venerdì 18 novembre 2022

Mo' basta!


 

Fin dall'inizio sono stato un convinto sostenitore dell'Europa Unita. Il poter viaggiare senza restrizioni in tutti i paesi, la moneta unica, i titoli di studi validi dovunque, l'Erasmus, insomma ho sempre considerato l'Unione Europea come la possibilità di maggiore libertà, integrazione e crescita culturale. Nel tempo però ho cominciato ad avere dei dubbi. Mi sembrava che l'unione fosse soltanto teorica, perchè gli stati, in pratica, continuavano a fare i propri interessi e l'Europa fosse, per loro, un mezzo da sfruttare e non un fine da raggiungere. Poi c'è stata la storia della Grecia, tragica e incommentabile. Più recentemente poi ho letto di strane storie, come quella degli acquisti dei vaccini e del ruolo oscuro, ma non tanto, della dirigenza europea nella trattativa. La mia impressione è che, nel tempo, una classe politica europea che, indipendentemente dai risultati, mi sembrava comunque convinta del progetto, sia stata sostituita da politici o appartenenti a lobbies specifiche delle quali fanno gli interessi o totalmente inidonei, per preparazione culturale, al ruolo loro affidato.
Oggi leggo questa notizia. Per me rappresenta il colpo finale che mina, definitivamente, la restante fiducia che, ottimisticamente, continuavo a nutrire nel progetto europeo.
Direte voi che è un episodio banale nel calderone delle decisioni prese (e profondamente sbagliate, secondo me) in questi ultimi tempi (Covid, guerra ecc.). Ma che volete farci, io sono fatto così: reggo fino a un certo punto, poi un episodio, oggettivamente banale, mi fa dire "basta, andate tutti a quel paese!"

giovedì 17 novembre 2022

Meditate gente, meditate!

 

Elena Fiori, che ringrazio, segnala un articolo apparso ieri su BMJ di cui consiglio a tutti la lettura. Basta il titolo, comunque, a farne capire il senso delle argomentazioni: "La supervisione della FDA sugli studi clinici è "grossolanamente inadeguata", dicono gli esperti".
Quello che però mi preme di sottolineare è il racconto, all'interno dell'articolo, di una vicenda che non conoscevo, la storia dell'approvazione da parte di FDA dell'antibiotico Ketek nel 2004. Un esempio di cosa può accadere all'interno della FDA in relazione all'approvazione dei farmaci.
Ne riporto qui la traduzione. Credo che la sua lettura possa rappresentare uno spunto di riflessione anche per vicende a noi molto più vicine.
 

"Sembrava che ci venisse detto di nascondere le cose": L'approvazione dell'antibiotico Ketek da parte della FDA

Nel 2004, la FDA approvò il nuovo antibiotico Ketek (telitromicina) di Sanofi-Aventis per il trattamento ambulatoriale delle infezioni del tratto respiratorio acquisite in comunità. Da allora, il farmaco è stato coinvolto in centinaia di casi segnalati di gravi lesioni epatiche e decine di decessi, ha scatenato due audizioni del Congresso e ha portato a riforme dei processi dell'agenzia. Nel 2007, l'FDA ha aggiunto un'avvertenza all'etichetta del Ketek e ha rimosso tutte le indicazioni, ad eccezione della polmonite batterica.David Ross è stato un revisore medico dell'FDA che ha condotto la revisione iniziale della sicurezza del Ketek nel 2001, nell'ambito di una carriera decennale presso il Center for Drug Evaluation and Research dell'agenzia. Nella sua prima revisione, Ross, ora professore clinico associato di medicina presso la George Washington University School of Medicine and Health Sciences, ha rilevato che i rischi di Ketek includevano lesioni epatiche e altri gravi eventi avversi, preoccupanti se si considerano i milioni di prescrizioni di antibiotici effettuate ogni anno per le infezioni del tratto respiratorio.               Nel 2001, la FDA raccomandò a Sanofi-Aventis di raccogliere ulteriori dati sulla sicurezza. Sanofi-Aventis realizzò lo Studio 3014, uno studio sulla sicurezza di 24.000 pazienti condotto in soli cinque mesi. Le risorse limitate della FDA permisero di ispezionare inizialmente solo un sito su 1800. L'agenzia decise di ispezionare il sito con il maggior numero di arruolamenti, ritenendo che il mancato riscontro di problemi in quel sito avrebbe permesso di considerare puliti tutti gli altri. "L'ispettore dell'FDA trovò quasi subito prove di palesi frodi. Per esempio, i pazienti venivano arruolati in orari in cui la clinica era presumibilmente chiusa", ha detto Ross.L'ispettore riferì le sue scoperte all'Ufficio indagini penali dell'FDA e successivamente vennero riscontrate gravi violazioni del protocollo in diversi altri siti ad alto tasso di arruolamento. Alla fine, l'ispettore si dichiarò colpevole di frode e scontò una pena detentiva di 57 mesi.

In occasione di una riunione pubblica del 2003 del comitato consultivo antinfettivi della FDA, i dati dello studio 3014 furono presentati al gruppo senza rivelare le numerose violazioni e i problemi di integrità dei dati riscontrati nel sito di sperimentazione iniziale, il che scatenò un'indagine penale. Janice Soreth, all'epoca supervisore della divisione di Ross, ha dichiarato in precedenza che non c'era alcuna intenzione di ingannare il comitato e che le violazioni non sono state divulgate per non compromettere l'indagine penale in corso. Ma Ross dice di essere rimasto sconvolto: "Mi sembrava che ci fosse stato detto di nascondere le cose al comitato consultivo".
Ignorando i problemi di integrità, il comitato votò 11 a 1 per raccomandare l'approvazione del Ketek. La FDA concesse l'approvazione del farmaco il 1° aprile 2004. In un memorandum della FDA, l'agenzia ha dichiarato che era "difficile" basarsi sullo studio 3014 per l'approvazione a causa dei problemi di integrità dei dati, utilizzando invece le segnalazioni spontanee di eventi avversi per comprendere il profilo complessivo rischio-beneficio di Ketek, il che va contro la prassi standard di revisione dei farmaci. Il primo decesso associato a Ketek per lesioni epatiche è stato segnalato all'FDA sette mesi dopo.
Durante il processo di approvazione del farmaco si verificò una serie di eventi che sarebbero poi stati rivelati in un'audizione del Congresso nel 2007. Ross ha testimoniato sotto giuramento che quando nel 2004 presentò la sua revisione della sicurezza, concludendo che il Ketek comportava rischi troppo elevati per essere approvato per condizioni relativamente minori come bronchite e sinusite, Soreth gli chiese di "ammorbidire" il linguaggio in modo da dare alla dirigenza "più spazio di manovra". All'udienza ha dichiarato di aver inviato a Soreth una versione rivista da firmare, ma di aver messo l'originale nell'archivio elettronico senza dirglielo. La Soreth non ha testimoniato all'udienza e nega questa accusa. "Nessuno ha ordinato un cambiamento nella revisione del dottor Ross. Era libero di tenere la sua bozza originale", ha dichiarato a The BMJ. "La sua revisione, inoltre, non comprendeva la presentazione finale di Aventis all'agenzia".
Ross lasciò la divisione dopo l'approvazione del Ketek nel 2004 e poi lasciò l'FDA nel 2006, affermando che "l'FDA non fece nulla per mesi e rimase a guardare mentre le segnalazioni di eventi avversi si accumulavano. Si sarebbero potute salvare delle vite se l'FDA avesse agito prima di quanto ha fatto per rendere noti i rischi del Ketek e per apporre un'avvertenza sul farmaco".
Che sia Ross o Soreth ad avere ragione, la controversia sul Ketek ha portato all'FDA Amendments Act del 2007, che stabilisce che il lavoro di un revisore "non può essere modificato dalla direzione o dal revisore una volta definitivo".

L'FDA non ha risposto quando è stata contattata dal BMJ. Un portavoce di Sanofi ha dichiarato che l'azienda si è attenuta a tutte le indagini condotte all'epoca e che non vende più Ketek.

https://www.bmj.com/content/379/bmj.o2628.full?ijkey=tDUXX9YAJjiLdSU&keytype=ref&utm_source=substack&utm_medium=email&fbclid=IwAR1RFoJosZ-2rZKgJpBsx1ZLsMQFlybc3R8Jskq-jkUMyrqCBsCDmeuWQyE 

mercoledì 16 novembre 2022

Che ci siamo vaccinati a fare?


