martedì 29 novembre 2022

Ma allora, servono veramente queste mascherine?

 
 

Forse che la ragione principale, a parte la minore virulenza delle varianti attuali, della equivalenza che oggi possiamo stabilire tra coronavirus e virus influenzale (anche se io credo che, forse forse, il virus influenzale possa dare, attualmente, problemi maggiori), è deteminata dal fatto che ci siamo, in questi tre anni, già tutti infettati, in maniera sintomatica o meno?
Questo studio, anche se un pre-print, ci dice che, alla data del 9 novembre 2022, il 94% della popolazione americana risulta essere stato infettato, almeno una volta, dal coronavirus.
Sarebbe arrivato finalmente il momento in cui, consapevoli di questo, si potrebbe ricominciare a vivere normalmente rinunciando all'uso delle mascherine che, evidentemente, visti i dati del contagio, non sono servite a granchè?
 

 

E' vero che la speranza è l'ultima a morire, ma.......


 

L'altroieri sono passato, in mattinata, davanti ad un teatro del Vomero, il Diana. Davanti stazionava un folto gruppo di ragazzi (prima o seconda classe delle superiori) che aspettava di entrare insieme agli insegnanti, evidentemente per assistere a uno spettacolo dedicato. Più del 90% di loro (e tutti gli insegnanti) indossavano la mascherina, oltretutto all'aperto.
E' più di un mese che si è insediato il ministro Schillaci. L'unico provvedimento preso è stata la reintegrazione dei medici sospesi, consentendo però che le amministrazioni ospedaliere li relegassero in sgabuzzini lontani dai pazienti. Si è anche parlato, all'inizio, di sospensione delle multe per gli over 50 non vaccinati, ma poi non se n'è fatto nulla.
Stiamo aspettando anche (per capire che cosa abbia in mente veramente il ministro) l'annunciata campagna vaccinale promessa per novembre, mese che ormai è già quasi passato.
Io avevo sperato, con il nuovo governo, un reale cambiamento. Almeno così ci era stato promesso!
Ma, sinceramente, non mi sembra proprio che questa sia l'intenzione.
Da ottimista quale sono, ho ancora la speranza di potermi sbagliare, ma confesso che vedere ancora, a fine 2022, intere scolaresche mascherate in mezzo alla strada, incrina fortemente la mia fiducia!

lunedì 28 novembre 2022

sabato 26 novembre 2022

God save the King!

Uno sguardo sulla Gran Bretagna dove, come tutti sanno, è ormai da un anno che sono state eliminate tutte le restrizioni, le mascherine sono un lontano ricordo e la vita scorre tranquilla (al netto dei problemi economici causati da brexit, lockdown del 2020 e guerra) e dove non è neanche più previsto l'isolamento per i positivi.
Dall' Offfice for National Statistics (l'ISTAT inglese) la tabella aggiornata sui dati epidemiologici. Come si vede, tutto tranquillo.
Ma ancora più interessante la tabella riguardante i problemi che più preoccupano gli inglesi: del Covid19 non importa più nulla a nessuno!
 




venerdì 25 novembre 2022

Ipocrisia!


 

Questa è la nuova campagna del Ministero della Salute!
Stupida ed ingannevole!
Tutti sanno che l'uso eccessivo di antibiotici è dovuto alla iperprescrizione da parte dei medici.
Tirare in ballo "l'uso consapevole" degli antimicrobici è ipocrita e dannoso.
Che si faccia, piuttosto, in primis, un provvedimento che ne permetta la vendita solo in presenza di ricetta medica, come avviene in tutti i paesi del mondo.
E campagne di questo tipo siano rivolte ai medici, e non alla popolazione invitandola a lavarsi le mani e a vaccinarsi!

Aggiornamento dati e principio di precauzione.

 Il CDC americano, nelle sue raccomandazioni ufficiali, https://www.cdc.gov/vaccines/covid-19/clinical-considerations/myocarditis.html?fbclid=IwAR2q-g7nvJGjjTyc8aJA_Hur-rDoP9YJ-6lq06dIxpfNw4qaOSeGBMCFwk0 , riguardo la vaccinazione e la miocardite negli adolescenti e giovani adulti afferma che: "𝐼 𝑑𝑎𝑡𝑖 𝑝𝑟𝑜𝑣𝑒𝑛𝑖𝑒𝑛𝑡𝑖 𝑑𝑎 𝑝𝑖𝑢̀ 𝑠𝑡𝑢𝑑𝑖 𝑚𝑜𝑠𝑡𝑟𝑎𝑛𝑜 𝑢𝑛 𝑟𝑖𝑠𝑐ℎ𝑖𝑜 𝑟𝑎𝑟𝑜 𝑑𝑖 𝑚𝑖𝑜𝑐𝑎𝑟𝑑𝑖𝑡𝑒 𝑒/𝑜 𝑝𝑒𝑟𝑖𝑐𝑎𝑟𝑑𝑖𝑡𝑒 𝑖𝑛 𝑠𝑒𝑔𝑢𝑖𝑡𝑜 𝑎𝑙𝑙𝑎 𝑠𝑜𝑚𝑚𝑖𝑛𝑖𝑠𝑡𝑟𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 𝑑𝑖 𝑣𝑎𝑐𝑐𝑖𝑛𝑖 𝐶𝑂𝑉𝐼𝐷-19 𝑎 𝑏𝑎𝑠𝑒 𝑑𝑖 𝑚𝑅𝑁𝐴.".

Più avanti, nelle "Raccomandazioni per i medici" invita però anche a: "𝑆𝑒𝑔𝑛𝑎𝑙𝑎𝑟𝑒 𝑎 𝑉𝐴𝐸𝑅𝑆 𝑡𝑢𝑡𝑡𝑖 𝑖 𝑐𝑎𝑠𝑖 𝑑𝑖 𝑚𝑖𝑜𝑐𝑎𝑟𝑑𝑖𝑡𝑒 𝑒 𝑝𝑒𝑟𝑖𝑐𝑎𝑟𝑑𝑖𝑡𝑒 𝑠𝑢𝑐𝑐𝑒𝑠𝑠𝑖𝑣𝑖 𝑎𝑙𝑙𝑎 𝑣𝑎𝑐𝑐𝑖𝑛𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 𝐶𝑂𝑉𝐼𝐷-19.".

E allora andiamo a vedere quante segnalazioni sono state inviate a VAERS (Sistema di segnalazione degli eventi avversi ai vaccini) per quanto riguarda gli adolescenti e i giovani adulti americani della fascia di età compresa tra 6 e 29 anni rispetto all'effetto avverso "miocardite e/o pericardite"
Ad oggi sono 1445, tra le quali 10 decessi e 189 "Life Threatening", cioè ragazzi che l'hanno scampata per poco.
Vogliamo veramente continuare a spingere per la vaccinazione di adolescenti e giovani adulti sani?
E con questo post credo dovrò assentarmi per un po' di tempo perchè mi aspetto interventi dei controllori. Non fa niente, queste cose bisogna dirle! Nel frattempo continuerò sul blog.
 

 

giovedì 24 novembre 2022

Scrivevo un anno e mezzo fa!

