava i cittadini a "proteggere il servizio sanitario nazionale" all'inizio della pandemia di Covid, in quanto ritiene che possa aver scoraggiato le persone a farsi avanti per ricevere le cure di cui hanno bisogno.

Simon Stevens, che ha guidato l'NHS fino al luglio 2021, è stato uno dei "più grandi critici" dello slogan e non ha partecipato alla discussione governativa che ha portato alla diffusione della frase.

La rivelazione è emersa in un nuovo libro sul servizio sanitario, in cui si legge che le figure sanitarie di alto livello hanno presto cercato di capire i potenziali danni causati dallo slogan.

"Era uno slogan tremendamente potente", scrive la giornalista Isabel Hardman in Fighting for Life: The Twelve Battles That Made Our NHS, and the Struggle for Its Future.

"Era popolare nel governo, ma non in modo universale. Infatti, uno dei suoi maggiori critici era Simon Stevens. Stevens non era presente alle telefonate in cui [i consulenti del governo] hanno ideato "Protect the NHS", e inizialmente si è lamentato in privato del fatto che desse l'impressione che il pubblico fosse al servizio del servizio sanitario, e non che il servizio sanitario fosse al servizio del pubblico.

In ogni caso, l'attenzione si è rapidamente concentrata sull'importanza di "proteggere il servizio sanitario nazionale". Ma non c'è mai stata una chiara definizione di ciò da cui si voleva proteggere".

Più tardi, nel 2020, Lord Stevens ha fatto riferimento alle sue preoccupazioni riguardo allo slogan, scrivendo: "Piuttosto che dire 'Proteggere il NHS', il personale del servizio sanitario preferisce dire: 'Aiutateci ad aiutarvi'".

Anche alti esponenti dell'NHS hanno tentato di lottare contro lo slogan a partire dalla primavera del 2020, esortando i pazienti a rivolgersi a loro come di consueto.

Ad aprile, Sir Stephen Powis, direttore medico nazionale dell'NHS, ha dichiarato in una conferenza stampa: "Se avete una qualsiasi condizione di emergenza, che si tratti di un bambino malato, di una madre o di una madre in gravidanza preoccupata per i movimenti del bambino, dovreste cercare i servizi di emergenza proprio come avete sempre fatto.

"Sono lì per voi e anche se ci stiamo concentrando sul coronavirus, è importante che continuiamo a concentrarci anche su altre condizioni di emergenza".

………………...

sabato 24 giugno 2023

Fatemi illudere!

Credo che ormai anche “loro” si siano resi conti che non possono più “consigliare” la vaccinazione anticovid di bambini, adolescenti e adulti sani utlizzando le campagne di terrore del 2021 e 2022 (decessi pediatrici, Mis-C, “chi non si vaccina muore e fa morire”, diffusione incontrollata a fronte di una assoluta assenza di effetti collaterali del vaccino, ecc. ecc.).
Hanno realizzato che consapevolezza personale e articoli su possibili effetti avversi del vaccino stanno via via aumentando e, nonostante continui la censura delle riviste scientifiche alla pubblicazione di studi in tal senso, comprendono che, alla fine, la diga crollerà perché l’ondata di piena non potrà essere fermata.
Sperano perciò che un periodo di decantazione possa portare all’ “oblio” degli interventi spietati e scellerati che hanno messo in atto, utilizzando anche, come spesso succede nella storia dell’umanità, la strategia ben nota di portare all’attenzione pubblica la comparsa di nuove emergenze globali destinate alla distruzione del genere umano.
Perciò ormai nessuna “istituzione scientifica” ufficiale parla più, per il prossimo autunno-inverno, di vaccinazione per tutti, bensì di vaccinazione “consigliata” solo per gli over 65 e i “fragili”, che poi mi sono sempre chiesto che cosa cavolo voglia significare!
Io però, che la memoria desidero conservarla, mi ricordo bene le campagne di vaccinazione, aggressive e prive di qualsiasi dubbio, per i bambini e i lattanti messe in campo, nel 2021 e 2022 dalle Società Scientifiche della Pediatria italiana con l’enorme spazio a loro concesso dai media. Anche loro, fortunatamente, oggi tacciono.
Dobbiamo comunque riconoscere che la campagna mediatica in generale ha avuto successo.
Gli italiani, non dissimilmente dagli abitanti delle altre nazioni “progredite” (quelle del “terzo mondo”, forse perché i vaccini non li avevano, se la sono in parte scampata) si sono vaccinati in massa. Non so se tutti convinti di farlo o, piuttosto, costretti!
Se vediamo i dati riportati da Statista il tasso vaccinale è veramente molto alto.
Però, e questo mi conforta, per la fascia di età 5-11 anni è del 35%. Senza alcun dubbio, troppi, ma comunque molto meno di quanto "loro" avevano sperato!
Mi piace pensare che una infinitesimale responsabilità per questo dato la possa avere anche io, considerando ciò che ho scritto, fin dall’inizio, su queste pagine.
Probabilmente è solo un’illusione, ma consentitemela per favore, fa bene al mio cuore!
 