 

Così oggi Schillaci: "positivi asintomatici al lavoro dopo 4-5 giorni".
Ma il nocciolo della questione è un altro: perchè mai un asintomatico dovrebbe risultare positivo (cioè fare il tampone)?
Finchè le nostre autorità sanitarie non entreranno nell'ottica che i tamponi devono essere riservati soltanto alle persone che mostrano sintomi correlabili al Covid19, non credo potremo mai uscire dall'emergenza, sia quella medica che quella psichiatrica.
Io, addirittura, sarei ancora più drastico: tamponi solo ai ricoverati con sintomatologia specifica, per gli altri, quelli con sintomi di tipo influenzale, a casa fino a 24 ore dopo la scomparsa delle febbre, senza necessità di tampone. Sarebbe inoltre opportuno riprendere la vecchia e desueta consuetudine medica di visitarli, i malati! In fondo la popolazione italiana è vaccinata al 90%, o no? E che la avrebbero fatta a fare, altrimenti, la vaccinazione?

Stia attento, sottosegretario Gemmato!


 

Non voglio entrare nel merito delle dichiarazioni del sottosegretario Gemmato. Non so se sia stato male interpretato, come lui afferma, o se sia realmente contrario all'utilizzo del vaccino in toto. Certo è, io credo, che ci vorrà ancora tempo per valutare con rigore scientifico, se mai si deciderà di ritornare ai vecchi metodi di una volta, i vari aspetti (efficacia, durata azione, effetti avversi, ecc.) di questi vaccini approntati con una tecnologia mai utilizzata prima.
Quello che vorrei focalizzare, però, sono le reazioni e, soprattutto, le parole utilizzate per criticare la sua intervista. Prendo ad esempio le parole di Enrico Letta: "un sottosegretario che NEGA i vaccini non può rimanere in carica".
L'utilizzo del verbo "negare" dimostra, a mio avviso, quanto il vaccino, nella percezione di tante persone, sia diventato qualcosa da accostare alla religione piuttosto che alla scienza.
Chi NEGA il vaccino è considerato un eretico. Non esiste, nella nuova chiesa nella quale il vaccino è equiparato all'essere supremo e il coronavirus al demonio, la possibilità di contestare questo dogma sul quale si fonda la moderna liturgia.
In questa realtà "antiscientifica" Gemmato deve solo ringraziare di vivere negli anni 2000, altrimenti non avrebbe certo scampato il rogo!
Anche se deve stare attento, perchè non è detta l'ultima parola!😃😃😃

martedì 15 novembre 2022

Il principio di precauzione esaminato da Robert Dingwall

 


Un interessante articolo di Robert Dingwall sul "principio di precauzione" apparso sul sito di Tom Jefferson e Carl Heneghan alla cui newsletter consiglio a tutti di iscriversi perchè offre tanti spunti di riflessione: https://trusttheevidence.substack.com/

Il mondo biomedico ha l'irritante abitudine di attingere alla terminologia delle scienze sociali e usarla senza comprenderne realmente il significato. Il "principio di precauzione" è un buon esempio. Questa espressione è in circolazione da circa sessant'anni negli studi scientifici sociali e giuridici sulla regolamentazione.
Il concetto di principio di precauzione è stato sviluppato per la prima volta in relazione alle politiche pubbliche in materia di ambiente, ma si è poi esteso agli studi sulla salute e la sicurezza sul lavoro e, più in generale, sull'introduzione di tecnologie innovative.
Nel corso della pandemia di Covid, è stato utilizzato da un gran numero di medici, ma in una direzione completamente opposta a quella definita da tutti gli altri settori che fanno uso di questo termine.
Il principio di precauzione non ha mai incoraggiato l'introduzione di innovazioni, programmi o interventi sulla base del fatto che potrebbero fare del bene.
Si tratta, infatti, di un principio conservatore che afferma che le innovazioni non dovrebbero essere consentite a meno che non si stabilisca che i benefici saranno maggiori dei danni. Questo principio indica ai sostenitori dell'innovazione che devono cercare i danni tanto quanto i benefici. Se i danni sono teorici, prima che l'innovazione possa essere presa in considerazione si deve fare ricerca per raccogliere prove al riguardo.
L'esempio più noto è probabilmente quello delle colture alimentari geneticamente modificate (OGM). Queste sono emerse per la prima volta dai laboratori a metà degli anni '90. La base degli OGM è una scienza geniale, ma gli sviluppatori non avevano fatto un lavoro sufficiente per stabilire il loro impatto su altre varietà della stessa specie, su altre specie, sulla disponibilità di cibo per la fauna selvatica o sulla salute umana. Si dava per scontato, a ragione, che i pomodori, il cotone o il mais geneticamente modificati sarebbero stati identici alle varietà prodotte con la riproduzione convenzionale. Molti gruppi ambientalisti e di consumatori in Europa non erano d'accordo. In assenza di prove che dimostrassero che queste colture non presentavano i rischi teorici evidenziati dai loro critici, non sono state ammesse sul mercato. I loro sostenitori non sono riusciti a dimostrare che i rischi erano stati esagerati o che gli eventuali danni erano superati dai benefici.
Per molti versi, il principio di fondo è noto ai medici come primum non nocere; il primo dovere di un medico è quello di non nuocere. Questo principio è integrato in molti regolamenti che riguardano l'industria farmaceutica e dei prodotti medicali. La sicurezza non può essere data per scontata, ma deve essere dimostrata. Naturalmente, esiste un elemento di proporzionalità. Se un farmaco è destinato a prolungare la vita di pazienti oncologici in fase terminale, può essere opportuno tollerare un rischio maggiore di effetti avversi rispetto a una cura per l'indigestione destinata a un mercato di massa.
Come si può immaginare, il principio di precauzione non è gradito agli aspiranti innovatori, che si accorgono di non poter immettere sul mercato i loro prodotti con la rapidità e l'economicità che vorrebbero. L'esperienza degli OGM ha infine portato l'Unione Europea a chiarire la sua intenzione che il principio di precauzione dovrebbe fornire un ingresso sul mercato piuttosto che una barriera. L'industria farmaceutica, in particolare, ha sostenuto un "principio di innovazione", in base al quale i prodotti verrebbero autorizzati a meno che non vi siano prove sostanziali di danni. Ciò inverte il principio di precauzione, proprio come alcuni dei suoi utilizzatori medici durante la pandemia.
Le condizioni di emergenza non giustificano l'abbandono del principio di precauzione. Se l'azione è urgente, ma i benefici e i danni sono incerti, allora le azioni o le innovazioni devono essere temporanee, provvisorie e strettamente monitorate con l'obiettivo di ritirarle o interromperle se i benefici non sono proporzionati ai danni. Fare qualcosa "per sicurezza" o "potrebbe essere utile" non è sufficiente.

Le politiche pandemiche sarebbero state molto diverse se il principio di precauzione fosse stato applicato correttamente, soprattutto per quanto riguarda gli interventi non farmacologici. Questi avrebbero dovuto essere esaminati con gli strumenti consolidati degli studi sulla regolamentazione nelle scienze sociali e nel diritto per valutarne la legittimità, la proporzionalità e l'efficacia.

In effetti è proprio ciò che sto scrivendo da due anni a questa parte. Spero che questo articolo venga letto anche dal ministro della Sanità prima che vengano prese le decisioni per le nuove regole nelle scuole e la campagna vaccinale, se questo mai verrà fatto!

https://trusttheevidence.substack.com/p/the-precautionary-principle?r=1oyxaq&utm_campaign=post&utm_medium=email&fbclid=IwAR3uH1Gx5-1PAb9p8rtR2UaIudkbIQiMlHr3mjEpF9f84P8QAHcClQD4rrM


lunedì 14 novembre 2022

Memento per il nuovo ministro!

 

Scusatemi se mi ripeto e sono noioso, ma voglio mantenere desta l'attenzione, anche perchè non ho ancora capito quale sarà la strategia del ministro Schillaci, sulla vaccinazione anticovid, in particolare quella dei bambini, degli adolescenti e dei giovani adulti. Lo faccio ricordando, per l'ennesima volta, il problema della miocardite post vaccino e ricordando anche che la miocardite non può essere assolutamente mai considerata una patologia banale che si risolve senza problemi. Poichè molti studi attualmente affermano che il rischio di miocardite sarebbe più alto con il Covid piuttosto che con la vaccinazione (rimando a questo interessante articolo di HART che smonta questa informazione: https://www.hartgroup.org/revisiting-the-claim-that-myocarditis-is-more-common-after-covid-than-after-the-vaccine/?fbclid=IwAR0289bDWen80dhWVMW6OLLRYlviBbhIqAs-aQdPleCnZho9jF5nq15C2zs ), riprendo e propongo questa tabella contenuta in un veccho articolo, agosto 2021, apparso su JAMA che valutava l'incidenza di miocarditi in 40 ospedali americani nel 2020 e nel 2021.
Basandosi soltanto sulla logica e sul buon senso, qualcuno potrebbe spiegare perchè, se fossero causati dalla malattia, i casi di miocardite avrebbero subito un'impennata soltanto dopo l'arrivo del vaccino? Nel 2020, annus horribilis, non si vede infatti alcuna variazione significativa della curva di incidenza che invece schizza in su appena il vaccino comincia ad essere somministrato.
Che il ministro Schillaci e il suo staff tengano conto di queste osservazioni dettate dal buon senso quando decideranno quale sarà la nuova campagna vaccinale, annunciata due giorni fa dal ministro stesso, tenendo bene a mente anche che il decorso del Covid, nelle fasce di età prima ricordate, è assolutamente benigno!
 

venerdì 11 novembre 2022

Quelli irresponsabili degli svedesi!!!