E' chiaro ormai che la nuova "prescrizione" con la quale si vuole indottrinare i cittadini italiani, complici media e "scienziati", è l'utilizzo delle mascherine in ogni dove e da parte di tutti, a cominciare dai bambini. Ne ho parlato ieri citando un articolo del Fatto Quotidiano. Tutti coloro che mi seguono conoscono bene la mia opinione al riguardo che, perciò, non credo sia necessario ribadire.
Riandando a rileggere i miei post passati, ho ritrovato questo di oltre un anno e mezzo fa, il 21 aprile 2021. Lo ripropongo oggi, rivivendo l'emozione dolorosa che allora provai, con la medesima intensità.
 

 

mercoledì 23 novembre 2022

Ci rendiamo conto di quello che stiamo facendo!?


 

Leggo oggi questo articolo su Il Fatto:
"Senza mascherine, boom di influenza nei bambini".
Ho fatto il pediatra ospedaliero per 40 anni e questa situazione l'ho vissuta tutti gli anni, più o meno grave secondo la variante virale interessata. I reparti pediatrici ospedalieri sono sempre stati sovraffollati nel periodo influenzale e abbiamo sempre avuto difficoltà a gestire i ricoveri e le dimissioni per poter avere sempre a disposizione qualche posto libero. Talvolta senza riuscirci e mi ricordo ancora quando ho dovuto ricoverare, e non soltanto una volta sola, bambini nella stanza del medico di guardia.
Perchè ora questa viene considerata una emergenza che, come il titolo dell'articolo sottende, potrebbe essere scongiurata se i bambini indossassero la mascherina?
Perchè, oggi, anche l'influenza deve diventare motivo di terrore per i genitori?
Ci rendiamo conto di quale tipo di forma mentis vogliamo inculcare in tutta la popolazione e nei genitori in particolare: l'angoscia che i loro figli si ammalino?
Non ho più parole per commentare, proprio adesso che il Covid non è più un'emergenza (se mai lo è stata nell'età pediatrica), titoli di articoli e dichiarazione di pediatri di questo tipo!

"Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi"!

 

 
Ormai si discute soltanto di legge di bilancio, quota 103, reddito di cittadinanza ecc. ecc.
Ma vi pare "umano" e tollerabile che in Italia succeda ancora questo?
Vi assicuro che l'episodio raccontato nel video non è un'eccezione, ma è comune in molti ospedali.
Mi chiedo cosa aspetti ancora il ministro Schillaci a intervenire per ridare un minimo di normalità e di umanità all'assistenza sanitaria italiana (non dimentichiamoci anche quelle che sono tuttora le regole di visita nelle residenze per anziani)?
Oppure dobbiamo definitivamente rassegnarci che nulla è cambiato nella ipocondriaca e distopica strategia sanitaria che abbiamo vissuto sulla nostra pelle in questi tre anni passati?
 

 

 

martedì 22 novembre 2022

Solidarietà.

Questa intervista di Emilio Mordini che lui aveva pubblicato sulla sua pagina è stata rimossa da FB perchè "incita alla violenza". Trovo giusto riproporla qui. Vediamo che succede!


 

lunedì 21 novembre 2022

Sempre riguardo al "principio di precauzione".

 


 
Sempre nell'ottica del "principio di precauzione" da me più volte ricordato in molti miei post, pubblico la traduzione di un articolo apparso su sito HART che parla della sicurezza del vaccino anti-covid in gravidanza. Nell'articolo sono anche ricordate alcune vicende, tragiche purtroppo, che hanno riguardato farmaci in passato somministrati in gravidanza che poi si sono rivelati, anche dopo molto tempo, estremamente dannosi per i bambini alle cui madri sono stati somministrati: talidomide, dietilstilbestrolo, valproato.
L'articolo si conclude così:
"È in questo contesto che il Formulario Nazionale Britannico prevede severe cautele sulla prescrizione in gravidanza, affermando che:
I farmaci possono avere effetti dannosi sull'embrione o sul feto in qualsiasi momento della gravidanza. ...I farmaci dovrebbero essere prescritti in gravidanza solo se si ritiene che il beneficio atteso per la madre sia superiore al rischio per il feto, e tutti i farmaci dovrebbero essere evitati, se possibile, durante il primo trimestre.  Durante il secondo e il terzo trimestre i farmaci possono influenzare la crescita o lo sviluppo funzionale del feto, oppure possono avere effetti tossici sui tessuti fetali"... Non tutti gli effetti dannosi dell'esposizione intrauterina ai farmaci sono evidenti alla nascita, alcuni possono manifestarsi solo più tardi nella vita. Tali effetti tardivi includono la malignità, ad esempio l'adenocarcinoma della vagina dopo la pubertà nelle femmine esposte al dietilstilbestrolo nell'utero, e gli effetti negativi sullo sviluppo intellettuale, sociale e funzionale".Ma soprattutto il BNF ci ricorda che "l'assenza di informazioni non implica sicurezza".
Possiamo solo sperare che nel caso dei vaccini Covid-19 questo non si riveli profetico."
 
Una speranza e un augurio che condivido al 100% considerando le attuali campagne riguardo la vaccinazione anticovid in gravidanza.
 
L'articolo:
 
