Ieri, come faccio abitualmente da quattro anni a questa parte, ho fatto la vaccinazione antinfluenzale. Mi sono chiesto per quale ragione non sono titubante a fare questa vaccinazione quanto lo sono, invece, per quanto riguarda quella anticovid. Di questa ultima ho fatto convintamente le prime due dosi (sono portato, per la mia professione, a credere a quello che mi dicono le istituzioni scientifiche), ho fatto la terza fondamentalmente per non perdere il mio GP (volevo continuare a viaggiare e non tolleravo, fisicamente, l’esecuzione del tampone di cui avevo avuto esperienza per quattro volte prima dell’arrivo del vaccino) e non ho, al momento e con questi vaccini, alcuna intenzione di fare la quarta a meno che non ne sia costretto.
Mi sono dato una risposta: non sono più così convinto, come lo ero prima, del vantaggio, limitatamente ad anziani e fragili, che comporta la sua effettuazione.
Il giudizio su un vaccino è dato dalla valutazione del suo rapporto rischi/benefici.
Se poniamo a confronto i due vaccini, antinfluenzale e anticovid, rispetto a questi due parametri, vediamo che per quanto riguarda i rischi non c’è storia.
Una ricerca che ho fatto ieri su VAERS sul numero di segnalazioni effettuate negli States rispetto ad eventi avversi definiti “serious” mi ha dato questo risultato: 907 segnalazioni in 22 anni di somministrazione dei due vaccini antinfluenzali più utilizzati (trivalente e quadrivalente iniettabile) versus 13.290 segnalazioni in meno di 2 anni di somministrazione di vaccino anticovid. Pur tenendo conto che parliamo di segnalazioni spontanee e non verificate non credo ci sia bisogno di commentare.
Rimane il parametro benefici.
Solo pochi giorni fa ho pubblicato un post (*) nel quale mi chiedevo se l’indiscutibile e drastica riduzione dei decessi Covid coincisa con l’arrivo del vaccino poteva essere attribuita, in massima parte, alla concomitante apparizione di una variante come Omicron che, di per sé, non produceva più forme gravi della malattia se non molto raramente. A riprova di ciò ho allegato due tabelle che mostravano come le curve dei contagi e dei decessi di questi ultimi due anni in nazioni (Stati Uniti, Sudafrica, Polonia, Bulgaria) nelle quali i tassi vaccinali erano significativamente inferiori ai nostri, erano simili se non migliori di quelle italiane
Ho parlato di un possibile bias cognitivo e ho chiesto assistenza a chi è più esperto di me per aiutarmi a capire se e dove stessi sbagliando.
Questa ipotesi infatti potrebbe essere vera anche per il vaccino antinfluenzale, la cui efficacia potrebbe essere poco significativa rispetto alle mutate caratteristiche di un virus che, nel corso degli anni, potrebbe aver attenuato, e di molto, la sua pericolosità.
Ma, rispetto a questa ipotesi, abbiamo dei dati che sembrano smentirlo: nel 2014 ci fu il caso FLUAD, un vaccino antinfluenzale che a novembre di quell’anno fu ritirato dal commercio per sospetta contaminazione del prodotto. I media seminarono apprensione e timore tra la popolazione e il risultato fu che quell’anno si vaccinò un numero significativamente inferiore di persone e di anziani in particolare. Ebbene, la stagione influenzale 2014-2015, nella quale i vaccinati furono di meno, è considerata una delle più pesanti, rispetto a ricoveri e decessi, degli ultimi anni. (**)
Non sono un epidemiologo o uno statistico, ma penso che questa dovrebbe essere una prova, anche se empirica, che il vaccino antinfluenzale funziona.
E’ opportuno precisare ancora una volta che, per ambedue i vaccini, quando parlo di efficacia mi riferisco alla protezione individuale da forme gravi, non certo ad effetti sulla limitazione del contagio.
Vi confesso che, in questo momento, riconfermando il mio totale dissenso e opposizione alla vaccinazione di bambini, adolescenti e giovani adulti sani, sono in posizione di attesa.
Attesa di nuovi dati riguardo efficacia ed effetti avversi, attesa di vaccini aggiornati alle varianti attuali, attesa di nuovi vaccini di concezione più tradizionale (vaccini proteici, vaccini inattivati, vaccini a vettore virale non replicante ecc.) che non necessitino di somministrazioni trimestrali (?) e attesa, soprattutto, di decisori che, a differenza di quelli che li hanno preceduti, sappiano affrontare con giudizio e razionalità un post-emergenza nel quale dovremmo essere finalmente non più oppressi da tamponi, mascherine e inutili quarantene e, primariamente, liberati dal terrore che tre anni di martellamento mediatico ha infuso nella mente di gran parte della popolazione.
Speriamo bene!
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