Ancora una volta voglio parlare di quegli irresponsabili degli svedesi che, come tutti sanno, non hanno fatto lockdown, hanno tenuto aperte le scuole, non usano le mascherine e, soprattutto, incoscientemente, non hanno consigliato di vaccinare i bambini, i veri diffusori del terribile virus. Lo faccio, mettendo a confronto la mortalità in eccesso, calcolata mese per mese da novembre 2021, dei nostri due paesi. I dati sono forniti da Eurostat. Da non credere quanto siano stati scriteriati questi svedesi, vero?

 


 https://ec.europa.eu/eurostat/databrowser/view/DEMO_MEXRT/default/table?lang=en

Intelligenza politica!

In Campania Il nostro beneamato governatore Vincenzo De Luca continua, imperterrito, a pubblicare sulla sua pagina FB il bollettino giornaliero dei ricoveri e dei decessi. E' ovvio che lo fa perchè pensa di ricavarne un vantaggio dal punto di vista di visibilità e di approvazione. Ed ha indubbiamente ragione, come si puo' facilmente constatare dai commenti dei suoi fedeli ammiratori. 😀😀😀


giovedì 10 novembre 2022

Dubbio amletico.

Qualcuno sa dirmi perché il presidente Mattarella, che in Italia indossa sempre la mascherina (e la fa indossare anche ai suoi corazzieri), quando va all'estero decide di respirare liberamente. Ieri e oggi, in Olanda, ha, finalmente, elargito sorrisi a tutti! Forse là hanno vinto quella battaglia contro il Covid che il Presidente ha detto essere ancora in corso in Italia?

 





 

martedì 8 novembre 2022

Anche in Cina qualcosa si muove!

Io credo che a personaggi come Riccciardi, Pregliasco, Galli, la Cina e la sua politica "zero Covid" piaccia ancora oggi. Se fossero ancora i referenti del ministro, probabilmente vedremmo qualcosa di simile anche in Italia. Comunque anche i cinesi cominciano a ribellarsi a questa strategia di morte e, in occidente, cominciano ad arrivare notizie di storie personali allucinanti. Questa la storia della morte di un bambino di tre anni, rispetto alla quale é stato creato l'hashtag "Tre anni di COVID sono stati tutta la sua vita" che ha avuto centinaia di milioni di visualizzazioni prima di essere cancellato. Io credo che storie come queste potrebbero essere raccontate anche per l'Italia rispetto agli anni 2020/2021. E credo anche che non siano per niente poche.
L'articolo su Mescape:
 
PECHINO (Reuters) - Il padre di un bambino di 3 anni morto martedì per avvelenamento da monossido di carbonio nel nord-ovest della Cina ha dichiarato che le rigide politiche COVID-19 hanno "indirettamente ucciso" suo figlio causando ritardi nell'ottenere le cure, in un caso che ha scatenato l'indignazione dei social media.
La morte del ragazzo è l'ultimo incidente che ha scatenato un'ondata di proteste contro la rigida politica cinese di zero COVID, con un hashtag critico che ha raccolto 380 milioni di visualizzazioni mercoledì sulla piattaforma Weibo, simile a Twitter.
"Personalmente penso che sia stato ucciso indirettamente", ha detto a Reuters il padre del ragazzo, Tuo Shilei, telefonando dal capoluogo della provincia di Gansu, Lanzhou, che è stata chiusa per diversi mesi.
Intorno a mezzogiorno di martedì, dopo che la moglie è scivolata e caduta a causa delle esalazioni del gas mentre cucinava, Tuo si è accorto che anche il figlio Wenxuan non stava bene. Tuo ha raccontato di aver tentato disperatamente di chiamare un'ambulanza o la polizia, ma non è riuscito a contattarli.
Dopo circa 30 minuti le condizioni di Wenxuan sono peggiorate e Tuo ha detto di aver praticato la rianimazione cardiopolmonare, che è stata di breve aiuto. Si è precipitato con il figlio all'ingresso della loro residenza comunitaria, sotto stretta sorveglianza, ma il personale al cancello non lo ha lasciato passare, dicendogli di chiamare le autorità del quartiere o un'ambulanza.
Frustrato e non volendo aspettare oltre un'ambulanza, Tuo ha attraversato le barriere con il figlio e alcuni abitanti del luogo "di buon cuore" hanno chiamato un taxi per portarli all'ospedale, dove gli sforzi dei medici per salvare Wenxuan non hanno avuto successo.
"C'era la situazione COVID al posto di blocco. Il personale non ha agito, ha ignorato ed evitato il problema, e poi siamo stati bloccati da un altro posto di blocco", ha detto Tuo, che ha 32 anni e possiede un piccolo negozio di carne.
"Non è stato fornito alcun aiuto. Questa serie di eventi ha causato la morte di mio figlio".
Il governo e il dipartimento della salute di Lanzhou e il governo provinciale del Gansu non hanno risposto immediatamente alle richieste di commentare. La Reuters non è riuscita a contattare immediatamente l'ospedale in cui è morto il bambino.
Durante il Congresso del Partito Comunista del mese scorso, il presidente Xi Jinping ha riaffermato l'impegno della Cina nei confronti della politica "zero covid", che ha reso il Paese un'eccezione a livello mondiale e ha portato a chiusure dirompenti e draconiane nelle città di tutto il Paese.

TRE ANNI DI COVID SONO STATI LA SUA INTERA VITA

L'incidente di Lanzhou ha iniziato a fare tendenza sui social media dopo che martedì è stato condiviso un video di Wenxuan che riceveva la rianimazione cardiopolmonare mentre si trovava sul retro di un veicolo a tre ruote, insieme a un commento che suggeriva che fosse morto a causa dei ritardi nelle cure.
Un hashtag, "Tre anni di COVID sono stati tutta la sua vita", è diventato un trending topic prima di essere cancellato, un'eventualità comune nell'Internet pesantemente censurato della Cina.
"Il ricordo del ragazzo sarà purtroppo quello delle maschere e nient'altro", ha scritto l'utente di Weibo Banmiaoxiaozhou.
"C'è ancora fiducia nelle autorità?", ha scritto un altro utente, l'avvocato Zhong Guohua.
Numerosi casi di persone morte perché impossibilitate a ricevere cure mediche a causa delle restrizioni del COVID hanno suscitato un'indignazione generalizzata quest'anno, anche durante i due mesi di blocco di Shanghai.
A gennaio, un alto funzionario cinese ha avvertito gli ospedali di non respingere i pazienti dopo che l'aborto di una donna durante una quarantena a Xian aveva scatenato la furia.
Tuo ha raccontato di essere stato contattato da una persona che ha detto di essere un funzionario locale in pensione e che gli ha offerto di fargli recapitare 100.000 yuan (13.743 dollari) se avesse firmato un impegno a non rendere pubblico l'accaduto e a non chiedere risarcimenti.
Tuo ha detto di aver rifiutato l'offerta, chiedendo invece una spiegazione per la morte del figlio.
Mercoledì mattina si è tenuto il funerale di Wenxuan nella vicina città natale della famiglia, Hezheng. Tuo non ha partecipato, per paura di essere messo in quarantena al suo arrivo.
 

 

lunedì 7 novembre 2022

Basta ipocrisia!