Le conoscenze sul rischio di infezione da Covid in gravidanza sono lacunose, ma lo sono ancora di più per quanto riguarda i rischi della vaccinazione. Ciò che sappiamo, tuttavia, è che ci sono sempre state ottime ragioni per essere cauti nel somministrare farmaci in gravidanza.
Quanto è rischiosa l'infezione da SARS-CoV-2 in gravidanza?
All'inizio della pandemia si è temuto che la Covid-19 fosse più grave durante la gravidanza. Ciò non sorprende, perché è vero per qualsiasi infezione. Le ragioni sono molteplici. In gravidanza il sistema immunitario è relativamente ridotto (è fondamentale che la madre non rigetti il feto in via di sviluppo, che ovviamente è per il 50% geneticamente "non-self"), rendendo le donne più suscettibili alle infezioni. È noto che alcune infezioni virali, come la rosolia e il citomegalovirus, causano anomalie fetali se vengono prese all'inizio della gravidanza. In tarda gravidanza, le infezioni respiratorie possono essere più problematiche, poiché il diaframma può essere steccato dall'utero in crescita, rendendo la respirazione più superficiale. Inoltre, qualsiasi malattia febbrile può portare la madre a un travaglio prematuro. Infine, c'era la preoccupazione che il passaggio del virus attraverso la placenta potesse infettare il bambino, come può accadere in caso di infezione da HIV non trattata.
Quindi, c'erano buone ragioni teoriche per essere preoccupati. D'altra parte, è noto che la gravità della Covid-19 è fortemente correlata all'età avanzata e a gravi comorbilità, mentre la maggior parte delle donne in gravidanza è giovane e sana. In totale, nove donne incinte sono morte con la Covid-19 tra marzo e dicembre 2020 su un totale di 683.191 nascite in quell'anno.  Le infezioni da SARS-CoV-2 con le recenti varianti omicron sono note per essere molto più lievi, anche durante la gravidanza.
Un problema nel quantificare il rischio di Covdi-19 in gravidanza deriva dai test di routine: chiunque sia stato ricoverato per motivi ostetrici è stato sottoposto al test e quindi i ricoveri in stato di gravidanza saranno stati tutti conteggiati come ricoveri per Covid-19 in gravidanza, mentre in realtà si trattava di molti ricoveri per complicazioni della gravidanza in un periodo di alta prevalenza del SARS-CoV-2. 
Infine, mancano le prove che la vaccinazione abbia ridotto il rischio di Covid nelle donne in gravidanza.
Cosa sappiamo della sicurezza del vaccino anti-Covid in gravidanza?
La risposta sincera è "molto poco". Tutti gli studi clinici randomizzati hanno escluso specificamente le donne in gravidanza.  Infatti, i partecipanti agli studi dovevano dichiarare che non stavano progettando una gravidanza e che, se sessualmente attivi, avrebbero preso precauzioni contraccettive.  Queste regole sono state applicate anche ai potenziali padri e all'obbligo di informare gli sperimentatori in caso di gravidanza. Invariabilmente, alcune partecipanti agli studi sono rimaste incinte, ma non sono disponibili informazioni sufficienti sugli esiti. 
È noto che gli studi condotti da Pfizer sugli animali hanno dimostrato che le nanoparticelle lipidiche erano rilevabili nelle ovaie. Inoltre, è stato riscontrato che la glicoproteina spike del SARS-CoV-2 condivide analogie con 27 proteine umane che riguardano la produzione di ovuli (oogenesi), la recettività uterina e la placentazione. È inoltre noto che gli studi di gravidanza sui ratti hanno comportato un tasso più elevato di interruzioni di gravidanza e anomalie fetali nel gruppo del vaccino rispetto al gruppo placebo, nonostante ciò, questi studi limitati sono stati riportati come privi di preoccupazioni. Si veda questa analisi dei dati recentemente rilasciati da Pfizer. 
Una circostanziata lettera aperta al presidente dell'RCOG evidenzia la mancanza di informazioni e alcuni segnali preoccupanti di potenziali danni.  Uno di questi segnali è l'aumento dei decessi neonatali in Scozia. Si è già concluso che questi decessi non erano correlati al Covid-19 stesso ma, come l'eccesso di decessi nell'intera popolazione, i funzionari e il MSM sono "sconcertati". Stranamente, nessuno ha esaminato l'effetto della vaccinazione oltre i 28 giorni. Public Health Scotland ha dichiarato che non c'era alcun "legame plausibile" con la vaccinazione che giustificasse un'indagine, aggiungendo: "I risultati di tali analisi, pur non essendo informativi per il processo decisionale in materia di salute pubblica, potrebbero essere utilizzati per danneggiare la fiducia nei vaccini in questo momento critico". In effetti, la professoressa Sarah Stock, esperta di medicina materno-fetale dell'Università di Edimburgo, ha commentato nel maggio 2022: "I numeri sono davvero preoccupanti e non credo che ne conosciamo ancora le ragioni", ma "ha sottolineato che il vaccino Covid, che gli studi hanno costantemente dimostrato essere sicuro in gravidanza, non è stato un fattore". Il professor Richard Ennos, anch'egli dell'Università di Edimburgo, ha scritto contestando la sua logica.
Un'inchiesta è stata avviata nel settembre 2022, ma probabilmente richiederà 6-9 mesi: il legame temporale con i vaccini suggerirebbe almeno una necessità di indagine molto più urgente. 
Le preoccupazioni non sono state sollevate solo nel Regno Unito. L'Australia ha registrato un calo straordinario del tasso di natalità negli ultimi due mesi del 2021 (i dati del 2022 non sono ancora disponibili).  I risultati sono così estremi che sicuramente si tratta di una sorta di errore di segnalazione. Ma anche la Germania e la Svezia hanno registrato un forte calo dei tassi di fertilità negli ultimi mesi, che sono stati analizzati qui, esaminando le infezioni da Covid-19, i tassi di disoccupazione e i tassi di vaccinazione.
È stato pubblicato un preprint, sottoposto a revisione paritaria, che mostra una riduzione delle cellule staminali da campioni di cordone ombelicale dopo l'infezione da Covid-19, ma effetti molto più marcati dopo la vaccinazione. L'articolo è stato recensito qui. Queste cellule sono parte integrante del sistema immunitario del neonato. 
Catastrofi farmaceutiche storiche e cautele
L'esempio più noto di grave danno derivante da un farmaco usato in gravidanza è la Talidomide. Lanciato nel 1953 come tranquillante, l'anno successivo l'azienda farmaceutica fu rilevata e il farmaco fu rilanciato nel 1958 come farmaco anti-malattia, nonostante non fosse stato sottoposto a test specifici in gravidanza. Nei tre anni successivi, oltre 10.000 bambini nacquero con gravi difetti agli arti e alcuni anche sordi o ciechi e si pensa che molte migliaia siano morti. Le donne si erano fidate delle autorità che avevano effettuato tutti i controlli di sicurezza, ma purtroppo si verificarono danni irreversibili e catastrofici prima che il farmaco venisse ritirato. Lo scandalo del talidomide ha portato all'istituzione del sistema di cartellini gialli nel Regno Unito. 
La prescrizione di dietilstilbestrolo alle donne in gravidanza ha provocato danni ai feti femminili, che sono diventati evidenti solo quando le ragazze esposte hanno raggiunto l'età adulta. Ci sono voluti 30 anni prima che i rischi di cancro tardivo fossero pienamente riconosciuti e che l'uso del dietilstilbestrolo in gravidanza venisse interrotto.  Analogamente, il valproato di sodio, un efficace anticonvulsivante, se somministrato in gravidanza può causare la "sindrome fetale da valproato", con gravi effetti sulle funzioni cognitive. Il suo potenziale teratogeno era noto da studi su animali prima del suo lancio nel 1972, ma ancora nel 2020 le donne non erano pienamente informate.  È degno di nota il fatto che una lettera del BMJ del 1981 che invitava alla cautela proveniva da un gruppo di finlandesi, lo stesso Paese che per primo aveva notato la narcolessia nei bambini dopo la vaccinazione con il Pandemrix.  Le carenze del nostro sistema sanitario, descritto come "disarticolato, frammentato, poco reattivo e sulla difensiva", sono evidenti nella Cumberlege Review pubblicata nel luglio 2020 - "First Do No Harm".  
È in questo contesto che il Formulario Nazionale Britannico prevede severe cautele sulla prescrizione in gravidanza, affermando che:
"I farmaci possono avere effetti dannosi sull'embrione o sul feto in qualsiasi momento della gravidanza. ...I farmaci dovrebbero essere prescritti in gravidanza solo se si ritiene che il beneficio atteso per la madre sia superiore al rischio per il feto, e tutti i farmaci dovrebbero essere evitati, se possibile, durante il primo trimestre.  Durante il secondo e il terzo trimestre i farmaci possono influenzare la crescita o lo sviluppo funzionale del feto, oppure possono avere effetti tossici sui tessuti fetali".
"Non tutti gli effetti dannosi dell'esposizione intrauterina ai farmaci sono evidenti alla nascita, alcuni possono manifestarsi solo più tardi nella vita. Tali effetti tardivi includono la malignità, ad esempio l'adenocarcinoma della vagina dopo la pubertà nelle femmine esposte al dietilstilbestrolo nell'utero, e gli effetti negativi sullo sviluppo intellettuale, sociale e funzionale".
Ma soprattutto il BNF ci ricorda che "l'assenza di informazioni non implica sicurezza".  
Possiamo solo sperare che nel caso dei vaccini Covid-19 questo non si riveli profetico.
 

sabato 19 novembre 2022

Università: il tempio del sapere!