 

giovedì 22 giugno 2023

Non perdiamo completamente la fiducia!

 

Nonostante la sfiducia che ho maturato verso la “scienza medica” in questi ultimi tempi, considerata l’accettazione acritica rispetto agli interventi adottati per l’epidemia (vaccinazione, lockdown, mascherine ecc.), mi rimane sempre la fiducia che esistano comunque degli autoanticorpi, nella “scienza”, che, con il tempo, riescano a far emergere la verità, come è già successo altre volte. Forse sono troppo ottimista, ma non mi dispiace essere così, perché mi permette di pensare con minore preoccupazione alla vita futura dei miei nipoti.
Dunque questo articolo che mette in dubbio l’utilità della cardioaspirina, farmaco di moda, ormai da tempo prescritto nella maggioranza della popolazione anziana e non, per la prevenzione degli accidenti cardiovascolari e ne evidenzia, tra l'altro, un possibile effetto collaterale che può incidere sulla qualità della vita (deterioramento cognitivo e depressione), mi induce alla speranza che anche per i vaccini anticovid in un giorno non troppo lontano si possa giungere alla “verità scientifica”.
Questo, purtroppo, non potrà riparare gli eventuali danni che un uso indiscriminato, non limitato ai soli soggetti a rischio, ha già provocato nella popolazione.
E questo neanche modifica il mio giudizio su una classe medica che ha permesso, senza fiatare, che venissero messi in atto provvedimenti dannosi, ascientifici e contrari ai principi ippocratici (chiusura scuole, mascherine, vaccinazione bambini e adolescenti, cancellazione di diritti fondamentali come il lavoro, ecc.), ma almeno mi dà una speranza per il futuro.
 
 AVVERTENZA SULL'ASPIRINA: L'ANEMIA PUÒ AUMENTARE CON L'USO

Gli anziani che assumono quotidianamente aspirina a basso dosaggio hanno un rischio maggiore del 20% di sviluppare anemia anche senza aver già avuto un evento emorragico maggiore, secondo i risultati di un nuovo studio randomizzato e controllato.

Nello studio, pubblicato il 20 giugno negli Annals of Internal Medicine, i ricercatori hanno analizzato i dati dello studio Aspirin in Reducing Events in the Elderly (ASPREE) e hanno esaminato le concentrazioni di emoglobina di 19.114 pazienti anziani sani e residenti in comunità.

"Sapevamo da ampi studi clinici, compreso il nostro studio ASPREE, che l'aspirina giornaliera a basso dosaggio aumentava il rischio di emorragie clinicamente significative", ha dichiarato Zoe McQuilten, MBBS, PhD, ematologa presso la Monash University in Australia e autrice principale dello studio. "Dal nostro studio abbiamo scoperto che l'aspirina a basso dosaggio aumentava anche il rischio di anemia durante la sperimentazione, e questo era probabilmente dovuto a un'emorragia non clinicamente evidente".

L'anemia è comune tra i pazienti anziani. Secondo la Cleveland Clinic, può causare affaticamento, battito cardiaco accelerato o irregolare, cefalea, dolore toracico e suoni martellanti o rimbombanti nell'orecchio. Può anche peggiorare condizioni come l'insufficienza cardiaca congestizia, il deterioramento cognitivo e la depressione nelle persone di 65 anni e più.