 


In questi ultimi giorni stiamo assistendo alla crociata dei media, dei politici e dei televirologi contro i "medici novax" (ricordo che molti di essi sono solo medici che non hanno voluto fare la terza dose perchè hanno sofferto di gravi affetti avversi o si sono ammalati). Questo anche se é ormai chiaro a tutti che il vaccino (utile solo per le forme gravi) non evita la malattia e non evita, soprattutto, la possibilità di contagiare gli altri.
Ma cosa avveniva prima del Covid? Come si comportavano i medici senza che nessuno muovesse loro alcuna critica? Questo articolo di Medscape ce lo illustra. E, udite udite, ci rivela che questo comportamento permane anche durante il periodo del Covid.
E allora io dico: basta una buona volta con questa stomachevole ipocrisia dei "sepolcri imbiancati" che abbiamo imparato a conoscere ormai troppo bene! Ci siamo stufati!
L'articolo:
 
La maggioranza dei medici va al lavoro ammalata

Prima della pandemia, i medici andavano al lavoro ammalati, come accade in molte altre professioni. Le ragioni sono probabilmente le più varie: "Non ti sentivi abbastanza male da non lavorare", "Non potevi permetterti di perdere lo stipendio", "Avevi troppi pazienti da visitare" o "Troppo lavoro da fare".

Nel rapporto Medscape sui medici dipendenti: “Loving the Focus, Hating the Bureaucracy”, il 61% dei medici ha dichiarato che a volte o spesso arriva al lavoro malato. Solo il 2% degli intervistati ha dichiarato di non arrivare mai al lavoro malato. Medscape ha voluto saperne di più sulla frequenza con cui ci si dà malati, sulla frequenza con cui si arriva al lavoro non sentendosi bene, sui sintomi che si hanno e sul sistema di regole del luogo di lavoro per quanto riguarda i giorni di malattia. Per non parlare dell'etica ferrea che inizia alla scuola di medicina, secondo la quale darsi malati dimostra debolezza o è inaccettabile. Abbiamo quindi intervistato 2347 medici negli Stati Uniti e all'estero, chiedendo loro quali fossero i sintomi di raffreddore, influenza, febbre e, naturalmente, COVID. I risultati sono stati divisi circa al 50% tra medici uomini e donne. Il sondaggio si è svolto dal 28 settembre all'11 ottobre. Non sorprende che la maggioranza dei medici intervistati (85%) si sia ammalata al lavoro nel 2022. Nell'ultimo anno pre-pandemico (2019), circa il 70% si è recato al lavoro ammalato da una a cinque volte e il 13% ha lavorato ammalato da sei a dieci volte. Alla domanda sui sintomi con cui sono venuti al lavoro in precedenza, il 48% dei medici statunitensi ha risposto con più sintomi. Hanno dato voti alti a naso che cola, tosse, congestione e mal di gola. Solo il 27% ha lavorato con la febbre, il 22% ha lavorato con altri sintomi e il 7% ha lavorato sia con lo streptococco che con la COVID. "Il mio posto di lavoro, soprattutto negli anni della COVID, accetta le persone che onestamente non si sentono sufficientemente bene da poterlo riferire. Prima o poi, tutti coprono qualcuno che deve assentarsi", afferma Kenneth Abbott, medico, oncologo del Maryland. Il motivo per cui i medici vengono a lavorare quando sono malati è complicato. La stragrande maggioranza degli intervistati statunitensi ha citato gli obblighi professionali; il 73% ha dichiarato di sentirsi in obbligo professionale nei confronti dei pazienti e il 72% nei confronti dei colleghi. La metà dei medici statunitensi intervistati ha dichiarato di non sentirsi abbastanza male per stare a casa, mentre il 48% ha detto di avere troppo lavoro da fare per stare a casa. Circa il 45% ha detto che l'aspettativa sul posto di lavoro è di venire al lavoro a meno che non si sia gravemente malati; il 43% aveva troppi pazienti da visitare e il 18% non pensava di essere contagioso quando si è recato al lavoro malato. Purtroppo, il 15% ha scelto di lavorare mentre era malato perché altrimenti avrebbe perso lo stipendio. Alla luce di queste risposte, non sorprende che il 93% abbia dichiarato di aver visto altri professionisti del settore medico lavorare in malattia.                                                                                "La mia agenda è quasi sempre prenotata con settimane di anticipo. Se qualcuno salta o deve cancellare l'appuntamento, in genere deve aspettare 2-4 settimane per rientrare. Se fossi malata e un'intera giornata di pazienti (o, Dio non voglia, più di una giornata) dovesse essere cancellata a causa di una mia chiamata, al mio ritorno ci sarebbe molto più lavoro...", afferma Caitlin Briggs, medico, psichiatra a Lexington, Kentucky.                                                                                                                                         La maggior parte dei benefit dei dipendenti prevede almeno qualche giorno di malattia, ma i medici che curano i pazienti malati della società non sembrano stare a casa dal lavoro quando soffrono. Abbiamo quindi chiesto ai medici, a parte la politica ufficiale, se pensano che andare al lavoro malati sia previsto nel loro posto di lavoro. La maggioranza (76%) ha risposto di sì, mentre il 24% ha risposto di no.           "A meno che non sia in fin di vita o estremamente contagioso, di solito lavoro. Almeno ora ho l'opzione della teleassistenza. Non dico che tutto questo sia giusto, ma è la realtà con cui abbiamo a che fare e la scelta che dobbiamo fare", afferma Briggs.                                                                         ………………………...                                                                                                                               Lavorare mentre si è malati in tempi normali è una cosa, ma che dire del lavoro ai tempi della COVID? La pandemia ha cambiato la cultura del venire al lavoro ammalati perché le strutture mediche, come gli studi medici e gli ospedali, non vogliono che il loro personale venga a lavorare con la COVID?        Sorprendentemente, quando abbiamo chiesto ai medici se la pandemia ha reso più o meno accettabile recarsi al lavoro malati, solo il 61% ritiene che la COVID abbia reso meno accettabile lavorare quando si è malati, mentre il 16% pensa che l'abbia reso più accettabile e il 23% afferma che non c'è stato alcun cambiamento.                                                                                                                      …………………………..                                                                                                                               Anche se una minoranza di medici si dà malata, la maggior parte continua a soffrire di starnuti, tosse, brividi e febbre mentre vede i pazienti come al solito.
 
https://www.medscape.com/viewarticle/983480?src=wnl_tp10_daily_221106_MSCPEDIT&uac=31004EJ&impID=4830858 

sabato 5 novembre 2022

La prossima, reale, emergenza!

 


In Francia le Rianimazioni Pediatriche sono quasi al collasso.

Il Covid non c’entra niente, é la bronchiolite che ha prodotto questa situazione drammmatica, uno-due mesi prima di quando avveniva nel passato. Dell’aumento esponenziale (in questo caso il termine è corretto) dei casi di bronchiolite, una malattia provocata principalmente dal virus sinciziale respiratorio (RSV) e che colpisce in larga misura anche gli anziani, si parla ormai in tutto il mondo fin dall’inverno 2020. E tutti sono concordi nel ritenere che la causa di tutto cio’ sia provocata dalla significativa diminuizione, dovuta ai vari provvedimenti “sterilizzanti”adottati per il Covid, della quantità di contatti con agenti patogeni e non dei bambini nei primi mesi e anni di vita. Contatti che sono indispensabili per il fisiologico sviluppo del loro sistema immunitario e dunque per la difesa naturale rispetto ad ogni tipo di malattia.

Le Monde, in un articolo apparso ieri, parla di circa 10.000 ricoveri previsti, quest’anno, nei reparti ospedalieri pediatrici, di cui molti in Terapia Intensiva.

“A Nancy, nella Meurthe-et-Moselle, i reparti di terapia intensiva pediatrica dell'ospedale universitario sono già pieni. Anche se il SAMU dell'Ile-de-France chiama ogni giorno per verificare se si è liberato un posto, è impossibile accogliere i pazienti dell'Ile-de-France. Tuttavia, alla fine di ottobre sono stati riaperti sei letti dedicati esclusivamente alla bronchiolite, oltre ai 14 letti di terapia intensiva. Sono stati riempiti in poche ore. Abbiamo dovuto lasciare i bambini in alcuni ospedali periferici quando avrebbero dovuto essere ricoverati in terapia intensiva", spiega il direttore del reparto, Noël Boussard. È evidente il deterioramento dell'assistenza. Il pediatra avverte inoltre: "Se perdiamo un bambino con bronchiolite per mancanza di trasporto o di controllo ospedaliero, sarà uno scandalo.”

Questa é la vera emergenza pediatrica e presto ce la ritroveremo anche in Italia.

Italia, paese dove nessuno sembra preoccuparsene, tutti presi come sono dal tentare di convincere i genitori a vaccinare anche i bambini in fasce o i figli tridosati contro il Covid, una malattia senza conseguenze per i sani di quelle età. E ad alimentare l’allarme per i contatti troppo stretti (e dunque distanziamento, mascherine, ecc. ecc.) tra i piccoli nelle scuole che potrebbero causare nuove e “terribili” ondate.