 Copio e incollo da un post di Elena Fiori:

Un convegno a cui doveva essere presente anche Ioannidis, Jefferson, Doshi (che fu quello che diede l'allarme sulla questione Tamiflu ma che non piace alla Lucarelli perché lei conosce i trial e lui che invece insegna EBM all'Università no)al politecnico di Torino è revocato. Lo spostano in sede privata (!) con i perché vergognosi evidenti nel comunicato,
La scienza è defunta.
Teniamoci i nostri super esperti da TV che conoscono la Verità unica e incontrovertibile, quella che è opportuno che si conosca ( o forse non hanno un h index che può competere con i nomi di cui sopra? 🤔)Le discussioni non sono più lecite all'università e si fanno in sede privata perché l'università dice di no...
Che vergogna
Una roba allucinante. Mai prima di questi due anni ci avrei creduto se me lo avessero raccontato.
 
https://www.facebook.com/Elly77/posts/pfbid02xpUWiqbc5At8QQvCr6F6UDM43zgNo81HRTADUBPUQegqUPzVa2NavFQSez1fgTnbl

Sottolineo la frase che indica uno dei motivi per i quali il Politecnico di Torino ha ritirato il patrocinio:

"...il convegno avrebbe dato spazio a punti di vista diversi sulla pandemia".

La decisione del Politecnico rappresenta il classico esempio, a mio avviso, di quella che viene definita "coda di paglia". Dimostra anche quanta paura comincino ad avere tutti coloro (ISS e ex-CTS compresi) che si sono impegnati fino allo spasimo nel sostenere le strategie governative. Sappiano comunque che nascondere la polvere sotto il tappeto, non gli servirà a sfuggire alla responsabilità di essere stati conniventi con le inutili politiche di vessazione subite dai cittadini italiani.



 
 


venerdì 18 novembre 2022

Si vergognassero i francesi, piuttosto!


 

Io sono per l'accoglienza dei migranti e condivido l'atteggiamento del governo italiano soltanto nella parte che riguarda la necessità di regole comuni europee, applicate seriamente e non solo a parole, per la loro ridistribuzione in Europa.
Ma a subire rimproveri e critiche dalla Francia per la nostra mancanza di umanità non ci sto.
Questo è ciò che sta accadendo in quel paese rispetto alla vicenda dell'Ocean Viking, accolta a Tolone solo dopo che i francesi non ne hanno potuto fare a meno.
A più della metà dei migranti è stato negato il visto d'ingresso e saranno rispediti ai loro paesi di origine.
Invito dunque i politici francesi a smettere di farci la morale, perchè così fanno soltanto una pessima figura. E invito i politici italiani ad andarci più cauti quando parlano della vergogna che ha caratterizzato il nostro paese in questa vicenda.
Da Le Monde di oggi:
 
Una settimana dopo l'accoglienza della nave Ocean-Viking a Tolone, a più della metà dei sopravvissuti della nave umanitaria, cioè centoventitré migranti, è stato "rifiutato l'ingresso nel territorio francese", ha annunciato il Ministero dell'Interno davanti al Consiglio di Stato venerdì 18 novembre.
La nave di soccorso SOS Méditerranée aveva attraccato l'11 novembre nel porto militare di Tolone, dopo tre settimane di navigazione alla ricerca di un porto di rifugio e un braccio di ferro tra Francia e Italia.
Delle 244 persone salvate dalla nave ambulanza nel Mediterraneo, circa 40 minori non accompagnati sono stati accolti dalle autorità di assistenza all'infanzia. Gli altri centottantanove sopravvissuti, tutti adulti, sono stati collocati in una "zona d'attesa" chiusa dove sono stati intervistati dall'Ufficio francese per la protezione dei rifugiati e degli apolidi (Ofpra). Quest'ultimo doveva stabilire la fondatezza della loro richiesta di asilo, in modo da poterli ammettere ufficialmente nel territorio.
L'Ofpra ha emesso "centoventitré pareri sfavorevoli" e alle persone interessate "è stato rifiutato l'ingresso nel territorio", ha dichiarato Charles-Edouard Minet, vicedirettore della consulenza legale e del contenzioso del Ministero dell'Interno, durante un'udienza dell'Alta corte amministrativa dedicata alla rilevanza della zona di detenzione creata dalle autorità.
Sessantasei pareri favorevoli
L'agenzia francese per l'asilo ha "emesso sessantasei pareri favorevoli all'ammissione nel territorio", ha dichiarato il rappresentante del ministero. "Tutte le persone con parere favorevole e quelle il cui rilascio è stato deciso dal giudice giudiziario sono state indirizzate verso il sistema di asilo", ha sottolineato Place Beauvau. Queste persone saranno distribuite tra gli undici Paesi europei (tra cui Germania, Finlandia e Portogallo) che si sono offerti di riceverle dopo il loro sbarco in Francia.
Tuttavia, il Ministero degli Interni non ha specificato se i 123 sopravvissuti a cui è stato rifiutato l'ingresso nel Paese saranno soggetti a procedure di espulsione. All'inizio della settimana, quando tutte le udienze dell'Ofpra non erano ancora terminate, il ministro degli Interni, Gérald Darmanin, aveva dichiarato davanti all'Assemblea Nazionale che almeno quarantaquattro persone che avevano ricevuto un parere negativo sarebbero state " espulse" nel loro Paese d'origine "non appena il loro stato di salute" lo avesse permesso.
 

Mo' basta!


 

Fin dall'inizio sono stato un convinto sostenitore dell'Europa Unita. Il poter viaggiare senza restrizioni in tutti i paesi, la moneta unica, i titoli di studi validi dovunque, l'Erasmus, insomma ho sempre considerato l'Unione Europea come la possibilità di maggiore libertà, integrazione e crescita culturale. Nel tempo però ho cominciato ad avere dei dubbi. Mi sembrava che l'unione fosse soltanto teorica, perchè gli stati, in pratica, continuavano a fare i propri interessi e l'Europa fosse, per loro, un mezzo da sfruttare e non un fine da raggiungere. Poi c'è stata la storia della Grecia, tragica e incommentabile. Più recentemente poi ho letto di strane storie, come quella degli acquisti dei vaccini e del ruolo oscuro, ma non tanto, della dirigenza europea nella trattativa. La mia impressione è che, nel tempo, una classe politica europea che, indipendentemente dai risultati, mi sembrava comunque convinta del progetto, sia stata sostituita da politici o appartenenti a lobbies specifiche delle quali fanno gli interessi o totalmente inidonei, per preparazione culturale, al ruolo loro affidato.
Oggi leggo questa notizia. Per me rappresenta il colpo finale che mina, definitivamente, la restante fiducia che, ottimisticamente, continuavo a nutrire nel progetto europeo.
Direte voi che è un episodio banale nel calderone delle decisioni prese (e profondamente sbagliate, secondo me) in questi ultimi tempi (Covid, guerra ecc.). Ma che volete farci, io sono fatto così: reggo fino a un certo punto, poi un episodio, oggettivamente banale, mi fa dire "basta, andate tutti a quel paese!"

giovedì 17 novembre 2022

Meditate gente, meditate!

 

Elena Fiori, che ringrazio, segnala un articolo apparso ieri su BMJ di cui consiglio a tutti la lettura. Basta il titolo, comunque, a farne capire il senso delle argomentazioni: "La supervisione della FDA sugli studi clinici è "grossolanamente inadeguata", dicono gli esperti".
Quello che però mi preme di sottolineare è il racconto, all'interno dell'articolo, di una vicenda che non conoscevo, la storia dell'approvazione da parte di FDA dell'antibiotico Ketek nel 2004. Un esempio di cosa può accadere all'interno della FDA in relazione all'approvazione dei farmaci.
Ne riporto qui la traduzione. Credo che la sua lettura possa rappresentare uno spunto di riflessione anche per vicende a noi molto più vicine.
 

