Quest’anno credo che non sussistano i motivi per festeggiare il Natale come abbiamo fatto negli anni precedenti. I miei familiari sono d’accordo con me e abbiamo perciò deciso che, a parte il babbo natale dei nipotini, tra noi non ci scambieremo alcun regalo. Piuttosto doneremo delle somme in “beneficienza”. Ben poca cosa lo so, vorrei incidere in maniera più significativa nel mutamento della società attuale, ma sul serio non vedo alcun referente politico al quale potermi rivolgere per ottenere qualche risultato nell’Italia di oggi.
Io comunque ho già provveduto. Senza che questo sia considerato un invito per voi tutti (avrei potuto fare scelte migliori forse), ho visto che Save the Children raccoglie fondi per i bambini di Gaza e quindi ho scelto di indirizzare qui la mia donazione.
Anche se devo confessarvi che ho seri dubbi che il mio piccolo contributo possa servire veramente a qualcosa.
Per due ragioni.
La prima è che non sono sicuro quando e se Israele permetterà che aiuti umanitari di qualsiasi tipo possano entrare nella Striscia per aiutare in qualche modo questa popolazione martoriata. Forse avverrà troppo tardi.
La seconda, più importante semanticamente, è che non so se si può più parlare di “bambini di Gaza”.
Credo infatti che il vero e non recondito scopo di Israele non sia soltanto quello della “distruzione di Hamas”, quanto piuttosto quello di fare terra bruciata della Striscia e di coloro che la abitano. E, chissà, forse quello dell’insediamento in quella terra di nuovi “coloni” visto che in Cisgiordania non è rimasto più tanto spazio per loro dato che l’hanno ormai “occupata” quasi tutta.
E allora come si potrà più parlare dei “bambini di Gaza”? Quelli, non moltissimi credo, che rimarranno vivi dopo che Israele avrà deciso che la “guerra ad Hamas” sarà finita, saranno sparsi in chissà quale terra araba, sperando, oltretutto che ci sia qualche paese disposto ad accoglierli in qualche nuovo campo profughi dedicato al popolo palestinese.
Adesso attendo le reazioni a questo mio post con le accuse che io, scrivendo tutto ciò, rivelo di essere un antisemita. Non fa niente, ci sono abituato. Sono già stato accusato tante volte di essere un novax, sia durante l’epidemia, sia ancora oggi.
Vorrei soltanto ribadire una differenza che ho già richiamato altre volte.
L’antisemitismo rappresenta un’efferatezza che non può essere tollerata considerato ciò che gli ebrei hanno indicibilmente sofferto in un passato non troppo lontano.
L’antisionismo invece, a mio avviso, deriva da una valutazione del tutto ammissibile e, forse, specialmente in questi ultimi giorni, anche del tutto appropriata.
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