E poi continuano a parlare di “scienza”, di “cautela” e di necessità di tutelare la popolazione!

Io sono sempre più inorridito dai livelli piuttosto di “inco-scienza” raggiunti dalle autorità sanitarie nel nostro paese che nulla stanno facendo per fronteggiare la prossima reale emergenza  della quale poi tutti parleranno e scriveranno sui giornali quando sarà in atto senza che si possa più fare qualcosa.

 

https://www.lemonde.fr/societe/article/2022/11/04/dans-les-reanimations-pediatriques-deja-pleines-une-epidemie-de-bronchiolite-plus-precoce-et-intense_6148553_3224.html 


venerdì 4 novembre 2022

Pensierino della sera.

 

 
Finchè non si tornerà alla ragionevolezza (e forse, visto fin dove ci siamo spinti, non potrà più succedere) di considerare il Covid una malattia simile all’influenza che, come tutte le malattie più o meno banali, puo’ comunque portare a complicazioni specialmente nei soggetti anziani e specialmente se mal curata, non ne usciremo più. Ci spaventiamo, per caso, se abbiamo una rinite che ci procura qualche starnuto e un naso che cola? Eppure anche la rinite puo’ complicarsi in una sinusite che, a sua volta, puo’ provocare un ascesso cerebrale. Oppure ci terrorizziamo se abbiamo un’influenza, che da alcuni veniva considerata come la possibilità di stare due/tre giorni a letto a riposarsi e vedere la televisione?
La bisnonna della mia nipotina francese che ha 89 anni e vive a Lisbona e che, fautrice della medicina naturale, non si era voluta vaccinare, 10 giorni fa ha avuto la febbre. I suoi parenti le hanno voluto fare il tampone. Era Covid. La febbre è durata un giorno e i due giorni successivi ha avuto dolori e spossatezza. Poi è tornata come prima. Ovviamente, vista la narrazione che é simile (ma non uguale perché li’ si sono posti un limite) come da noi anche in Portogallo, ha avuto una gran paura, pensava che sarebbe sicuramente morta e io la comprendo.
Perché lo racconto?
Perché vorrei far capire che il Covid é ormai una malattia con la quale possiamo convivere con tranquillità. Anche un superanziano non vaccinato (sarebbe stato meglio che lei lo fosse stata) non solo puo’ serenamente sopravvivere, ma puo’ anche sperimentare un decorso assolutamente banale.
Poi, è ovvio, se facciamo il tampone a tutti coloro che entrano, per qualsiasi ragione, in ospedale, avremo tanti ricoverati Covid e tanti decessi Covid per i prossimi 100 anni e più.
Cio’ che scrivo, in questo caso, non vuole avere valenza scientifica, ma credo sia solo frutto del buonsenso e della ragione.
Credo sia necessario ritornare, adesso che il virus lo permette, al mondo pre-covid, perché l’alternativa sarebbe unicamente, d’ora in poi, quella di entrare in allarme per qualsiasi scostamento dal target di una vita senza malattie, unghie incarnite c

 

Delusione!


Ulteriori, bruttissimi, segnali, dopo il provvedimento sulle mscherine! E' vero che si puo' fare in un provvedimento successivo, ma la tempistica dà il segno delle reali intenzioni del nuovo governo che tanti avevano votato proprio per il desiderio di un cambiamento di rotta radicale su questa questione. Nonostante le roboanti prese di posizione sulla precedente gestione strategica, sembrerebbe che tutto debba continuare immutato. A questo punto anche la famosa e promessa "commissione d'inchiesta" potrebbe rivelarsi, se realmente instituita, una farsa. Sono molto, molto, deluso! Ci avevo sperato! Come sono vere le antiche parole di Fabrizio, principe di Salina!

giovedì 3 novembre 2022

Il senso del ridicolo!


 
Ormai i "giornalisti scientifici", nella loro missione di promuovere la vaccinazione, non si accorgono neanche più di cadere nel ridicolo. Esemplare questo articolo di Sarah Knapton, scientific editor del Telegraph dal titolo: 
"I risultati dello studio sul vaccino Covid contraddicono la regola dell'isolamento".
Ecco 2 estratti dell'articolo:
 
Un nuovo studio condotto da ricercatori sudafricani ha scoperto che le persone che facevano più esercizio fisico rispondevano meglio al vaccino, con un minor numero di ricoveri in ospedale dopo il vaccino.

L'efficacia del vaccino contro il ricovero ospedaliero è stata del 60% nelle persone che svolgevano regolarmente meno di 60 minuti di esercizio fisico a settimana, rispetto all'86% di coloro che raggiungevano il livello raccomandato di 150 minuti o più.

…………

In un articolo pubblicato sul British Journal of Sports Medicine, il team ha concluso che: "I messaggi di salute pubblica dovrebbero incoraggiare l'attività fisica come un modo semplice e conveniente di migliorare l'efficacia del vaccino per mitigare il rischio di gravi malattie da Covid-19 che richiedono il ricovero in ospedale".

 

Ovviamente é conoscenza acclarata che le persone giovani e sane che fanno un adeguato esercizio fisico giornaliero sono meno soggette, in generale, alle malattie. In questo articolo pero', per promuovere la vaccinazione, si dice altro, e cioé che l'esercizio fisico serve fondamentalmente ad aumentare l'efficacia del vaccino che rimane dunque l'unica forma di protezione possibile. Percio',se siete persone giovani e sane e fate esercizio fisico giornaliero, in ospedale ci andate a finire lo stesso, a meno che non vi vacciniate!
Ormai mi stupisco dell'ignoranza (o forse la caratteristica é un'altra, e ha a che fare con la vil moneta) dei "giornalisti scientifici". Ma ormai cosi' va il mondo.
In questo caso, comunque, contentiamoci almeno dell'affermazione contenuta nell'articolo (non so se la giornalista si sia resa conto di cio' che ha scritto) contenente, probabilmente involontariamente, un giudizio sui lockdowns:
 
Secondo uno studio, i vaccini Covid sembrano funzionare meglio per le persone attive, suggerendo che le chiusure rigide sono controproducenti.
 

mercoledì 2 novembre 2022

Questo è un eroe!



Riporto qui il post dell'infermiere Raffaele Varvara. Una notizia che non conoscevo. Aldilà delle sterili polemiche odierne sui medici novax reintegrati (ricordo che molti dei medici definiti in questa maniera sono colleghi che non hanno voluto fare la terza dose perchè hanno sofferto di effetti avversi gravi dopo le prime due o hanno contratto il covid dopo la prima o la seconda), cerchiamo di renderci conto di cosa sono stati gli ospedali in questi tre anni passati.
Luoghi di disumanità!
Io mi vergogno dei miei colleghi che non sono insorti contro questo stato di cose e mi indigno con tutti coloro che stanno imbastendo una campagna "religiosa e ideologica" di odio verso i sanitari che, sulla loro pelle, hanno scontato il prezzo delle loro decisioni. Alcuni parlano addirittura della rabbia dei medici vaccinati che si sentirebbero presi in giro dal provvedimento di reintegro, non comprendendo che questa sarebbe la dimostrazione lampante della coercizione subita senza che i vaccinati credessero realmente all'utilità del vaccino.
Si parla tanto di eroi, ma mi sembra che il vero eroe, nella situazione distopica che ha vissuto l'assistenza ai malati in Italia, sia l'infermiere Varvara che, pagando un alto prezzo, ha deciso che mai avrebbe potuto rinunciare all'obbligo morale che aveva assunto quando aveva scelto di esercitare quella professione.
P.S. e basta una buona volta con la apodittica classificazione e distinzione tra vax e novax! Ci sono tante categorie intermedie e ricordo che, tempo addietro, il gruppo del quale facevo parte conio' un termine a mio avviso perfetto: "smart provax" , mettendo l'intelligenza e la scientificità al disopra di tutte le decisioni da prendere riguardo il vaccino anticovid.

martedì 1 novembre 2022

Il "regime" è cambiato! 😀

I finanziamenti pubblici ai giornali e ai media in genere, sono aumentati considerevolmente negli anni del coronavirus. E, a mio avviso, il mondo della comunicazione ha risposto in maniera entusiasta alla richiesta, del tutto palese, di appoggio totale e acritico alle strategie governative. E mi sembra che ci abbia preso gusto! Oggi sul Mattino di Napoli leggo due articoli (li posto sotto) con questi titoli, mentre la situazione sanitaria campana é oggettivamente questa (sempre sotto, dati Agenas).
Io credo che sarà impossibile uscire dall'emergenza della pandemia se la comunicazione rimane fissa sul messaggio che potremmo essere a un passo dal disastro. Come tanti hanno detto in passato una pandemia finisce quando la popolazione decide di non aver più paura e che l'emergenza è finita. Ma, nel mondo attuale, perchè cio' avvenga, c'è bisogno almeno della "neutralità" dei media. Forse sarebbe necessario che i media si rendessero conto che il nuovo governo sembra avere un approccio diverso al problema. Con questo, lungi da me richiedere un ripensamento sulla elargizione di contributi pubblici ai giornali, ma se i media sono oggettivamente "di regime" (e lo hanno ben dimostrato in questi tre anni) che almeno si rendano conto che il "regime" sembra essere diverso, adesso!