"Sembrava che ci venisse detto di nascondere le cose": L'approvazione dell'antibiotico Ketek da parte della FDA

Nel 2004, la FDA approvò il nuovo antibiotico Ketek (telitromicina) di Sanofi-Aventis per il trattamento ambulatoriale delle infezioni del tratto respiratorio acquisite in comunità. Da allora, il farmaco è stato coinvolto in centinaia di casi segnalati di gravi lesioni epatiche e decine di decessi, ha scatenato due audizioni del Congresso e ha portato a riforme dei processi dell'agenzia. Nel 2007, l'FDA ha aggiunto un'avvertenza all'etichetta del Ketek e ha rimosso tutte le indicazioni, ad eccezione della polmonite batterica.David Ross è stato un revisore medico dell'FDA che ha condotto la revisione iniziale della sicurezza del Ketek nel 2001, nell'ambito di una carriera decennale presso il Center for Drug Evaluation and Research dell'agenzia. Nella sua prima revisione, Ross, ora professore clinico associato di medicina presso la George Washington University School of Medicine and Health Sciences, ha rilevato che i rischi di Ketek includevano lesioni epatiche e altri gravi eventi avversi, preoccupanti se si considerano i milioni di prescrizioni di antibiotici effettuate ogni anno per le infezioni del tratto respiratorio.               Nel 2001, la FDA raccomandò a Sanofi-Aventis di raccogliere ulteriori dati sulla sicurezza. Sanofi-Aventis realizzò lo Studio 3014, uno studio sulla sicurezza di 24.000 pazienti condotto in soli cinque mesi. Le risorse limitate della FDA permisero di ispezionare inizialmente solo un sito su 1800. L'agenzia decise di ispezionare il sito con il maggior numero di arruolamenti, ritenendo che il mancato riscontro di problemi in quel sito avrebbe permesso di considerare puliti tutti gli altri. "L'ispettore dell'FDA trovò quasi subito prove di palesi frodi. Per esempio, i pazienti venivano arruolati in orari in cui la clinica era presumibilmente chiusa", ha detto Ross.L'ispettore riferì le sue scoperte all'Ufficio indagini penali dell'FDA e successivamente vennero riscontrate gravi violazioni del protocollo in diversi altri siti ad alto tasso di arruolamento. Alla fine, l'ispettore si dichiarò colpevole di frode e scontò una pena detentiva di 57 mesi.

In occasione di una riunione pubblica del 2003 del comitato consultivo antinfettivi della FDA, i dati dello studio 3014 furono presentati al gruppo senza rivelare le numerose violazioni e i problemi di integrità dei dati riscontrati nel sito di sperimentazione iniziale, il che scatenò un'indagine penale. Janice Soreth, all'epoca supervisore della divisione di Ross, ha dichiarato in precedenza che non c'era alcuna intenzione di ingannare il comitato e che le violazioni non sono state divulgate per non compromettere l'indagine penale in corso. Ma Ross dice di essere rimasto sconvolto: "Mi sembrava che ci fosse stato detto di nascondere le cose al comitato consultivo".
Ignorando i problemi di integrità, il comitato votò 11 a 1 per raccomandare l'approvazione del Ketek. La FDA concesse l'approvazione del farmaco il 1° aprile 2004. In un memorandum della FDA, l'agenzia ha dichiarato che era "difficile" basarsi sullo studio 3014 per l'approvazione a causa dei problemi di integrità dei dati, utilizzando invece le segnalazioni spontanee di eventi avversi per comprendere il profilo complessivo rischio-beneficio di Ketek, il che va contro la prassi standard di revisione dei farmaci. Il primo decesso associato a Ketek per lesioni epatiche è stato segnalato all'FDA sette mesi dopo.
Durante il processo di approvazione del farmaco si verificò una serie di eventi che sarebbero poi stati rivelati in un'audizione del Congresso nel 2007. Ross ha testimoniato sotto giuramento che quando nel 2004 presentò la sua revisione della sicurezza, concludendo che il Ketek comportava rischi troppo elevati per essere approvato per condizioni relativamente minori come bronchite e sinusite, Soreth gli chiese di "ammorbidire" il linguaggio in modo da dare alla dirigenza "più spazio di manovra". All'udienza ha dichiarato di aver inviato a Soreth una versione rivista da firmare, ma di aver messo l'originale nell'archivio elettronico senza dirglielo. La Soreth non ha testimoniato all'udienza e nega questa accusa. "Nessuno ha ordinato un cambiamento nella revisione del dottor Ross. Era libero di tenere la sua bozza originale", ha dichiarato a The BMJ. "La sua revisione, inoltre, non comprendeva la presentazione finale di Aventis all'agenzia".
Ross lasciò la divisione dopo l'approvazione del Ketek nel 2004 e poi lasciò l'FDA nel 2006, affermando che "l'FDA non fece nulla per mesi e rimase a guardare mentre le segnalazioni di eventi avversi si accumulavano. Si sarebbero potute salvare delle vite se l'FDA avesse agito prima di quanto ha fatto per rendere noti i rischi del Ketek e per apporre un'avvertenza sul farmaco".
Che sia Ross o Soreth ad avere ragione, la controversia sul Ketek ha portato all'FDA Amendments Act del 2007, che stabilisce che il lavoro di un revisore "non può essere modificato dalla direzione o dal revisore una volta definitivo".

L'FDA non ha risposto quando è stata contattata dal BMJ. Un portavoce di Sanofi ha dichiarato che l'azienda si è attenuta a tutte le indagini condotte all'epoca e che non vende più Ketek.

https://www.bmj.com/content/379/bmj.o2628.full?ijkey=tDUXX9YAJjiLdSU&keytype=ref&utm_source=substack&utm_medium=email&fbclid=IwAR1RFoJosZ-2rZKgJpBsx1ZLsMQFlybc3R8Jskq-jkUMyrqCBsCDmeuWQyE 

mercoledì 16 novembre 2022

Che ci siamo vaccinati a fare?


 

Così oggi Schillaci: "positivi asintomatici al lavoro dopo 4-5 giorni".
Ma il nocciolo della questione è un altro: perchè mai un asintomatico dovrebbe risultare positivo (cioè fare il tampone)?
Finchè le nostre autorità sanitarie non entreranno nell'ottica che i tamponi devono essere riservati soltanto alle persone che mostrano sintomi correlabili al Covid19, non credo potremo mai uscire dall'emergenza, sia quella medica che quella psichiatrica.
Io, addirittura, sarei ancora più drastico: tamponi solo ai ricoverati con sintomatologia specifica, per gli altri, quelli con sintomi di tipo influenzale, a casa fino a 24 ore dopo la scomparsa delle febbre, senza necessità di tampone. Sarebbe inoltre opportuno riprendere la vecchia e desueta consuetudine medica di visitarli, i malati! In fondo la popolazione italiana è vaccinata al 90%, o no? E che la avrebbero fatta a fare, altrimenti, la vaccinazione?

Stia attento, sottosegretario Gemmato!