La US Preventive Services Task Force ha modificato la sua raccomandazione sull'aspirina per la prevenzione primaria delle malattie cardiovascolari nel 2022, raccomandando di non iniziare l'aspirina a basso dosaggio per gli adulti di 60 anni o più. Per gli adulti di età compresa tra i 40 e i 59 anni che presentano un rischio di malattia cardiovascolare a 10 anni pari o superiore al 10%, l'agenzia raccomanda che i pazienti e i medici decidano di iniziare l'uso dell'aspirina a basso dosaggio caso per caso, poiché il beneficio netto è ridotto.

McQuilten ha detto di aver trascorso gli ultimi 5 anni a studiare i substrati dell'anemia e di condizioni come il tumore del sangue. In molti casi di anemia, i medici non sono in grado di determinare la causa sottostante, ha detto. Uno studio pubblicato nel 2021 sul Journal of American Geriatrics Society ha rilevato che in circa un terzo dei casi di anemia l'eziologia non era chiara.

Circa il 50% delle persone di età superiore ai 60 anni coinvolte nell'ultimo studio ha assunto aspirina per la prevenzione dal 2011 al 2018. Secondo McQuilten, questo numero è probabilmente diminuito dopo le modifiche apportate alle linee guida nel 2022, ma l'uso a lungo termine potrebbe essere proseguito tra i pazienti più anziani. I ricercatori hanno anche esaminato i livelli di ferritina, che fungono da indicatore dei livelli di ferro, al basale e dopo 3 anni.

Secondo i ricercatori, l'incidenza di anemia è stata di 51 eventi per 1000 anni-persona nel gruppo dell'aspirina rispetto a 43 eventi per 1000 anni-persona nel gruppo del placebo. La probabilità stimata di incorrere in anemia entro 5 anni è stata del 23,5% nel gruppo aspirina e del 20,3% (nel gruppo placebo. La terapia con aspirina ha comportato un aumento del 20% del rischio di anemia (95% CI: 1,12 - 1,29).

I soggetti che hanno assunto aspirina avevano maggiori probabilità di avere livelli sierici di ferritina più bassi a 3 anni rispetto a quelli che hanno ricevuto il placebo. La diminuzione media della ferritina tra i partecipanti che hanno assunto l'aspirina è stata superiore dell'11,5% (95% CI: 9,3% - 13,7%) rispetto a quelli che hanno assunto il placebo.

Basil Eldadah, MD, PhD, medico supervisore presso il National Institute on Aging, parte del National Institutes of Health, ha dichiarato che i risultati dovrebbero incoraggiare i medici a prestare maggiore attenzione ai livelli di emoglobina e a discutere con i pazienti della necessità di assumere aspirina.

"Se qualcuno sta già assumendo aspirina per qualsiasi motivo, è bene tenere d'occhio l'emoglobina", ha detto Eldadah, che non ha partecipato allo studio. "Se qualcuno sta assumendo l'aspirina e ha un'età avanzata, e non è per un'indicazione come la malattia cardiovascolare, deve considerare seriamente se questa è la migliore opzione terapeutica".

Lo studio non ha esaminato le conseguenze funzionali dell'anemia sui partecipanti, che secondo Eldadah potrebbero essere oggetto di ricerche future. I ricercatori hanno detto che una limitazione era che non era chiaro se l'anemia fosse sufficiente a causare sintomi che influivano sulla qualità della vita dei partecipanti o se il sanguinamento occulto causasse l'anemia. Inoltre, i ricercatori non hanno documentato se i pazienti avessero consultato i loro medici abituali e se avessero ricevuto un trattamento per l'anemia nel corso dello studio.


martedì 20 giugno 2023

Confessione.