 



lunedì 31 ottobre 2022

Da leggere! Attentamente!

Maddalena Loy della Croce intervista Emilio Mordini, due amici che mi onora conoscere e frequentare intellettualmente. Consiglio la lettura dell'articolo a tutti coloro che sono riusciti a mantenere una coscienza critica in questi ultimi tre anni. Per gli altri, "l'inferno degli Ingannati" come li definisce Mordini, nutro, purtroppo e ormai, poche speranze.

 


 

domenica 30 ottobre 2022

Follow the money, come sempre!


 
Il grande Vinay Prasad ci informa che l'autorevole Università di Yale impone il booster ai suoi studenti, anche a quelli che hanno avuto il Covid. Strano no, che una istituzione al vertice del prestigio e del sapere scientifico possa prendere una decisione cosi' assurda, anche e specialmente alla luce delle conoscenze attuali. Non sarà, per caso, che la spiegazione la possiamo trovare nel fatto che Yale, nel marzo 2021, ha attribuito il prestigioso premio "Leggenda nella Leadership" ad Anthony Fauci? E sapete chi glielo ha consegnato durante la cerimonia ufficiale? Albert Bourla, CEO di Pfizer e Alex Gorsky, CEO di Johnson & Johnson.
Come sempre, follow the money!
 

venerdì 28 ottobre 2022

Un consiglio al Presidente della Repubblica, con umiltà!

Purtroppo alcuni continuano a ragionare, come stanno d'altronde facendo anche per la guerra, sul raggiungimento della "vittoria finale". Capisco che il Presidente non è del mestiere, ma ormai dovrebbe essere chiaro a tutti che la "vittoria finale" con virus come i coronavirus, quelli influenzali, il virus sinciziale è una chimera, non ci puo' essere. Dobbiamo semplicemente imparare a conviverci, come abbiamo sempre fatto fino ad oggi con gli altri, ed essere felici perchè è il coronavirus stesso che oggi ce lo permette. Pur rimanendo contagioso ha infatti ridotto, e di molto, la sua virulenza e, con questo, ci ha dato una grossa mano. Percio', signor Presidente, con umiltà, le consiglio di evitare commenti d'ora in poi e di lasciar lavorare con tranquillità il Ministro della Salute che è una persona competente in materia, a differenza del precedente. D'altronde Lei sa bene che l'Italia è la nazione che ha subito più danni, in tutti i sensi, dall'epidemia e questo dovrebbe farLa riflettere sulla strategia fin qui adottata che Lei d'altronde ha ampiamente supportato. Come ho detto prima Lei non è del mestiere e quindi è largamente scusabile, ma io sono convinto che Lei sia una persona di grande intelligenza e quindi abbia gli strumenti per poter, dopo tre anni, trarre un giudizio sereno.

La ringrazio per come rappresenta l'Italia nel mondo e le auguro buon lavoro

Soddisfazioni!


Confesso che vedere sulla prima pagina di Repubblica (Repubblica, pensate un po'!) un titolo come questo mi riempie di gioia e di soddisfazione. Pero' cerchiamo di non dimenticare cio' che è stato fatto in questi tre anni passati. Che non finisca tutto a tarallucci e vino!

mercoledì 26 ottobre 2022

E basta!


"Non è finita" lo dico io! E lo dico anche molto incazzato, perchè ormai mi sono rotto veramente le scatole di questa storia!

martedì 25 ottobre 2022

E' già passato troppo tempo!


 Sono in completa sintonia con questo titolo de La Verità di oggi. E' già passato troppo tempo!

lunedì 24 ottobre 2022

Non mi quadra!


 

Questo è il poster preparato dalla Società Italiana di Pediatria per la prossima stagione influenzale. Un poster equilibrato dove non si parla di mascherine, anche se si ricorda che l'influenza "può provocare gravi complicanze", ricordando però, giustamente, "in soggetti portatori di particolari condizioni di rischio".
Quello che non mi quadra è il focus sul vaccino. Si dice infatti, correttamente, che "i principali destinatari dell'offerta di vaccino antinfluenzale sono gli anziani, gli operatori sanitari, le donne in gravidanza, tutti i soggetti fragili di qualunque eta (sopra i sei mesi di vita con patologie/condizioni di base che aumentano il rischio di complicanze In corso di influenza". Tutto bene dunque, ma perchè poi si prosegue "In eta pediatrica il vaccino antinfluenzale è fortemente raccomandato per tutti i bambini di età compresa tra 6 mesi e 6 anni"?
A me non sembra affatto coerente!
P.S. Il poster è stato creato con il contributo non condizionato(?) di Astra Zeneca alla quale il vaccino anticovid non è andato, purtroppo per lei, molto bene, e che forse spera vada meglio per il suo antinfluenzale.

Dogma della Fede


 Questa è la nuova moneta da 20 euro emessa dallo Stato Vaticano. In effetti me lo aspettavo e non mi stupisco. Come meravigliarci se, dopo tanto tempo che non aveva avuto modo di indicarne uno nuovo, adesso la chiesa cattolica ha colto l'occasione al balzo per annunciare un nuovo "Dogma della Fede"? In fondo fa il suo mestiere! 😃😃😃

sabato 22 ottobre 2022

Un articolo che mi ha emozionato.


 
Interessantissima (e sconvolgente) review apparsa su BMJ nella quale si valutano gli articoli e gli studi, a livello mondiale, su ciò che pensano e come giudicano i bambini e i giovani (CY) l'impatto del primo anno di pandemia sulle loro vite e si riportano le loro raccomandazioni per le strategie future da adottare. FINALMENTE, dico io, si interroga l'infanzia e l'adolescenza, le due categorie più danneggiate rispetto al proprio sviluppo e alla propria psiche e che nessuno ha avuto, nei fatti, l' interesse o l'intenzione di proteggere in questi tre anni passati. Tutta l'attenzione (solo teorica perchè, considerata la strategia vaccinale messa in atto in Italia, i risultati sono stati deleteri) è stata rivolta ai loro nonni.
Ne traduco l'abstract e consiglio, a chi può, di leggerlo nella sua interezza. Le testimonianze personali riportate fanno venire i brividi.
 