 

Non voglio entrare nel merito delle dichiarazioni del sottosegretario Gemmato. Non so se sia stato male interpretato, come lui afferma, o se sia realmente contrario all'utilizzo del vaccino in toto. Certo è, io credo, che ci vorrà ancora tempo per valutare con rigore scientifico, se mai si deciderà di ritornare ai vecchi metodi di una volta, i vari aspetti (efficacia, durata azione, effetti avversi, ecc.) di questi vaccini approntati con una tecnologia mai utilizzata prima.
Quello che vorrei focalizzare, però, sono le reazioni e, soprattutto, le parole utilizzate per criticare la sua intervista. Prendo ad esempio le parole di Enrico Letta: "un sottosegretario che NEGA i vaccini non può rimanere in carica".
L'utilizzo del verbo "negare" dimostra, a mio avviso, quanto il vaccino, nella percezione di tante persone, sia diventato qualcosa da accostare alla religione piuttosto che alla scienza.
Chi NEGA il vaccino è considerato un eretico. Non esiste, nella nuova chiesa nella quale il vaccino è equiparato all'essere supremo e il coronavirus al demonio, la possibilità di contestare questo dogma sul quale si fonda la moderna liturgia.
In questa realtà "antiscientifica" Gemmato deve solo ringraziare di vivere negli anni 2000, altrimenti non avrebbe certo scampato il rogo!
Anche se deve stare attento, perchè non è detta l'ultima parola!😃😃😃

martedì 15 novembre 2022

Il principio di precauzione esaminato da Robert Dingwall

 


Un interessante articolo di Robert Dingwall sul "principio di precauzione" apparso sul sito di Tom Jefferson e Carl Heneghan alla cui newsletter consiglio a tutti di iscriversi perchè offre tanti spunti di riflessione: https://trusttheevidence.substack.com/

Il mondo biomedico ha l'irritante abitudine di attingere alla terminologia delle scienze sociali e usarla senza comprenderne realmente il significato. Il "principio di precauzione" è un buon esempio. Questa espressione è in circolazione da circa sessant'anni negli studi scientifici sociali e giuridici sulla regolamentazione.
Il concetto di principio di precauzione è stato sviluppato per la prima volta in relazione alle politiche pubbliche in materia di ambiente, ma si è poi esteso agli studi sulla salute e la sicurezza sul lavoro e, più in generale, sull'introduzione di tecnologie innovative.
Nel corso della pandemia di Covid, è stato utilizzato da un gran numero di medici, ma in una direzione completamente opposta a quella definita da tutti gli altri settori che fanno uso di questo termine.
Il principio di precauzione non ha mai incoraggiato l'introduzione di innovazioni, programmi o interventi sulla base del fatto che potrebbero fare del bene.
Si tratta, infatti, di un principio conservatore che afferma che le innovazioni non dovrebbero essere consentite a meno che non si stabilisca che i benefici saranno maggiori dei danni. Questo principio indica ai sostenitori dell'innovazione che devono cercare i danni tanto quanto i benefici. Se i danni sono teorici, prima che l'innovazione possa essere presa in considerazione si deve fare ricerca per raccogliere prove al riguardo.
L'esempio più noto è probabilmente quello delle colture alimentari geneticamente modificate (OGM). Queste sono emerse per la prima volta dai laboratori a metà degli anni '90. La base degli OGM è una scienza geniale, ma gli sviluppatori non avevano fatto un lavoro sufficiente per stabilire il loro impatto su altre varietà della stessa specie, su altre specie, sulla disponibilità di cibo per la fauna selvatica o sulla salute umana. Si dava per scontato, a ragione, che i pomodori, il cotone o il mais geneticamente modificati sarebbero stati identici alle varietà prodotte con la riproduzione convenzionale. Molti gruppi ambientalisti e di consumatori in Europa non erano d'accordo. In assenza di prove che dimostrassero che queste colture non presentavano i rischi teorici evidenziati dai loro critici, non sono state ammesse sul mercato. I loro sostenitori non sono riusciti a dimostrare che i rischi erano stati esagerati o che gli eventuali danni erano superati dai benefici.
Per molti versi, il principio di fondo è noto ai medici come primum non nocere; il primo dovere di un medico è quello di non nuocere. Questo principio è integrato in molti regolamenti che riguardano l'industria farmaceutica e dei prodotti medicali. La sicurezza non può essere data per scontata, ma deve essere dimostrata. Naturalmente, esiste un elemento di proporzionalità. Se un farmaco è destinato a prolungare la vita di pazienti oncologici in fase terminale, può essere opportuno tollerare un rischio maggiore di effetti avversi rispetto a una cura per l'indigestione destinata a un mercato di massa.
Come si può immaginare, il principio di precauzione non è gradito agli aspiranti innovatori, che si accorgono di non poter immettere sul mercato i loro prodotti con la rapidità e l'economicità che vorrebbero. L'esperienza degli OGM ha infine portato l'Unione Europea a chiarire la sua intenzione che il principio di precauzione dovrebbe fornire un ingresso sul mercato piuttosto che una barriera. L'industria farmaceutica, in particolare, ha sostenuto un "principio di innovazione", in base al quale i prodotti verrebbero autorizzati a meno che non vi siano prove sostanziali di danni. Ciò inverte il principio di precauzione, proprio come alcuni dei suoi utilizzatori medici durante la pandemia.
Le condizioni di emergenza non giustificano l'abbandono del principio di precauzione. Se l'azione è urgente, ma i benefici e i danni sono incerti, allora le azioni o le innovazioni devono essere temporanee, provvisorie e strettamente monitorate con l'obiettivo di ritirarle o interromperle se i benefici non sono proporzionati ai danni. Fare qualcosa "per sicurezza" o "potrebbe essere utile" non è sufficiente.

Le politiche pandemiche sarebbero state molto diverse se il principio di precauzione fosse stato applicato correttamente, soprattutto per quanto riguarda gli interventi non farmacologici. Questi avrebbero dovuto essere esaminati con gli strumenti consolidati degli studi sulla regolamentazione nelle scienze sociali e nel diritto per valutarne la legittimità, la proporzionalità e l'efficacia.

In effetti è proprio ciò che sto scrivendo da due anni a questa parte. Spero che questo articolo venga letto anche dal ministro della Sanità prima che vengano prese le decisioni per le nuove regole nelle scuole e la campagna vaccinale, se questo mai verrà fatto!

https://trusttheevidence.substack.com/p/the-precautionary-principle?r=1oyxaq&utm_campaign=post&utm_medium=email&fbclid=IwAR3uH1Gx5-1PAb9p8rtR2UaIudkbIQiMlHr3mjEpF9f84P8QAHcClQD4rrM


lunedì 14 novembre 2022

Memento per il nuovo ministro!

 

Scusatemi se mi ripeto e sono noioso, ma voglio mantenere desta l'attenzione, anche perchè non ho ancora capito quale sarà la strategia del ministro Schillaci, sulla vaccinazione anticovid, in particolare quella dei bambini, degli adolescenti e dei giovani adulti. Lo faccio ricordando, per l'ennesima volta, il problema della miocardite post vaccino e ricordando anche che la miocardite non può essere assolutamente mai considerata una patologia banale che si risolve senza problemi. Poichè molti studi attualmente affermano che il rischio di miocardite sarebbe più alto con il Covid piuttosto che con la vaccinazione (rimando a questo interessante articolo di HART che smonta questa informazione: https://www.hartgroup.org/revisiting-the-claim-that-myocarditis-is-more-common-after-covid-than-after-the-vaccine/?fbclid=IwAR0289bDWen80dhWVMW6OLLRYlviBbhIqAs-aQdPleCnZho9jF5nq15C2zs ), riprendo e propongo questa tabella contenuta in un veccho articolo, agosto 2021, apparso su JAMA che valutava l'incidenza di miocarditi in 40 ospedali americani nel 2020 e nel 2021.
Basandosi soltanto sulla logica e sul buon senso, qualcuno potrebbe spiegare perchè, se fossero causati dalla malattia, i casi di miocardite avrebbero subito un'impennata soltanto dopo l'arrivo del vaccino? Nel 2020, annus horribilis, non si vede infatti alcuna variazione significativa della curva di incidenza che invece schizza in su appena il vaccino comincia ad essere somministrato.
Che il ministro Schillaci e il suo staff tengano conto di queste osservazioni dettate dal buon senso quando decideranno quale sarà la nuova campagna vaccinale, annunciata due giorni fa dal ministro stesso, tenendo bene a mente anche che il decorso del Covid, nelle fasce di età prima ricordate, è assolutamente benigno!
 

venerdì 11 novembre 2022

Quelli irresponsabili degli svedesi!!!