 

Tre giorni fa ho scritto un post nel quale avanzavo l’ipotesi che la comparsa di una sintomatologia allergica alla mia non giovane età età di 71 anni potesse essere dovuta alle tre dosi di vaccino che avevo fatto.
Giustamente, in un commento su FB, mi è stato chiesto perché, considerato ciò che scrivo da sempre, io, dopo le prime due dosi avevo fatto anche la terza.
Poichè la domanda mi sembra legittima e, in fondo, spesso me lo chiedo anche io, provo qui a dare una spiegazione che non vuole assolutamente essere una giustificazione. Anche io sono fallibile come tutti gli esseri umani.
Le prime due dosi le ho fatte dopo averci ragionato. Ero consapevole dei rischi di un vaccino non sperimentato, ma ho considerato la mia età e i possibili danni di un virus nuovo per il quale non esistevano ancora anticorpi specifici. Del noto effetto “harvesting” abbiamo parlato spesso e vale comunque per tutti i virus e batteri che appaiono sulla terra (l’influenza “spagnola” è forse l’esempio più noto).
C’è da dire poi che, in fondo, considerata la mia professione, prima del Covid la mia fiducia nella “scienza” aveva ancora un certo peso nelle mie decisioni.
La terza dose, lo ammetto, l’ho fatta perché spesso vado a Parigi, l’esecuzione dei tamponi era per me estremamente fastidiosa e poco tollerabile, il pass sanitario dopo sei mesi scadeva e ho valutato che, avendo fatto già due dosi, i rischi non aumentavano di molto con la terza. Probabilmente oggi non prenderei la stessa decisione, ma come ho detto prima, anche io talvolta sbaglio e non ho mai preteso di essere portatore di verità, ma piuttosto di dubbi.
Comunque sia, ciò che mi conforta è che, fin dall’inizio, a differenza di alcuni amici, mi sono opposto con fermezza e chiarezza alla vaccinazione per i bambini, gli adolescenti e i giovani adulti sani che sono poi, specialmente i primi, le categorie che mi sono state sempre a cuore.
E su questo non ho mai avuto alcun dubbio anche se la mia esposizione in tal senso ha provocato dei problemi, almeno su FB!

 

Complimenti agli "sceneggiatori"! Da Oscar!

 

 
Ecco un esempio di dove sono andati a finire i soldi (quantità inimmaginabili) che il Covid ha permesso di far guadagnare a coloro che lo hanno intenzionalmente descritto come l'evento "fine del mondo".
Questo bel cumulo di DPI (mascherine e camici) lo hanno trovato in Hampshire.
Non so se scoprire che la strategia messa in atto per fare soldi non sia dunque una prerogativa solo italiana possa rincuorarci. Certo è che la regia è stata indubbiamente di tipo mondiale e bisogna ammettere che gli sceneggiatori sono stati veramente bravi, da Oscar!
 
"Enorme mucchio di DPI inutilizzati scaricati vicino a una riserva naturale nell'HampshireUna montagna di confezioni inutilizzate di dispositivi di protezione individuale (DPI) è stata scoperta scaricata in un terreno della New Forest, nell'Hampshire.Non si sa come le confezioni di grembiuli medici, e forse anche di maschere facciali, siano finite nel sito della cittadina di Calmore.
..........................
L'anno scorso, il Commons Public Accounts Committee ha dichiarato che il governo ha perso il 75% dei 12 miliardi di sterline spesi per i dispositivi di protezione individuale nel primo anno della pandemia COVID-19 a causa di prezzi gonfiati e kit non conformi ai requisiti, tra cui 4 miliardi di sterline di DPI che non potevano essere utilizzati nel NHS."



domenica 18 giugno 2023

Dove erano tutti quanti?!

Un editoriale sull'ultimo numero del Wall Street Journal che espone fatti ben noti, ma che comunque è sempre utile ribadire. Sono stato l'altroieri a Napoli alla presentazione di un libro sulla criminalità infantile in Campania alla quale erano presenti i massimi esponenti delle istituzioni giudiziarie. Si è parlato del sensibile aumento, negli ultimi 2 anni, del tasso di abbandono scolastico come una delle cause dell'aumento della criminalità infantile. Avrei voluto chiedere (non ne ho avuta la possibilità) dove erano tutti quanti quando in Campania le scuole sono state chiuse per il periodo più lungo che in qualsiasi altra parte del globo e nessuno ha detto una parola. Certe volte mi innervosisco davvero!