𝘚𝘦𝘣𝘣𝘦𝘯𝘦 𝘭𝘢 𝘱𝘢𝘯𝘥𝘦𝘮𝘪𝘢 𝘊𝘖𝘝𝘐𝘋-19 𝘦 𝘭𝘦 𝘳𝘦𝘭𝘢𝘵𝘪𝘷𝘦 𝘮𝘪𝘴𝘶𝘳𝘦 𝘥𝘪 𝘮𝘪𝘵𝘪𝘨𝘢𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘢𝘣𝘣𝘪𝘢𝘯𝘰 𝘢𝘷𝘶𝘵𝘰 𝘶𝘯 𝘪𝘮𝘱𝘢𝘵𝘵𝘰 𝘥𝘦𝘷𝘢𝘴𝘵𝘢𝘯𝘵𝘦 𝘴𝘶𝘪 𝘣𝘢𝘮𝘣𝘪𝘯𝘪 𝘦 𝘴𝘶𝘪 𝘨𝘪𝘰𝘷𝘢𝘯𝘪 (𝘊𝘠), 𝘳𝘢𝘳𝘢𝘮𝘦𝘯𝘵𝘦 𝘴𝘰𝘯𝘰 𝘴𝘵𝘢𝘵𝘪 𝘤𝘰𝘯𝘴𝘶𝘭𝘵𝘢𝘵𝘪 𝘰 𝘭𝘦 𝘭𝘰𝘳𝘰 𝘰𝘱𝘪𝘯𝘪𝘰𝘯𝘪 𝘴𝘰𝘯𝘰 𝘴𝘵𝘢𝘵𝘦 𝘤𝘰𝘯𝘴𝘪𝘥𝘦𝘳𝘢𝘵𝘦 𝘯𝘦𝘨𝘭𝘪 𝘪𝘯𝘵𝘦𝘳𝘷𝘦𝘯𝘵𝘪 𝘱𝘦𝘳 𝘢𝘧𝘧𝘳𝘰𝘯𝘵𝘢𝘳𝘦 𝘭𝘢 𝘱𝘢𝘯𝘥𝘦𝘮𝘪𝘢.
𝘓'𝘰𝘣𝘪𝘦𝘵𝘵𝘪𝘷𝘰 𝘱𝘳𝘪𝘯𝘤𝘪𝘱𝘢𝘭𝘦 𝘥𝘪 𝘲𝘶𝘦𝘴𝘵𝘢 𝘳𝘦𝘷𝘪𝘴𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘦̀ 𝘲𝘶𝘦𝘭𝘭𝘰 𝘥𝘪 𝘱𝘳𝘦𝘴𝘦𝘯𝘵𝘢𝘳𝘦 𝘭𝘦 𝘷𝘰𝘤𝘪 𝘦 𝘭𝘦 𝘰𝘱𝘪𝘯𝘪𝘰𝘯𝘪 𝘥𝘦𝘪 𝘣𝘢𝘮𝘣𝘪𝘯𝘪 𝘦 𝘥𝘦𝘪 𝘳𝘢𝘨𝘢𝘻𝘻𝘪 𝘪𝘯 𝘮𝘦𝘳𝘪𝘵𝘰 𝘢𝘭𝘭'𝘪𝘮𝘱𝘢𝘵𝘵𝘰 𝘥𝘦𝘭 𝘱𝘳𝘪𝘮𝘰 𝘢𝘯𝘯𝘰 𝘥𝘦𝘭𝘭𝘢 𝘱𝘢𝘯𝘥𝘦𝘮𝘪𝘢 𝘴𝘶𝘭𝘭𝘦 𝘭𝘰𝘳𝘰 𝘷𝘪𝘵𝘦 𝘦 𝘴𝘶 𝘲𝘶𝘦𝘭𝘭𝘦 𝘥𝘦𝘭𝘭𝘦 𝘭𝘰𝘳𝘰 𝘧𝘢𝘮𝘪𝘨𝘭𝘪𝘦, 𝘦 𝘥𝘪 𝘱𝘳𝘦𝘴𝘦𝘯𝘵𝘢𝘳𝘦 𝘭𝘦 𝘭𝘰𝘳𝘰 𝘳𝘢𝘤𝘤𝘰𝘮𝘢𝘯𝘥𝘢𝘻𝘪𝘰𝘯𝘪 𝘤𝘰𝘮𝘦 𝘢𝘱𝘱𝘦𝘭𝘭𝘰 𝘱𝘦𝘳 𝘶𝘯 𝘪𝘯𝘵𝘦𝘳𝘷𝘦𝘯𝘵𝘰 𝘢𝘨𝘭𝘪 𝘢𝘥𝘶𝘭𝘵𝘪 𝘦 𝘢𝘪 𝘨𝘰𝘷𝘦𝘳𝘯𝘪.
𝘓𝘢 𝘳𝘦𝘷𝘪𝘴𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘦̀ 𝘯𝘢𝘵𝘢 𝘥𝘢 𝘶𝘯 𝘱𝘳𝘰𝘤𝘦𝘴𝘴𝘰 𝘥𝘪 𝘤𝘰𝘯𝘴𝘶𝘭𝘵𝘢𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘤𝘰𝘯𝘵𝘪𝘯𝘶𝘰 𝘤𝘩𝘦 𝘩𝘢 𝘤𝘰𝘪𝘯𝘷𝘰𝘭𝘵𝘰 𝘶𝘯 𝘨𝘳𝘶𝘱𝘱𝘰 𝘪𝘯𝘵𝘦𝘳𝘯𝘢𝘻𝘪𝘰𝘯𝘢𝘭𝘦 𝘥𝘪 𝘱𝘳𝘰𝘧𝘦𝘴𝘴𝘪𝘰𝘯𝘪𝘴𝘵𝘪 𝘥𝘦𝘭𝘭𝘢 𝘴𝘢𝘭𝘶𝘵𝘦 𝘪𝘯𝘧𝘢𝘯𝘵𝘪𝘭𝘦 𝘴𝘱𝘦𝘤𝘪𝘢𝘭𝘪𝘻𝘻𝘢𝘵𝘪 𝘪𝘯 𝘥𝘪𝘳𝘪𝘵𝘵𝘪 𝘥𝘦𝘪 𝘣𝘢𝘮𝘣𝘪𝘯𝘪. 𝘐𝘭 𝘭𝘢𝘷𝘰𝘳𝘰 𝘥𝘪 𝘴𝘦𝘭𝘦𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘥𝘦𝘨𝘭𝘪 𝘢𝘳𝘵𝘪𝘤𝘰𝘭𝘪 𝘦̀ 𝘪𝘯𝘪𝘻𝘪𝘢𝘵𝘰 𝘤𝘰𝘯 𝘭𝘢 𝘴𝘰𝘭𝘭𝘦𝘤𝘪𝘵𝘢𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘥𝘪 𝘢𝘳𝘵𝘪𝘤𝘰𝘭𝘪 𝘴𝘤𝘳𝘪𝘵𝘵𝘪 𝘰 𝘴𝘦𝘨𝘯𝘢𝘭𝘢𝘵𝘪 𝘥𝘢𝘪 𝘮𝘦𝘮𝘣𝘳𝘪 𝘥𝘦𝘭𝘭𝘢 𝘯𝘰𝘴𝘵𝘳𝘢 𝘰𝘳𝘨𝘢𝘯𝘪𝘻𝘻𝘢𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘪𝘯𝘵𝘦𝘳𝘯𝘢𝘻𝘪𝘰𝘯𝘢𝘭𝘦 𝘥𝘪 𝘱𝘳𝘰𝘧𝘦𝘴𝘴𝘪𝘰𝘯𝘪𝘴𝘵𝘪 𝘥𝘦𝘭𝘭𝘢 𝘴𝘢𝘭𝘶𝘵𝘦 𝘥𝘦𝘭𝘭'𝘪𝘯𝘧𝘢𝘯𝘻𝘪𝘢. 𝘈𝘣𝘣𝘪𝘢𝘮𝘰 𝘲𝘶𝘪𝘯𝘥𝘪 𝘴𝘷𝘪𝘭𝘶𝘱𝘱𝘢𝘵𝘰 𝘴𝘵𝘳𝘢𝘵𝘦𝘨𝘪𝘦 𝘥𝘪 𝘳𝘪𝘤𝘦𝘳𝘤𝘢 𝘤𝘩𝘦 𝘴𝘰𝘯𝘰 𝘴𝘵𝘢𝘵𝘦 𝘤𝘰𝘯𝘥𝘰𝘵𝘵𝘦 𝘪𝘯 𝘥𝘶𝘦 𝘧𝘢𝘴𝘪, 𝘤𝘰𝘯 𝘭'𝘢𝘴𝘴𝘪𝘴𝘵𝘦𝘯𝘻𝘢 𝘥𝘪 𝘣𝘪𝘣𝘭𝘪𝘰𝘵𝘦𝘤𝘢𝘳𝘪 𝘮𝘦𝘥𝘪𝘤𝘪. 𝘈𝘣𝘣𝘪𝘢𝘮𝘰 𝘭𝘪𝘮𝘪𝘵𝘢𝘵𝘰 𝘭𝘢 𝘳𝘪𝘤𝘦𝘳𝘤𝘢 𝘢𝘨𝘭𝘪 𝘢𝘳𝘵𝘪𝘤𝘰𝘭𝘪 𝘤𝘩𝘦 𝘤𝘦𝘳𝘤𝘢𝘷𝘢𝘯𝘰 𝘭𝘦 𝘱𝘳𝘰𝘴𝘱𝘦𝘵𝘵𝘪𝘷𝘦 𝘦 𝘭𝘦 𝘦𝘴𝘱𝘦𝘳𝘪𝘦𝘯𝘻𝘦 𝘥𝘪𝘳𝘦𝘵𝘵𝘦 𝘥𝘪 𝘊𝘠 𝘪𝘯 𝘳𝘦𝘭𝘢𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘢𝘭 𝘱𝘳𝘪𝘮𝘰 𝘢𝘯𝘯𝘰 𝘥𝘪 𝘊𝘖𝘝𝘐𝘋-19 𝘦 𝘱𝘶𝘣𝘣𝘭𝘪𝘤𝘢𝘵𝘪 𝘵𝘳𝘢 𝘧𝘦𝘣𝘣𝘳𝘢𝘪𝘰 2020 𝘦 𝘧𝘦𝘣𝘣𝘳𝘢𝘪𝘰 2021.
