Torno adesso da un interessante esposizione al museo Guimet di Parigi dal titolo: “Medicine dell’Asia, l’arte dell’equilibrio”.
Innanzitutto ho notato con piacere la connotazione della Medicina come “un’arte”, come d’altronde la definiva Ippocrate: “Con innocenza e purezza io custodirò la mia vita e la mia arte.” Sono convinto infatti che, al netto dell’importanza assoluta della “scienza” nel definire i metodi e gli strumenti necessari alla cura dell’individuo, è la “componente artistica” che distingue un bravo medico da un mero esecutore di protocolli.
L’aspetto più interessante che pero’ volevo condividere con voi è la riflessione che questa esposizione mi ha spinto a fare.
La differenza fondamentale tra la medicina asiatica e la nostra, e lo dico da medico convintamente occidentale che pero’ non si nega la valutazione di realtà diverse, è che, nella prima, la malattia non rappresenta l’elemento fondamentale. E’ ovvio che la malattia ci sia, è ovvio che vada diagnosticata, ma il nocciolo della questione, quello che deve essere “curato” per ottenere la guarigione, è lo squilibrio che la malattia provoca nel nostro corpo.
La cura percio’ consiste fondamentalmente nel ristabilire l’equilibrio perso, curando il paziente nel suo complesso, a livello fisico, organico e spirituale.
Alla fine la “terapia” per la malattia è prodotta dal paziente stesso, una volta che abbia ristabilito l’equilibrio delle sue energie.
Ora, non voglio certo abiurare cio’ che, da medico ospedaliero, ho fatto per 45 anni, io ci credo alla medicina “occidentale”. Dico solo che forse sarebbe opportuno considerare il paziente nel suo complesso, un individuo che si rivolge a noi per recuperare la sua salute che ha perso perché la malattia ha agito si’ sul suo corpo, ma anche sulla sua mente.
E, per fare un esempio, non giova certamente alla cura il fatto di comunicare attraverso due visi mascherati, cosi’ come non giova l’intento di amplificare paure di morte, già troppo presenti nella società attuale.
L’invito finale è percio’ quella di “fare il medico”, con mente aperta e non reprimendo la nostra “vena artistica” se ne abbiamo un po’.
P.S. Comunque, ad ogni buon conto, posto la foto del Maresciallo Wen Qiong, uno dei 4 marescialli del taoismo cinese che proteggono dalle catastrofi. Lui, in particolare, protegge dai demoni dell’epidemie. Speriamo che possa essere utile in una prossima eventuale, proteggendoci non tanto dal virus, quanto piuttosto da coloro che l’epidemia la dovranno gestire. 😀
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