Continuano ad accumularsi le prove che i bambini sono stati le maggiori vittime della risposta del governo alla Covid. L'ultima viene da un nuovo rapporto del Centers for Disease Control and Prevention, secondo cui gli omicidi e i suicidi giovanili hanno toccato i massimi da 20 anni a questa parte nel 2021, in seguito alle serrate e al ricorso a un'azione di polizia più aggressiva. Questi nuovi dati mostrano che, dopo un lieve calo tra il 2018 e il 2019, i suicidi giovanili sono aumentati nel 2020 e nel 2021. L'aumento nei due anni tra i giovani in età universitaria (20-24 anni) è stato il più grande in almeno due decenni. L'aumento dei problemi di salute mentale tra i giovani durante la pandemia è stato ampiamente descritto. Un'indagine del CDC ha rilevato che circa la metà dei giovani tra i 18 e i 24 anni ha sperimentato ansia o depressione durante l'estate del 2020. Il lockdown e le chiusure dei college hanno spinto alcuni di loro in uno stato depressivo e in un tunnel di social media. Il picco di omicidi ha attirato meno attenzione, anche se i numeri sono ancora più impressionanti. Tra il 2019 e il 2021, il tasso di omicidi tra i ragazzi di età compresa tra i 10 e i 24 anni è aumentato del 37% e ancora di più tra quelli di età compresa tra i 15 e i 19 anni (44%) e tra i 10 e i 14 anni (56%). Il CDC non tenta di diagnosticare i colpevoli, ma non è difficile identificarli: all'inizio della pandemia, i governi hanno fatto uscire di prigione i criminali, presumibilmente per ridurre la diffusione della Covid. Secondo l’Ufficio delle statistiche sulla giustizia, il numero di persone in custodia di carceri statali, federali o private è diminuito di 215.800 unità tra febbraio 2020 e febbraio 2021. San Francisco ha ridotto la popolazione carceraria del 40%. Allo stesso tempo, le proteste dopo la morte di George Floyd nel maggio 2020 hanno scatenato un'ondata di proteste contro le forze dell’ordine. I procuratori distrettuali  in tutto il Paese hanno smesso di perseguire crimini cosiddetti senza vittime, come il taccheggio e l'uso di di droga, anche quando i colpevoli avevano un passato di violenza. Con la chiusura delle scuole, alcuni adolescenti si sono dati al comportamento antisociale. Le vittime dell'aumento della violenza non sono stati solo i giovani uomini, ma anche i bambini finiti nel mirino della violenza delle bande. Mentre i leader politici erano ossessionati di proteggere i bambini da un virus che presentava pochi rischi per i giovani, hanno ignorato pericoli ben più gravi. Nel 2020 il suicidio è stato la seconda e l'omicidio la quarta la quarta causa di morte tra gli adolescenti tra i 10 e i 14 anni. Il Covid non era nella top 10. Il numero di omicidi è 13 volte superiore dei decessi per Covid tra i giovani di età compresa tra i 15 e i 24 anni. Il virus si è ritirato, ma non le politiche distruttive di polizia.


 

sabato 17 giugno 2023

E chi ci crede?!?!

 


Voi ci credete? Io ho molti dubbi!
Segnalo un particolare. L'articolo dice che:"Facebook ha dichiarato di aver eliminato 1,3 miliardi di account falsi tra ottobre e dicembre e di aver rimosso più di 12 milioni di contenuti sulla COVID-19 e sui vaccini che gli esperti di salute pubblica hanno segnalato come disinformazione."
Nel merito vorrei far notare che i sedicenti "esperti di salute pubblica" in Italia sono quelli di Open di Mentana. Permettetemi dunque di affermare che la definizione mi sembra un po' "eccessiva" e "azzardata",  per parlare con decenza!😀
 