𝘋𝘶𝘦 𝘧𝘢𝘴𝘪 𝘥𝘪 𝘳𝘪𝘤𝘦𝘳𝘤𝘢 𝘩𝘢𝘯𝘯𝘰 𝘪𝘥𝘦𝘯𝘵𝘪𝘧𝘪𝘤𝘢𝘵𝘰 8131 𝘴𝘵𝘶𝘥𝘪 𝘥𝘢 𝘴𝘰𝘵𝘵𝘰𝘱𝘰𝘳𝘳𝘦 𝘢 𝘴𝘤𝘳𝘦𝘦𝘯𝘪𝘯𝘨. 𝘋𝘰𝘱𝘰 𝘢𝘷𝘦𝘳 𝘦𝘭𝘪𝘮𝘪𝘯𝘢𝘵𝘰 𝘭𝘢 𝘭𝘦𝘵𝘵𝘦𝘳𝘢𝘵𝘶𝘳𝘢 𝘯𝘰𝘯 𝘱𝘦𝘳𝘵𝘪𝘯𝘦𝘯𝘵𝘦, 𝘴𝘰𝘯𝘰 𝘴𝘵𝘢𝘵𝘪 𝘪𝘯𝘤𝘭𝘶𝘴𝘪 28 𝘴𝘵𝘶𝘥𝘪 𝘱𝘦𝘳 𝘭'𝘢𝘯𝘢𝘭𝘪𝘴𝘪 𝘧𝘪𝘯𝘢𝘭𝘦.
𝘐 𝘊𝘠 𝘦𝘴𝘱𝘳𝘪𝘮𝘰𝘯𝘰 𝘪𝘯 𝘮𝘰𝘥𝘰 𝘤𝘩𝘪𝘢𝘳𝘰 𝘦 𝘪𝘯𝘵𝘦𝘭𝘭𝘪𝘨𝘦𝘯𝘵𝘦 𝘭'𝘪𝘮𝘱𝘢𝘵𝘵𝘰 𝘯𝘦𝘨𝘢𝘵𝘪𝘷𝘰 𝘥𝘦𝘭𝘭𝘢 𝘱𝘢𝘯𝘥𝘦𝘮𝘪𝘢 𝘥𝘪 𝘊𝘖𝘝𝘐𝘋-19 𝘴𝘶𝘭𝘭𝘢 𝘴𝘢𝘭𝘶𝘵𝘦, 𝘭'𝘪𝘴𝘵𝘳𝘶𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦, 𝘭𝘢 𝘱𝘳𝘰𝘵𝘦𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘦 𝘭𝘦 𝘦𝘴𝘪𝘨𝘦𝘯𝘻𝘦 𝘥𝘪 𝘣𝘢𝘴𝘦. 𝘍𝘢𝘯𝘯𝘰 𝘳𝘢𝘤𝘤𝘰𝘮𝘢𝘯𝘥𝘢𝘻𝘪𝘰𝘯𝘪 𝘴𝘱𝘦𝘤𝘪𝘧𝘪𝘤𝘩𝘦 𝘱𝘦𝘳 𝘢𝘧𝘧𝘳𝘰𝘯𝘵𝘢𝘳𝘦 𝘭𝘦 𝘲𝘶𝘦𝘴𝘵𝘪𝘰𝘯𝘪 𝘥𝘢 𝘭𝘰𝘳𝘰 𝘦𝘷𝘪𝘥𝘦𝘯𝘻𝘪𝘢𝘵𝘦. 𝘈𝘧𝘧𝘦𝘳𝘮𝘢𝘯𝘰 𝘭𝘢 𝘯𝘦𝘤𝘦𝘴𝘴𝘪𝘵𝘢̀ 𝘥𝘪 𝘶𝘯'𝘪𝘯𝘧𝘰𝘳𝘮𝘢𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘢𝘤𝘤𝘶𝘳𝘢𝘵𝘢 𝘦 𝘮𝘪𝘳𝘢𝘵𝘢 𝘱𝘦𝘳 𝘭𝘰𝘳𝘰. 𝘊𝘩𝘪𝘦𝘥𝘰𝘯𝘰 𝘥𝘪 𝘦𝘴𝘴𝘦𝘳𝘦 𝘳𝘪𝘤𝘰𝘯𝘰𝘴𝘤𝘪𝘶𝘵𝘪 𝘤𝘰𝘮𝘦 𝘱𝘢𝘳𝘵𝘪 𝘪𝘯𝘵𝘦𝘳𝘦𝘴𝘴𝘢𝘵𝘦 𝘦 𝘢𝘵𝘵𝘰𝘳𝘪 𝘴𝘰𝘤𝘪𝘢𝘭𝘪 𝘯𝘦𝘪 𝘱𝘳𝘰𝘤𝘦𝘴𝘴𝘪 𝘥𝘪 𝘱𝘪𝘢𝘯𝘪𝘧𝘪𝘤𝘢𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘦 𝘢𝘵𝘵𝘶𝘢𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘥𝘦𝘭𝘭𝘢 𝘳𝘪𝘴𝘱𝘰𝘴𝘵𝘢 𝘢𝘭𝘭𝘢 𝘱𝘢𝘯𝘥𝘦𝘮𝘪𝘢.
𝘈𝘧𝘧𝘦𝘳𝘮𝘪𝘢𝘮𝘰 𝘤𝘩𝘦 𝘪𝘭 𝘳𝘪𝘤𝘰𝘯𝘰𝘴𝘤𝘪𝘮𝘦𝘯𝘵𝘰 𝘥𝘦𝘪 𝘊𝘠 𝘤𝘰𝘮𝘦 𝘱𝘢𝘳𝘵𝘪 𝘪𝘯𝘵𝘦𝘳𝘦𝘴𝘴𝘢𝘵𝘦 𝘯𝘦𝘭𝘭𝘢 𝘱𝘪𝘢𝘯𝘪𝘧𝘪𝘤𝘢𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘥𝘦𝘭𝘭𝘢 𝘳𝘪𝘴𝘱𝘰𝘴𝘵𝘢 𝘢𝘭𝘭𝘢 𝘊𝘖𝘝𝘐𝘋-19 𝘦 𝘢𝘥 𝘢𝘭𝘵𝘳𝘦 𝘤𝘳𝘪𝘴𝘪 𝘦𝘮𝘦𝘳𝘨𝘦𝘯𝘵𝘪, 𝘤𝘰𝘮𝘦 𝘪𝘭 𝘤𝘢𝘮𝘣𝘪𝘢𝘮𝘦𝘯𝘵𝘰 𝘤𝘭𝘪𝘮𝘢𝘵𝘪𝘤𝘰, 𝘥𝘦𝘷𝘦 𝘥𝘪𝘷𝘦𝘯𝘵𝘢𝘳𝘦 𝘶𝘯 𝘳𝘦𝘲𝘶𝘪𝘴𝘪𝘵𝘰 𝘥𝘪 𝘭𝘦𝘨𝘨𝘦 𝘱𝘦𝘳 𝘪 𝘳𝘦𝘴𝘱𝘰𝘯𝘴𝘢𝘣𝘪𝘭𝘪 𝘱𝘰𝘭𝘪𝘵𝘪𝘤𝘪 𝘭𝘰𝘤𝘢𝘭𝘪, 𝘯𝘢𝘻𝘪𝘰𝘯𝘢𝘭𝘪 𝘦 𝘪𝘯𝘵𝘦𝘳𝘯𝘢𝘻𝘪𝘰𝘯𝘢𝘭𝘪. 𝘓𝘦 𝘱𝘳𝘰𝘷𝘦 𝘥𝘦𝘭𝘭𝘢 𝘱𝘢𝘳𝘵𝘦𝘤𝘪𝘱𝘢𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘥𝘦𝘪 𝘣𝘢𝘮𝘣𝘪𝘯𝘪 𝘥𝘰𝘷𝘳𝘦𝘣𝘣𝘦𝘳𝘰 𝘦𝘴𝘴𝘦𝘳𝘦 𝘳𝘪𝘱𝘰𝘳𝘵𝘢𝘵𝘦 𝘦 𝘮𝘰𝘯𝘪𝘵𝘰𝘳𝘢𝘵𝘦 𝘥𝘢𝘭 𝘊𝘰𝘮𝘪𝘵𝘢𝘵𝘰 𝘱𝘦𝘳 𝘪 𝘥𝘪𝘳𝘪𝘵𝘵𝘪 𝘥𝘦𝘭𝘭'𝘪𝘯𝘧𝘢𝘯𝘻𝘪𝘢.
 

Ai primi sintomi fatevi subito il tampone!

  Attenzione! In questo post uso la provocazione e l’ironia. E’ una precisazione che ho imparato essere necessaria in social come FB. Veniam...