Ancora una volta voglio parlare di quegli irresponsabili degli svedesi che, come tutti sanno, non hanno fatto lockdown, hanno tenuto aperte le scuole, non usano le mascherine e, soprattutto, incoscientemente, non hanno consigliato di vaccinare i bambini, i veri diffusori del terribile virus. Lo faccio, mettendo a confronto la mortalità in eccesso, calcolata mese per mese da novembre 2021, dei nostri due paesi. I dati sono forniti da Eurostat. Da non credere quanto siano stati scriteriati questi svedesi, vero?

 


 https://ec.europa.eu/eurostat/databrowser/view/DEMO_MEXRT/default/table?lang=en

Intelligenza politica!

In Campania Il nostro beneamato governatore Vincenzo De Luca continua, imperterrito, a pubblicare sulla sua pagina FB il bollettino giornaliero dei ricoveri e dei decessi. E' ovvio che lo fa perchè pensa di ricavarne un vantaggio dal punto di vista di visibilità e di approvazione. Ed ha indubbiamente ragione, come si puo' facilmente constatare dai commenti dei suoi fedeli ammiratori. 😀😀😀


giovedì 10 novembre 2022

Dubbio amletico.

Qualcuno sa dirmi perché il presidente Mattarella, che in Italia indossa sempre la mascherina (e la fa indossare anche ai suoi corazzieri), quando va all'estero decide di respirare liberamente. Ieri e oggi, in Olanda, ha, finalmente, elargito sorrisi a tutti! Forse là hanno vinto quella battaglia contro il Covid che il Presidente ha detto essere ancora in corso in Italia?

 





 

martedì 8 novembre 2022

Anche in Cina qualcosa si muove!

Io credo che a personaggi come Riccciardi, Pregliasco, Galli, la Cina e la sua politica "zero Covid" piaccia ancora oggi. Se fossero ancora i referenti del ministro, probabilmente vedremmo qualcosa di simile anche in Italia. Comunque anche i cinesi cominciano a ribellarsi a questa strategia di morte e, in occidente, cominciano ad arrivare notizie di storie personali allucinanti. Questa la storia della morte di un bambino di tre anni, rispetto alla quale é stato creato l'hashtag "Tre anni di COVID sono stati tutta la sua vita" che ha avuto centinaia di milioni di visualizzazioni prima di essere cancellato. Io credo che storie come queste potrebbero essere raccontate anche per l'Italia rispetto agli anni 2020/2021. E credo anche che non siano per niente poche.
L'articolo su Mescape:
 
PECHINO (Reuters) - Il padre di un bambino di 3 anni morto martedì per avvelenamento da monossido di carbonio nel nord-ovest della Cina ha dichiarato che le rigide politiche COVID-19 hanno "indirettamente ucciso" suo figlio causando ritardi nell'ottenere le cure, in un caso che ha scatenato l'indignazione dei social media.
La morte del ragazzo è l'ultimo incidente che ha scatenato un'ondata di proteste contro la rigida politica cinese di zero COVID, con un hashtag critico che ha raccolto 380 milioni di visualizzazioni mercoledì sulla piattaforma Weibo, simile a Twitter.
"Personalmente penso che sia stato ucciso indirettamente", ha detto a Reuters il padre del ragazzo, Tuo Shilei, telefonando dal capoluogo della provincia di Gansu, Lanzhou, che è stata chiusa per diversi mesi.
Intorno a mezzogiorno di martedì, dopo che la moglie è scivolata e caduta a causa delle esalazioni del gas mentre cucinava, Tuo si è accorto che anche il figlio Wenxuan non stava bene. Tuo ha raccontato di aver tentato disperatamente di chiamare un'ambulanza o la polizia, ma non è riuscito a contattarli.
Dopo circa 30 minuti le condizioni di Wenxuan sono peggiorate e Tuo ha detto di aver praticato la rianimazione cardiopolmonare, che è stata di breve aiuto. Si è precipitato con il figlio all'ingresso della loro residenza comunitaria, sotto stretta sorveglianza, ma il personale al cancello non lo ha lasciato passare, dicendogli di chiamare le autorità del quartiere o un'ambulanza.
Frustrato e non volendo aspettare oltre un'ambulanza, Tuo ha attraversato le barriere con il figlio e alcuni abitanti del luogo "di buon cuore" hanno chiamato un taxi per portarli all'ospedale, dove gli sforzi dei medici per salvare Wenxuan non hanno avuto successo.
"C'era la situazione COVID al posto di blocco. Il personale non ha agito, ha ignorato ed evitato il problema, e poi siamo stati bloccati da un altro posto di blocco", ha detto Tuo, che ha 32 anni e possiede un piccolo negozio di carne.
"Non è stato fornito alcun aiuto. Questa serie di eventi ha causato la morte di mio figlio".
Il governo e il dipartimento della salute di Lanzhou e il governo provinciale del Gansu non hanno risposto immediatamente alle richieste di commentare. La Reuters non è riuscita a contattare immediatamente l'ospedale in cui è morto il bambino.
Durante il Congresso del Partito Comunista del mese scorso, il presidente Xi Jinping ha riaffermato l'impegno della Cina nei confronti della politica "zero covid", che ha reso il Paese un'eccezione a livello mondiale e ha portato a chiusure dirompenti e draconiane nelle città di tutto il Paese.

TRE ANNI DI COVID SONO STATI LA SUA INTERA VITA

L'incidente di Lanzhou ha iniziato a fare tendenza sui social media dopo che martedì è stato condiviso un video di Wenxuan che riceveva la rianimazione cardiopolmonare mentre si trovava sul retro di un veicolo a tre ruote, insieme a un commento che suggeriva che fosse morto a causa dei ritardi nelle cure.
Un hashtag, "Tre anni di COVID sono stati tutta la sua vita", è diventato un trending topic prima di essere cancellato, un'eventualità comune nell'Internet pesantemente censurato della Cina.
"Il ricordo del ragazzo sarà purtroppo quello delle maschere e nient'altro", ha scritto l'utente di Weibo Banmiaoxiaozhou.
"C'è ancora fiducia nelle autorità?", ha scritto un altro utente, l'avvocato Zhong Guohua.
Numerosi casi di persone morte perché impossibilitate a ricevere cure mediche a causa delle restrizioni del COVID hanno suscitato un'indignazione generalizzata quest'anno, anche durante i due mesi di blocco di Shanghai.
A gennaio, un alto funzionario cinese ha avvertito gli ospedali di non respingere i pazienti dopo che l'aborto di una donna durante una quarantena a Xian aveva scatenato la furia.
Tuo ha raccontato di essere stato contattato da una persona che ha detto di essere un funzionario locale in pensione e che gli ha offerto di fargli recapitare 100.000 yuan (13.743 dollari) se avesse firmato un impegno a non rendere pubblico l'accaduto e a non chiedere risarcimenti.
Tuo ha detto di aver rifiutato l'offerta, chiedendo invece una spiegazione per la morte del figlio.
Mercoledì mattina si è tenuto il funerale di Wenxuan nella vicina città natale della famiglia, Hezheng. Tuo non ha partecipato, per paura di essere messo in quarantena al suo arrivo.
 