Meta revoca le misure per contrastare la disinformazione sul COVID
 
16 giugno (Reuters) - Meta Platforms (META.O) ha dichiarato venerdì che una politica messa in atto per frenare la diffusione della disinformazione relativa alla COVID-19 su Facebook e Instagram non sarà più in vigore a livello globale.Le piattaforme di social media come Facebook e Twitter sono state sottoposte a un'immensa pressione per affrontare la disinformazione legata alla pandemia, comprese le false affermazioni sui vaccini, spingendole ad adottare misure rigorose.All'inizio del 2021, Facebook ha dichiarato di aver eliminato 1,3 miliardi di account falsi tra ottobre e dicembre e di aver rimosso più di 12 milioni di contenuti sulla COVID-19 e sui vaccini che gli esperti di salute pubblica hanno segnalato come disinformazione.Nel luglio dello scorso anno, la casa madre di Facebook ha chiesto il parere del suo comitato di supervisione indipendente per modificare l'approccio attuale, visto il miglioramento delle fonti di informazione autentiche e della consapevolezza generale sul COVID.Tuttavia, venerdì Meta ha dichiarato che le regole rimarranno in vigore nei Paesi che hanno ancora una dichiarazione di emergenza sanitaria COVID-19 e che l'azienda continuerà a rimuovere i contenuti che violano le sue politiche di disinformazione sul coronavirus."Stiamo consultando esperti di salute per capire quali affermazioni e categorie di disinformazione potrebbero continuare a rappresentare un rischio", ha dichiarato Meta in un post sul blog.All'inizio di novembre, anche Twitter ha ritirato la sua politica di disinformazione sul COVID-19.

venerdì 16 giugno 2023

Cosa ne pensate?

 

 
Segnalazione e interrogativo per i colleghi medici che mi onorano di leggere i miei post (ma anche per tutti gli altri).
Sono attualmente in pieno e fastidioso attacco allergico (starnuti continui, rinorrea, lacrimazione, prurito al naso).
Il problema è che ho 71 anni e mai, nella mia vita, ho sofferto di allergie di qualsiasi tipo. Non ho cognizione di insorgenza di allergia stagionale in vecchiaia, salvo rarissimi casi e per questo chiedo il vostro parere.
A me il dubbio che il vaccino (3 dosi) possa entrarci in qualche modo, sinceramente mi viene. D'altronde quando mi sono vaccinato ero cosciente che qualche rischio lo correvo, ma allora mi fidavo di più e, comunque, ho valutato che la mia età avanzata potesse rappresentare un problema rispetto alla variante delta che allora circolava.
La consapevolezza del rischio mi ha portato a sconsigliare fin dall'inizio la vaccinazione per i bambini, gli adolescenti e gli adulti sani, tanto più ancora quando è comparsa omicron e quando è stato da subito chiaro che la vaccinazione non impediva il contagio.
Forse oggi farei scelte personali diverse, non so.
Comunque poco male, ho preso un antistaminico e vedrò cosa succederà all'arrivo dei prossimi pollini.

 

Esperienza quotidiana e riflessione successiva.

 

Condivido la mia esperienza odierna. Riso o pianto, decidete voi!

In fila alla cassa di un negozio di materiale elettrico. Una giovane ed elegante signora davanti a me sta pagando e, alla richiesta del commesso se vuole una busta, risponde di no perché “ è da un po’ che si è convertita alla vita ecologica e salutare”.

Paga, si volta e… la mascherina d’ordinanza sul viso!

Riflettete un po’!

Se anche adesso continuiamo ad assistere a comportamenti di questo tipo, e vi assicuro che ne vedo tanti simili, cosa succederà alla prossima ondata epidemica, indipendentemente che sia di Covid, d’influenza, di raffreddore o di qualsiasi altro virus decideranno essere “letale” per il genere umano?

Mi sa proprio che abbiamo perso la battaglia in difesa della ragione e della scienza, quella vera però!


 

giovedì 15 giugno 2023

Le ultime sul Long Covid.

 


 

Dopo la parentesi berlusconiana, che spero termini di far notizia in tempi brevi, riprendo a parlarvi di Covid.

Anzi di Long Covid che ormai, vista la irrilevanza attuale dell’infezione, è diventata la nuova emergenza mondiale insieme alla possibile comparsa di nuove e letali varianti.

Ecco dunque scoprire che, se avevate problemi di sonno prima di beccarvi il Covid19 (mi raccomando, sempre un tampone ai minimi sintomi di naso che cola!😀) il rischio di sviluppare un Long Covid è per voi superiore rispetto a coloro che dormivano sereni. Come afferma l’articolo di cui riporto alcuni stralci: “Sebbene sia stata ufficializzata la fine dell'emergenza sanitaria, osservano gli scienziati, l'elevata prevalenza di sintomi di Long Covid potrebbe produrre una seconda crisi sanitaria, "andando a interessare circa 4 sopravvissuti a Covid su 10”.

Vi prego di notare l’utilizzo del termine “sopravvissuti”. Chi, come me, l’ha avuto ed è ancora vivo, deve coonsiderarsi un vero fortunato!😀

 

Avere disturbi del sonno prima dell'infezione da Sars-CoV-2 sembra essere associato a un maggior numero di sintomi di Long Covid. E' quanto emerge da una ricerca italiana. A firmare lo studio, pubblicato sulla rivista scientifica 'Brain, Behavior, and Immunity', sono ricercatori del Laboratorio di psicofisiologia del sonno e neuroscienze cognitive dell'università degli Studi dell'Aquila. Sotto la lente il possibile ruolo di condizioni pre-esistenti come una scarsa qualità del sonno, sintomi di insonnia, una ridotta durata del sonno. Questi disturbi, secondo le conclusioni degli autori, rappresentano un fattore di rischio significativo per lo sviluppo di pressoché tutti i sintomi di Long Covid esaminati, oltre che determinare maggiori tempi di recupero funzionale.

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Sebbene sia stata ufficializzata la fine dell'emergenza sanitaria, osservano gli scienziati, l'elevata prevalenza di sintomi di Long Covid potrebbe produrre una seconda crisi sanitaria, "andando a interessare circa 4 sopravvissuti a Covid su 10". L'eziologia di questa sindrome rimane ancora poco compresa e pochi sono i fattori di rischio attualmente riconosciuti. Da qui l'idea di indagare sul sonno che - spiegano i ricercatori dell'Univaq - gioca un ruolo cruciale nella regolazione del sistema immunitario e nelle risposte infiammatorie dell'organismo.

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In quest’ottica, i disturbi del sonno potrebbero svolgere un ruolo significativo nella predisposizione ai sintomi che seguono nel lungo termine l’infezione da Sars-CoV-2.

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Dai dati raccolti è risultata una relazione tra sonno pre-infezione e Long Covid. "L'identificazione di potenziali fattori di rischio di Long Covid rappresenta una sfida medica di primo ordine, al fine di garantire l’individuazione di popolazioni vulnerabili e la definizione di interventi preventivi mirati", spiega Michele Ferrara, responsabile del progetto di ricerca e direttore del Laboratorio.

"Disturbi del sonno come l'insonnia rappresentano una delle manifestazioni cliniche di Long Covid più comuni - aggiunge Federico Salfi, assegnista di ricerca, ideatore e primo autore dell'articolo -. Con il nostro studio abbiamo voluto ribaltare il paradigma e proporre un nuovo punto di vista, dimostrando come i problemi di sonno costituiscano anche un importante antecedente della sindrome Long Covid". Ad oggi, milioni di sopravvissuti al Covid si trovano a convivere con un ampio spettro di manifestazioni cliniche che interferiscono con la loro vita quotidiana, arrivando a volte anche a compromettere la capacità di riprendere una routine lavorativa regolare, sovraccaricando i sistemi sanitari internazionali con ingenti costi sociali ed economici.

"Il prossimo step è sicuramente quello di valutare se interventi preventivi mirati al miglioramento della qualità e durata del sonno possano ridurre le sequele del Covid. Le implicazioni potrebbero essere di vasta portata, alla luce della preesistente epidemia di disturbi del sonno che affligge la nostra società, situazione ulteriormente peggiorata proprio durante il periodo pandemico", concludono i due autori del lavoro.


Ai primi sintomi fatevi subito il tampone!

  Attenzione! In questo post uso la provocazione e l’ironia. E’ una precisazione che ho imparato essere necessaria in social come FB. Veniam...