 

lunedì 7 novembre 2022

Basta ipocrisia!

 


In questi ultimi giorni stiamo assistendo alla crociata dei media, dei politici e dei televirologi contro i "medici novax" (ricordo che molti di essi sono solo medici che non hanno voluto fare la terza dose perchè hanno sofferto di gravi affetti avversi o si sono ammalati). Questo anche se é ormai chiaro a tutti che il vaccino (utile solo per le forme gravi) non evita la malattia e non evita, soprattutto, la possibilità di contagiare gli altri.
Ma cosa avveniva prima del Covid? Come si comportavano i medici senza che nessuno muovesse loro alcuna critica? Questo articolo di Medscape ce lo illustra. E, udite udite, ci rivela che questo comportamento permane anche durante il periodo del Covid.
E allora io dico: basta una buona volta con questa stomachevole ipocrisia dei "sepolcri imbiancati" che abbiamo imparato a conoscere ormai troppo bene! Ci siamo stufati!
L'articolo:
 
La maggioranza dei medici va al lavoro ammalata

Prima della pandemia, i medici andavano al lavoro ammalati, come accade in molte altre professioni. Le ragioni sono probabilmente le più varie: "Non ti sentivi abbastanza male da non lavorare", "Non potevi permetterti di perdere lo stipendio", "Avevi troppi pazienti da visitare" o "Troppo lavoro da fare".

Nel rapporto Medscape sui medici dipendenti: “Loving the Focus, Hating the Bureaucracy”, il 61% dei medici ha dichiarato che a volte o spesso arriva al lavoro malato. Solo il 2% degli intervistati ha dichiarato di non arrivare mai al lavoro malato. Medscape ha voluto saperne di più sulla frequenza con cui ci si dà malati, sulla frequenza con cui si arriva al lavoro non sentendosi bene, sui sintomi che si hanno e sul sistema di regole del luogo di lavoro per quanto riguarda i giorni di malattia. Per non parlare dell'etica ferrea che inizia alla scuola di medicina, secondo la quale darsi malati dimostra debolezza o è inaccettabile. Abbiamo quindi intervistato 2347 medici negli Stati Uniti e all'estero, chiedendo loro quali fossero i sintomi di raffreddore, influenza, febbre e, naturalmente, COVID. I risultati sono stati divisi circa al 50% tra medici uomini e donne. Il sondaggio si è svolto dal 28 settembre all'11 ottobre. Non sorprende che la maggioranza dei medici intervistati (85%) si sia ammalata al lavoro nel 2022. Nell'ultimo anno pre-pandemico (2019), circa il 70% si è recato al lavoro ammalato da una a cinque volte e il 13% ha lavorato ammalato da sei a dieci volte. Alla domanda sui sintomi con cui sono venuti al lavoro in precedenza, il 48% dei medici statunitensi ha risposto con più sintomi. Hanno dato voti alti a naso che cola, tosse, congestione e mal di gola. Solo il 27% ha lavorato con la febbre, il 22% ha lavorato con altri sintomi e il 7% ha lavorato sia con lo streptococco che con la COVID. "Il mio posto di lavoro, soprattutto negli anni della COVID, accetta le persone che onestamente non si sentono sufficientemente bene da poterlo riferire. Prima o poi, tutti coprono qualcuno che deve assentarsi", afferma Kenneth Abbott, medico, oncologo del Maryland. Il motivo per cui i medici vengono a lavorare quando sono malati è complicato. La stragrande maggioranza degli intervistati statunitensi ha citato gli obblighi professionali; il 73% ha dichiarato di sentirsi in obbligo professionale nei confronti dei pazienti e il 72% nei confronti dei colleghi. La metà dei medici statunitensi intervistati ha dichiarato di non sentirsi abbastanza male per stare a casa, mentre il 48% ha detto di avere troppo lavoro da fare per stare a casa. Circa il 45% ha detto che l'aspettativa sul posto di lavoro è di venire al lavoro a meno che non si sia gravemente malati; il 43% aveva troppi pazienti da visitare e il 18% non pensava di essere contagioso quando si è recato al lavoro malato. Purtroppo, il 15% ha scelto di lavorare mentre era malato perché altrimenti avrebbe perso lo stipendio. Alla luce di queste risposte, non sorprende che il 93% abbia dichiarato di aver visto altri professionisti del settore medico lavorare in malattia.                                                                                "La mia agenda è quasi sempre prenotata con settimane di anticipo. Se qualcuno salta o deve cancellare l'appuntamento, in genere deve aspettare 2-4 settimane per rientrare. Se fossi malata e un'intera giornata di pazienti (o, Dio non voglia, più di una giornata) dovesse essere cancellata a causa di una mia chiamata, al mio ritorno ci sarebbe molto più lavoro...", afferma Caitlin Briggs, medico, psichiatra a Lexington, Kentucky.                                                                                                                                         La maggior parte dei benefit dei dipendenti prevede almeno qualche giorno di malattia, ma i medici che curano i pazienti malati della società non sembrano stare a casa dal lavoro quando soffrono. Abbiamo quindi chiesto ai medici, a parte la politica ufficiale, se pensano che andare al lavoro malati sia previsto nel loro posto di lavoro. La maggioranza (76%) ha risposto di sì, mentre il 24% ha risposto di no.           "A meno che non sia in fin di vita o estremamente contagioso, di solito lavoro. Almeno ora ho l'opzione della teleassistenza. Non dico che tutto questo sia giusto, ma è la realtà con cui abbiamo a che fare e la scelta che dobbiamo fare", afferma Briggs.                                                                         ………………………...                                                                                                                               Lavorare mentre si è malati in tempi normali è una cosa, ma che dire del lavoro ai tempi della COVID? La pandemia ha cambiato la cultura del venire al lavoro ammalati perché le strutture mediche, come gli studi medici e gli ospedali, non vogliono che il loro personale venga a lavorare con la COVID?        Sorprendentemente, quando abbiamo chiesto ai medici se la pandemia ha reso più o meno accettabile recarsi al lavoro malati, solo il 61% ritiene che la COVID abbia reso meno accettabile lavorare quando si è malati, mentre il 16% pensa che l'abbia reso più accettabile e il 23% afferma che non c'è stato alcun cambiamento.                                                                                                                      …………………………..                                                                                                                               Anche se una minoranza di medici si dà malata, la maggior parte continua a soffrire di starnuti, tosse, brividi e febbre mentre vede i pazienti come al solito.
 
https://www.medscape.com/viewarticle/983480?src=wnl_tp10_daily_221106_MSCPEDIT&uac=31004EJ&impID=4830858 

Ai primi sintomi fatevi subito il tampone!

  Attenzione! In questo post uso la provocazione e l’ironia. E’ una precisazione che ho imparato essere necessaria in social come FB. Veniam...